Rimini 24-25 marzo 2021: per il Dantedì, dal tramonto all’alba, cento studenti di venticinque università dei cinque continenti hanno recitato in live streaming i versi in assoluto più famosi e amati della Divina Commedia, quelli dove a parlare è Francesca da Rimini. Il video e le immagini del capolavoro di Dante sono stati proiettati sul palazzo dell’Arengo di Rimini, che ai tempi della composizione del poema esisteva già da cento anni.
L’Alighieri quel palazzo non lo vide mai di persona, non essendo mai entrato a Rimini. Non avrebbe potuto, perché i Malatesta erano fra i suoi più acerrimi nemici e causa della sua rovina.
E non a caso li pone tutti all’Inferno; anche Paolo e Francesca, nonostante la pietà che manifesta. Cindannati anche quelli, come Gianciotto e due “Mastini”, che alla data del 1300 in cui Dante avrebbe sognato il suo viaggio ultraterreno, non erano ancora morti. A Francesca fa profetizzare la sorte del marito: “Caina attende chi a vita ci spense”. Con lei nel girone dei lussuriosi c’è l’amato Paolo, che Dante conobbe di persona, quando, poco prima della tragedia, era stato capitano del popolo a Firenze, mentre il padre Malatesta da Verucchio, il “Mastino”, ne era stato podestà. Era i capi assoluti della parte Guelfa in Italia assieme a Taddeo da Montefeltro conte di Pietrarubbia, ucciso dal cugino Guido nel “sanguinoso mucchio” di Forlì.
Il “Mastino” avrebbe conosciuto l’avventura di campare un secolo tondo. E c’è chi lo colloca, a 91 anni suonati, a fianco del podestà di Firenze, il forlivese Fulcieri da Calboli, quando il Comune ormai in mano ai Neri respinge i fuorusciti Bianchi sostenuti da Scarpetta Ordelaffi, che di Forlì è signore ghibellino. La disfatta dei Bianchi avviene nel 1303 a Castel Puliciano e fra gli sconfitti c’è lo stesso Dante.
E non ci sono dubbi su quale fine farà nell’altro mondo il “Mastin nuovo”, Malatestino “dall’occhio”: padre e figlio sono raffigurati mentre “là dove soglion fan d’i denti succhio” e ricordati per aver fatto “di Montagna il malgoverno”, ovvero aver assassinato in carcere Montagna de’ Parcitadi, leader dei ghibellini riminesi quando nel 1295 i Malatesta diventano signori della città.
Il guercio Malatestino “dall’occhio” viene additato come colpevole anche della morte di Guido del Cassero e Angiolello da Carignano, “i due miglior da Fano”, gettati in mare per ordine di “quel traditor che vede pur con l’uno” dentro un sacco con pietre mentre la loro nave sta doppiando il promontorio di monte San Bartolo, “Gittati saran fuor di lor vasello/ E mazzerati presso alla Cattolica/ Per tradimento d’un tiranno fello”. E’ il vaticinio di Pier da Medicina, un altro romagnolo che senza i versi di Dante sarebbe rimasto del tutto sconosciuto.
Infatti, in nessun documento, in nessuna cronaca contemporanea si trova traccia dell’amore e della tragica fine di Paolo Malatesta “il bello” e Francesca da Polenta, moglie di suo fratello Giovanni detto Gianciotto. Come non sappiamo, se non da Dante, chi sia stato mai quel Pier da Medicina; il commentatore Benvenuto da Imola, nato però quando Dante era morto da 9 anni, ne parla come un fomentatore di discordie fra Malatesta da Verucchio e Guido da Polenta. E i documenti storici tacciono del tutto anche sull’assassinio a tradimento dei due notabili fanesi da parte di Malatestino.
Eppure Dante sapeva, o volle farci sapere, tutto questo: di Rimini, della Romagna e delle trame che vi si consumavano. Tanto era addentro nelle vicende di questa terra, che poi lo avrebbe accolto per sempre.
Qui i video – in sintesi e integrale – del tributo planetario a Dante e a Francesca, la sua creatura più nota e amata, realizzato dalle ore 19:30 del 24 marzo alle ore 6:30 del 25 marzo, il Dantedì del 2021.