Damiano Zoffoli laureato in medicina, dentista, è stato educatore di gruppi giovanili. Partito Popolare (Ppi) e poi Margherita, Sindaco di Cesenatico per due mandati e consigliere della Regione Emilia-Romagna del Partito Democratico. Primo dei non eletti con più di 50.000 preferenze diviene eurodeputato nel 2015 a seguito la candidatura alla presidenza della Regione Veneto di Alessandra Moretti. Al Parlamento Europeo è membro della Commissione per l’Ambiente, Sanità pubblica e Sicurezza Alimentare.
Nella mattinata di domenica 9 settembre alla Festa Nazionale dell’Unità di Ravenna il segretario Maurizio Martina ha convocato gli europarlamentari Pd. E tu Damiano Zoffoli ci sarai. Il titolo che è stato dato all’incontro con la comunità Pd, come viene definita, è “L’Europa siamo noi”. Noi chi?
Noi tutti, europei, italiani e Partito Democratico. La sfida è decisiva. Dobbiamo completare il percorso e l’integrazione democratica verso gli Stati Uniti d’Europa e sconfiggere quella delusione che serpeggia da tradimento. Per la prima volta l’Italia e altre nazioni europee hanno governi che contrappongono il sovranismo dei singoli stati, la chiusura, i muri all’unione dell’Europa. Esattamente il contrario di ciò per cui la Comunità Europea è nata. E noi Partito Democratico ci batteremo per compiere appieno quel percorso di crescita democratica e liberale che è stato bruscamente interrotto. Non abbiamo una Costituzione Europea, bocciata da un referendum in Francia e in Olanda nel 2004. Adesso il sovranismo non dice più fuori dall’Europa e dall’euro, ma vogliamo l’Europa di Orban, una democrazia finta, autoritaria, che assomiglia molto al modello russo e turco… la cui parola d’ordine è: ciascuno padrone a casa propria. Siamo lontani dalla democrazia liberale, mentre noi per nostra natura e cultura dobbiamo essere forti alleati di Francia e Germania.
Ma tu credi possibile che di qui al prossimo maggio il Partito Democratico possa ‘ridurre il danno’ di consensi del 4 marzo?
Nel 2014 siamo stati eletti in 31 e per tante ragioni, la principale l’uscita di LeU, nel gruppo Pd siamo rimasti in 26 europarlamentari. Ciononostante credo che andrà meglio di quanto è profetizzato. Io faccio un ragionamento molto semplice che, anche col deficit di comunicazione sull’Europa dei burocrati con cui viene vissuta… solamente come matrigna che impone regole e balzelli (grande errore), spero tanto possa essere compreso appieno. Gli europei sono il 7% della popolazione mondiale, il 40% ha più di 45 anni. Significa che il 93% degli individui che stanno sulla terra non vivono in Europa e che l’età media è alta. Siamo pochi e anziani. Sta a noi, rilanciare e svecchiare la casa comune, solamente così possiamo tenere testa e competere con paesi come Cina, Russia, Usa. Altrimenti rischiamo la marginalizzazione, poiché sia Trump che Putin lavorano per dividerci. Il Pd può invece costruire una efficace alternativa insieme ai suoi naturali alleati che secondo me vanno da Tsipras a Macron: siamo nel gruppo dei socialisti europei, e per scelta ponderata ci chiamiamo appunto Partito Democratico. Solamente così sarà possibile creare uno schieramento democratico largo capace di contrapporsi ai nazionalismi sovranisti.
Partito Democratico ed Europa, dunque crisi dell’uno e dell’altra? Oppure un buon argomento per dire al Pd di tener duro, non cambiare nome?
Infatti, io vorrei si realizzasse la sfida originaria, sia per noi che per l’Europa. La considero una conferma al Partito Democratico sulla direzione da intraprendere. Che significa allargare l’orizzonte e l’apertura, così come ci viene richiesto dalla nostra identità originaria. Mi piace usare questa immagine: è finita l’età della fanciullezza durante la quale padre e madre accanto alla culla del nascituro si contendono le somiglianze. Il Pd deve entrare nella fase dell’adolescenza, noi democratici siamo in crisi di crescita, e attenzione, in adolescenza ci si può perdere… dobbiamo sconfiggere le aspettative dell’uno o dell’altro genitore, reggendoci sulle nostre proprie gambe. Altrettanto per il progetto europeo, quello originario di Prodi, che va completato. Gli Stati Uniti d’Europa e il Partito Democratico hanno un destino quasi comune e parallelo. Il tema centrale è questo. Il prossimo anno, dopo le elezioni, ci sarà dunque anche il rinnovo dei commissari. Ventotto rappresentanti nominati dai governi in carica dei singoli stati, poi ratificati dal Parlamento Europeo, poiché non sono eletti, ma espressi da accordi delle maggioranze politiche. Nostra commissaria attualmente è Federica Mogherini che ricopre un ruolo importante di alto commissario della UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
Tu sei al primo mandato Damiano Zoffoli e al Parlamento Europeo svogli una funzione precisa, essendo laureato in medicina, nella Commissione Ambiente, e la domanda è d’obbligo: ti ricandiderai?
Sì mi occupo soprattutto di clima, i tanti dannosi cambiamenti e innalzamenti climatici, per l’aria e l’acqua, e noi tutti. Dunque anche emissioni e polveri sottili in atmosfera. Argomenti essenziali in Europa, poiché gli inquinamenti, anche del mare con le microplastiche nella catena alimentare che a noi sull’Adriatico interessando particolarmente, non si fermano davanti ai muri e i confini geografici. Per questo dovrebbero interessare maggiormente i cittadini, ed è la ragione per cui ritengo utile occupare i miei fine settimana per incontrate persone giovani, a Bruxelles e nel mio territorio. E lì mi accorgo di quanti non conoscano cosa facciamo noi davvero in Europa, che non è mera burocrazia o la misura delle vongole. Se non c’è un’autorità sopra i singoli interessi degli stati coi loro differenti governi com’è possibile ottenere risultati utili e attendibili per tutte le nostre comunità? Andrebbero modificati i trattati e le regole decisionali perché molte volte vanno prese all’unanimità. E non riusciamo ad essere abbastanza rapidi ed efficaci. Io non sono per la decrescita felice o infelice che sia, sono per lo sviluppo e la crescita. Ma uno sviluppo, che produca ricchezza e opportunità, sia per l’ambiente che per le persone. Attraverso l’economia circolare in cui tutto ciò che è viene immesso nel mercato trovi una funzione duratura e produttiva anche nel riuso. In Europa stiamo approvando la direttiva, e vorrei dire che la Commissione fa sul serio. I fondi europei lo dimostrano, non solo ci saranno indirizzi e bandi a favore, ma anche disincentivi economici su imballaggi “usa e getta” che non vengono recuperati. La vera urgenza ora è prevenire gli esiti per la salute umana della formazione delle microplastiche che si depositano ovunque negli organismi, incubatori e veicoli di batteri nella fauna acquatica e nella catena alimentare. L’Europa dà regole per leggi e direttive. Le leggi devono essere rispettate altrimenti si pagano penali. Le direttive invece devono essere recepite dagli stati che spesso, purtroppo, le addolciscono. In quanto alla candidatura non so ancora, non sono io in discussione, ma sono ovviamente disponibile a lavorare per ciò che ritengo fondamentale: gli Stati Uniti d’Europa.
E a vedere i movimenti in atto chi preferiresti da segretario o capoccorente porti il Pd alle prossime elezioni europee del 26 maggio, Franceschini, Zingaretti, oppure…?
Nessuno dei due che hai nominato, spero abbiano troppa voce in capitolo. E al congresso mi auguro ci siano delle candidature nuove che sappiano scaldare i cuori come si dice. Entrambe le persone che hai nominato sono professionisti della politica di lungo corso e nessuno di loro dà a me, e forse a tanti, quella spinta politica ma anche emozionale della quale ora il Pd ha estrema necessità. Se non ci serve “il capo”, l’uomo solo al comando… che non è nella nostra cultura, una vera guida con una squadra coesa intorno, certo che sì.