E’ una delle poche, pochissime “regole” della politica. Una crisi al buio si sa quando comincia. Quando finisce e come finisce nessuno è in grado di prevedere. E che quella aperta da Renzi, facendo ritirare le ministre di Italia Viva e il sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri dal governo Conte bis sia una crisi al buio, nessuno lo può negare. Se l’obiettivo recondito dell’ex premier era catturare l’attenzione dei media riconquistando una visibilità di primo piano, l’obiettivo è sicuramente riuscito. Non c’è stata testata italiana, europea e in parte del mondo che non abbaia riportato quanto accaduto nel pomeriggio di mercoledì 12 gennaio.
Lo stesso vale per i social-media. A catturare l’attenzione non sono stati tanto i contenuti della crisi, ma la singolarità del momento in cui si apre. In un Paese con 600 morti al giorno, in piena ondata della seconda fase della pandemia del Covid19 e delle sue varianti che lasciano purtroppo prevedere nel breve periodo una recrudescenza dal difficile controllo. Non che altre nazioni siano messe meglio. Ma l’Italia rimane un unicum nel panorama mondiale ad aprire una crisi di governo in un frangente come questo! L’autore di questa crisi fa sapere nella conferenza stampa che la sua forza politica non farà mancare il suo appoggio a tutto quello che arriverà in Parlamento per fronteggiare la pandemia. Dall’imminente scostamento di bilancio al Recovery Fund, dai ristori ai DPCM anti-Covid….
Già basterebbe questo ad una persona normale per interrogarsi sulla razionalità (è un eufemismo questo termine ovviamente) dell’impianto che sorregge l’apertura della crisi. Ma facciamo finta di niente e seguiamo le tre motivazioni di merito che Renzi ha fornito per giustificare la sua azione. Pieni poteri assunti dall’attuale premier e conseguente violazione delle regole democratiche. Combattere la pandemia senza affrontare i nodi strutturali del Paese è pura illusione. E da ultimo ricorrere al MES per la Sanità. Alla soluzione di queste tre questioni ha subordinato la sua eventuale permanenza in questa maggioranza. In caso contrario passerà all’opposizione. Sulla guida di un nuovo governo nessuna pregiudiziale, accompagnata però dalla velenosa stilettata che il solito noto non necessariamente esaurisce il panorama dei candidati.
La reazione immediata delle forze di maggioranza PD, 5S, LEU è stata di una durezza pari a quella usata dal fiorentino nella conferenza stampa. Dopodiché come sempre la politica si metterà in moto, non altro fosse per rispondere al richiamo che l’abitante del colle presto farà sentire. E allora partendo dal presupposto che sarà difficile se non impossibile far finta di niente, occorrerà mettersi al lavoro su diverse ipotesi per capire se le elezioni non siano l’unica risposta per “uscire”da questa crisi. Conte ter con azzeramento dei ministri o con rimpasto dei medesimi? Governo di scopo non necessariamente guidato da Conte? Governo d’emergenza e solidarietà nazionale?
Difficile dire se una di queste opzioni avrà successo. O se ne emergeranno altre. Quello che si può affermare è che la via del dialogo per concretizzare qualsiasi di questi percorsi è un’autentica parete da scalare. E oggi, al netto della dei luoghi comuni, l’attuale classe politica è formata nella migliore ipotesi di decenti camminatori. Come si possano affrontare i nodi strutturali del nostro Paese dalla più debole coalizione politica del dopoguerra rimane un mistero.
Come si possa ricorrere al MES senza avere i numeri in Parlamento è il secondo mistero. Ma nulla dei due è paragonabile allo sforzo di ingoiare l’insulto della “dittatura sanitaria” formulato da negazionisti e sovranisti nostrani e mondiali fatto proprio dal toscano. Strizzando altresì l’occhio a quei giuristi che nel corso del referendum istituzionale lo aveva etichettato in modo analogo (picconatore della Costituzione) Ribadito questo non è detto che una qualche soluzione non si trovi. Non lo dico giustificando il tutto con la solita frase sull’ottimismo della ragione. Ma semplicemente perché quello che nel mondo accade non finisce mai di stupire. Spesso nel male. Ma non sempre!
Giorgio Grossi