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Criminalità a Rimini: ma non è tutta colpa del turismo

Come ogni anno, quando arriva la classifica del Sole 24 Ore sulla criminalità arrivano le polemiche. In particolare a Rimini le istituzioni (dal Comune alla Provincia alla Prefettura) si lamentano, non da ora, su come vengono trattati i dati. In particolare si punta il dito sulla mancata ponderazione del fattore turismo. Puntuale anche oggi è arrivata la nota di Andrea Gnassi quale Presidente della Provincia che sottolinea questo aspetto.

Abbiamo provato a “riclassificare” le statistiche del Sole 24 Ore con una popolazione comprensiva di quella turistica quantificata, come indicato nella nota del Presidente della Provincia in una popolazione media su base annua di circa 400 mila abitanti contro i 335.000 censiti. Tralasciamo, in queste sede, che non siamo l’unica località in Italia che potrebbe richiedere questa ponderazione: Milano (prima in classifica) ha importanti flussi turistici e giornalieri, Bologna (terza) anche e del turismo di Firenze (sesta) nemmeno parlarne. Ma “ponderiamo” solo Rimini e vediamo cosa potrebbe succedere.

Attualmente secondo il Sole 24 ore a Rimini nel 2016 sono stati commessi 24.261 delitti pari a 7.204 ogni 100 mila abitanti. In questo caso gli abitanti sono 335 mila su base provinciale.
Cosa succede alla classifica generale se consideriamo 400 mila abitanti? Fermo restando che i delitti commessi sono sempre gli stessi (24261) i delitti ogni 100 mila abitanti scenderebbero a 6065. Significa che passeremmo dal 2° posto al 3°, facendosi scavalcare da Bologna. Infatti Milano è prima con 7.346 delitti ogni 100 mila abitanti, Bologna diventerebbe seconda con 6.641 ogni 100 mila abitanti e Rimini terza con 6.065 ogni 100 mila abitanti. Ferma al quarto posto Torino con 5.987 delitti ogni 100 mila abitanti.

Dunque la quantità di turisti penalizza sì Rimini, ma certamente non in maniera decisiva e nemmeno in modo esclusivo. Gli aspetti da prendere in considerazione più di uno e anche più rilevanti.

Guardiano i primi posti delle classifiche: troviamo tutte realtà economiche ricche. Milano, Rimini, Bologna, Torino, Firenze, Genova sono in vetta alle poco invidiabili graduatorie da sempre. I reati “predatori” sono più numerosi dove le prede sono più ghiotte.

Maggiore propensione alla denuncia: come pure ha segnalato Gnassi, da Rimini, Milano, Bologna, Torino e poi Roma arrivano molte più denunce per furti. Significa più fiducia nelle Forze dell’Ordine e nella Magistratura: un dato positivo che non può diventare penalizzante.

Dunque fa bene fa il Presidente della Provincia a chiedere più forze dell’ordine tutto l’anno e sblocco della nuova sede della Questura. Ma ancora di più si dovrà chiedere – e non solo da parte di Gnassi e dei Riminesi – sul piano dell’impostazione generale della sicurezza.

Vi sono intere aree del Paese che per la somma delle loro caratteristiche sono più esposte di altre a certi tipi di reati. Rimini per le sue caratteristiche è il caso più eclatante, ma non l’unico. Bisognerà ben tenerne conto in sede di distribuzione di forse e risorse. Il mero computo aritmetico basato sulla popolazione residente si è dimostrato inadeguato da un bel pezzo. E si tratta anche di valutazioni qualitative: è evidente che in aree dove è più diffusa la microcriminalità la risposta dovrà essere differente rispetto a dove il problema maggiore è quello della criminalità organizzata e dei delitti di sangue.

Il risultato di queste mancate valutazioni è gli occhi di tutti e l’allarme sociale che ne deriva pure. Altrimenti, continuare la polemica sui come vengono analizzati e diffusi i dati rischia di essere solo consolatoria, rispetto ad un problema fondamentale per tutto il Paese.

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