La comunicazione è in continuo divenire e per andare incontro alle esigenze di un mercato sempre più globalizzato e altamente competitivo, bisogna restare al passo con i tempi. In questa “giungla tecnologica”, chi non si aggiorna è perduto! Insieme all’evoluzione dei mezzi di comunicazione, si sono evoluti anche giornalisti e scrittori, che si sono trasformati in “web journalist” e “web writer”. Esiste, però, una figura che non è né un giornalista e tanto meno uno scrittore, ma che racchiude in sé le caratteristiche di entrambi: il “copywriter”. Davide Bertozzi, cattolichino di 32 anni, laureato in Scienze della Comunicazione Pubblicitaria, oltre a ricoprire questo ruolo ormai da qualche anno è anche un Creative Director (Direttore Creativo) e, soprattutto, ha partecipato pochi giorni fa, come relatore, al Web Marketing Festival di Rimini. Il copywriter è tradizionalmente l’autore dei testi pubblicitari, ma oggi si deve muovere con grande naturalezza in una dimensione fatta di “post”, “like” e “condivisioni”, valorizzando qualsiasi brand gli capiti a tiro. Ed è per questo, come ci dirà lo stesso Bertozzi in questa intervista, che le aziende fanno a gara per accaparrarsi i migliori professionisti sulla piazza.
Davide, ci spieghi cosa oggi fa di preciso un copywriter?
«Partiamo proprio con la domanda giusta, perché oggi c’è un po’ di confusione sul ruolo del copywriter. O meglio, è un mestiere che nel tempo è cambiato tantissimo e oggi non esiste un’etichetta universale. Provo a farla brevissima: un copywriter si occupa della parte concettuale di una campagna pubblicitaria e di tutti i testi che servono per promuovere aziende, prodotti e persone. È una delle tante figure professionali che servono per convincere qualcuno a comprare qualcosa. Tecnicamente, scrive i titoli, i testi e gli slogan che trovi su una qualunque pubblicità, sia online che su carta. Non solo, solitamente si occupa anche dei contenuti testuali di un sito web, o di una brochure, o anche del copione di uno spot radio o televisivo. E inventa nomi, sempre di aziende e prodotti, ma anche di eventi, servizi ed organizzazioni. Insomma, qualunque cosa che in comunicazione può essere scritta, passa sempre per le mani di un copywriter.
Bisognerebbe poi fare una distinzione tra quelli di stampo tradizionale, come me, e quelli più “moderni”, detti “online copywriter”, che si occupano di scrittura professionale in rete, e conoscono tecniche e metodi per comunicare correttamente sia con le persone che con i motori di ricerca».
Quando hai iniziato questa attività e, soprattutto, perché?
«Ho iniziato nel 2010, dopo la laurea. Ho avuto la fortuna di trovare subito lavoro e non ho più smesso. Sul perché, beh è stato quasi un caso: dopo il diploma ero seriamente intenzionato a frequentare la facoltà di Filosofia, ma quella che allora era la mia professoressa di Storia e Filosofia, Rosalba Ugolini, una persona meravigliosa, mi disse che con quella laurea avrei fatto il disoccupato a vita. È stata così convincente che ho cambiato idea e scelto, senza indugiare, Scienze della Comunicazione Pubblicitaria, e per fortuna mi è piaciuta tantissimo».
Quanto studio c’è dietro a questo lavoro? Bisogna aggiornarsi continuamente?
«Studio e aggiornamento sono fondamentali, sia perché i mezzi e le tecnologie cambiano con una velocità devastante, sia perché i consumatori sono sempre più attenti e consapevoli. E in più oggi siamo nell’era dell’intelligenza artificiale, non possiamo mica farci fregare dalle macchine, no?».
Nella prima risposta ci hai detto che un copywriter si occupa di tanti aspetti della comunicazione, ma tu, di preciso, che servizi offri?
«Io, ad esempio, svolgo i servizi “classici” di un copywriter pubblicitario come “naming” (creare il nome per un’azienda o un prodotto n.d.r), “payoff” (la breve frase che chiude un annuncio e riassume l’identità di una marca n.d.r), progettazione di campagne pubblicitarie e scrittura di testi per siti web, brochure e manifesti. Ovviamente non lavoro da solo ma ho sempre un team di “creativi” che assemblo di volta in volta in base al lavoro richiesto».
Hai recentemente partecipato come speaker al Web Marketing Festival, che esperienza è stata?
«Il Web Marketing Festival è una figata! Ho partecipato ad un sacco di edizioni ma mai come relatore, fino a quest’anno. Al WMF (Web Marketing Festival n.d.r), si può parlare di casi di studio o di tecniche e strategie di comunicazione. Io ho scelto la seconda opzione, e ho parlato di come sfruttare al massimo dal rapporto tra immagini e parole nel contesto pubblicitario. Gli eventi più importanti a cui ho partecipato come relatore sono certamente quelli organizzati da Search On Media Group, come il Social Media Strategies 2017 e La Settimana della Formazione 2018. Ma sono stato chiamato anche da diverse agenzie pubblicitarie per eventi pubblici o per formazione al personale. Tra qualche settimana sarò ospite a Rimini Innovation Square per parlare di content marketing e sto completando proprio in questi giorni altri tre importanti manifestazioni delle quali ancora non posso svelare nulla».
Quanto è importante partecipare a questa manifestazione per gli addetti ai lavori?
«Partecipare a questi eventi è sempre utilissimo, indipendentemente dalla parte del palco che scegli. In particolare, se sei un relatore, ottieni una visibilità incredibile e una quantità enorme di contatti estremamente profilati».
Conosci molte persone che hanno intrapreso questa strada a Rimini?
«Molte no, per fortuna! (ride n.d.r). Ma le poche che conosco sono incredibilmente “avanti” e “super professionali”. Più o meno ci conosciamo tutti e non c’è particolare competizione perché non abbiamo mai avuto bisogno di competere. Ognuno ha le sue caratteristiche, i suoi clienti, il suo team e soprattutto il suo metodo».
Oltre ad essere un Copywriter sei anche un Creative Director, vero? Cosa fa un Direttore Creativo e come fai a gestire entrambe le cose?
«L’attività di direttore creativo è stata, nel mio caso, un’evoluzione di quella da copywriter. Tecnicamente, questa figura professionale coordina, guida e gestisce la squadra creativa, solitamente formata da copywriter, art director, web master e web marketing specialist. Ogni team creativo ha sempre bisogno di un timone, di una sorta di capo, e troppo spesso mi sono trovato in situazioni in cui questo ruolo non veniva ricoperto da nessuno. Così, da un paio d’anni, con un pizzico di saccenteria ho provato a rivestire anche questa identità. Non è stato facile all’inizio, ma piano piano ci si prende la mano. È un po’ come passare da cameriere a caposala. Servono tempo ed esperienza».
Che consigli ti sentiresti di dare a un giovane come te che vuole intraprendere questa strada?
«Non farlo! Scherzi a parte, molte persone scelgono di intraprendere questa strada perché amano scrivere, ed è sbagliato. Il copywriter non ha a che fare con l’arte ma con il portafoglio dei suoi clienti. Come dicevo prima, deve convincere qualcuno a comprare qualcosa di qualcun altro. Quindi chi vuole sentirsi dire “come scrivi bene” dovrebbe prendere un’altra strada. L’ego è dunque il primo nemico di chi vuole fare questo mestiere, ma forse lo è anche di tante altre figure professionali. Comunque, qualche consiglio così, mi sento di darlo:
- lavora con gente più brava di te, gente che ti fa sudare, così un giorno sarai tu a far sudare qualcun altro;
- non smettere mai di studiare, e non solo libri di comunicazione e di copywriting, ma anche manuali di arte, design, fotografia e tutte le attività collaterali alla tua;
- non devi diventare un designer, no, ma devi imparare a parlare la stessa lingua dei tuoi colleghi: grafici, fotografi e designer, appunto;
- scegli un hobby extra lavoro, ti aiuterà a controllare il tuo ego;
- non uccidere nessun cliente, qualche volta questa malsana idea ti attraverserà la mente, ma credimi, è meglio non farlo».
Se volete saperne ancora di più su Davide Bertozzi e il suo lavoro, visitate il sito: www.davidebertozzi.it.
Nicola Luccarelli