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Così Raffaello da Urbino fondò l’Occidente mezzo millennio fa. Con qualche amico

La città natale di Raffaello, Urbino, ha organizzato per il cinquecentesimo anniversario della morte numerosi appuntamenti. Quello di maggior rilievo sicuramente la Mostra “Raffaello e gli amici di Urbino” in corso nello splendido Palazzo Ducale di Urbino, edificato per volere di Federico Montefeltro. Urbino, sotto il suo dominio, divenne in pochi anni una delle più importanti capitali del Rinascimento italiano.

Organizzata dalla Galleria Nazionale delle Marche, la mostra è stata curata da Barbara Agosti e Silvia Ginzburg, entrambe docenti di storia dell’arte a Roma. Per la mostra sono riuscite ad ottenere opere in prestito dai maggiori musei europei (il Louvre di Parigi, lo Staatliche Museum di Berlino, i Musei Vaticani, il British Museum e la National Gallery di Londra, l’Hermitage di San Pietroburgo), oltre che valorizzare numerose opere presenti nelle biblioteche, nei musei e nelle chiese marchigiane.

Raffaello Sanzio, Madonna Aldobrandini (1510 circa). Olio su tavola (Londra, National Gallery)

Sono 85 le opere che conta la mostra, in sei sale, di cui 19 di Raffaello. A Palazzo Ducale saranno esposti anche i lavori di Timoteo Viti e Girolamo Genga, artisti urbinati le cui carriere hanno avuto diversi punti d’incontro con quella di Raffaello.

Fra i disegni e quadri Raffaello in mostra, alcuni capolavori assoluti di tutti tempi: la “Madonna Conestabile” (dall’Hermitage di San Pietroburgo), il “Ritratto di donna (la Gravida)” (dagli Uffizi di Firenze), il “San Sebastiano” (dall’Accademia Carrara di Bergamo), la “Madonna Mackintosh” e la “Madonna Aldobrandini” (dalla National Gallery di Londra), il “Ritratto di donna (la Muta)” (dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino).

Raffaello Sanzio, “Madonna Conestabile” (1504 circa). Olio su tavola trasportato su tela (San Pietroburgo, Hermitage)

Scrivono le curatrici: “Diversi per età, per talento e per formazione, i pittori Timoteo Viti (1469/1470-1523), Girolamo Genga (1476-1551) e Raffaello Sanzio (1483-1520) muovono tutti e tre da Urbino, spinti da una volontà di aggiornamento che li accomuna ma che li condurrà a esiti molto differenti. Pur incrociandosi più volte, le loro strade divergeranno infatti significativamente fin dai primi anni. La mostra, seguendone incontri e scelte, delinea le rispettive posizioni di questi artisti nel cruciale passaggio dal Quattro al Cinquecento”.

La mostra “indaga e racconta, per la prima volta in modo così compiuto – afferma il Direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter il mondo delle relazioni di Raffaello con un gruppo di artisti operosi a Urbino che accompagnarono, in dialogo ma da posizioni e con stature diverse, la sua transizione verso la maniera moderna e i suoi sviluppi stilistici durante la memorabile stagione romana”.

Girolamo Genga, Martirio di San Sebastiano (fra il 1500 e il 1510). Olio su tavola (Firenze, Galleria degli Uffizi)

Sotto il Pontificato di Leone X (1513-1521) Raffaello a Roma inaugura una nuova straordinaria stagione creativa e stilistica, fondativa della pittura moderna. Nonostante l’impegno a fianco di Raffaello nella cappella Chigi nella basilica di Santa Maria della Popolo a Roma, Viti restò impermeabile alle sollecitazioni romane. Tornato a Urbino, si riattestò, con pochi aggiornamenti, sulla cultura della propria formazione bolognese, lavorando per la corte del duca Francesco Maria I della Rovere.

Diversamente Genga, dopo i soggiorni a Siena e a Firenze, si spostò a lavorare in Romagna, provvisto di un linguaggio profondamente rinnovato dalle recenti esperienze. Dopo il periodo in Romagna Genga tornò alla fine degli anni Venti a Roma. Qui venne nuovamente a contatto con Raffaello e la sua arte rimase ancora una volta segnata dalle sue ultime spettacolari opere pittoriche e architettoniche.

Timoteo Viti, Noli me tangere con San Michele Arcangelo e Sant’Antonio Abate (1512-1513). Olio su tavola (Cagli, oratorio di Sant’Angelo Minore)

Una mostra da vedere, anche se non all’altezza degli allestimenti delle mostre romane e milanesi. L’impianto di illuminazione non è il massimo, la mancanza di audioguide si avverte (soprattutto da parte dei visitatori singoli non accompagnati dalle guide), nulla l’assistenza ai giornalisti.

Raffaello e gli amici di Urbino
Palazza Ducale di Urbino
3 ottobre 2019-19 gennaio 2020

Paolo Zaghini

(nell’immagine in apertura, l’ingresso alla Mostra a Palazzo Ducale di Urbino)

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