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Così le smart drugs dilagano fra gli studenti riminesi

“Quando usi il Modafinil puoi studiare per ore consecutive senza pausa, sei concentratissimo e non ti annoi mai. Quando l’ho preso ho provato la sensazione di essere un genio”: così mi confida uno studente riminese di 22 anni.
Il Modafinil, conosciuto anche con l’abbreviazione ‘Moda’, è un farmaco stimolante sintetizzato per la prima volta da una società francese e acquistato nel 2001 dalla casa farmaceutica Cephalon, che l’ha messo in commercio per il trattamento del deficit dell’attenzione, del Parkinson, della depressione e altri disturbi, perlopiù legati al sonno.

Nel 2004, dopo che sono stati scoperti alcuni atleti che ne facevano uso per migliorare le loro performance sportive, è stato inserito nella “lista nera” della World Anti-Doping Agency, e oggi sta avendo larga diffusione tra gli studenti, che lo comprano per vie illegali, perché capace di potenziare in modo esponenziale la concentrazione. Pensano infatti studiare di più e non provare fatica, oppure passare un’intera nottata svegli senza essere ‘attaccati’ dal sonno.

Il Modafinil fa parte delle cosiddette Smart Drugs. Se ne parla anche in questi giorni, da quando nelle sale cinematografiche è in programmazione il film ‘Smetto quando voglio’ che presenta il tema delle smart drugs in chiave grottesca. Ma il problema è serio, attuale e al centro di polemiche medico-legali.

Le smart drugs sono ovviamente arrivate anche a Rimini e hanno guadagnato popolarità soprattutto tra gli studenti universitari, per la loro caratteristica di potenziare le capacità cognitive. I giovani infatti assumono queste pillole proprio per studiare ore di fila, memorizzare di più e ovviare a uno degli scogli più ostici dello studio: la concentrazione. E chi non vorrebbe facilitarsi così la vita?

Tuttavia c’è l’altra faccia della medaglia: queste sostanze a lungo termine causano danni celebrali molto gravi.

Per saperne di più chiediamo al dottor Leonardo Montecchi, direttore della Scuola di Prevenzione Josè Bleger di Rimini.

Dott. Montecchi, cosa sono le smart drugs? E come possiamo classificarle nell’ambito del panorama degli stupefacenti?

«C’è un po’ di confusione a proposito delle Smart drugs. Ci si riferisce infatti a queste sostanze o con il significato di ‘droghe intelligenti’, cioè nootrope, che nutrono la mente (ad esempio il piracetam, un colinergico che si usa per il trattamento del Parkinson e dell’Alzheimer) o con il significato di ‘droghe furbe’, per il fatto che mutano in continuazione per sfuggire alla classificazione delle tabelle che le etichettano come illegali. In questo ultimo caso vengono definite anche ‘designer drugs’. Inoltre non si tratta solo di sostanze sintetiche, ma anche di sostanze vegetali, come ad esempio la salvia divinorum. Tra le sostanze sintetiche vanno ricordati tutti i catinoni che derivano per sintesi dal khat , una sostanza vegetale usata come stimolante nella penisola arabica. Inoltre sono molto famose l’ MDMA, conosciuta più comunemente con il nome di ‘extasy‘, e le varianti delle amfetamine, tra cui la pericolosissima metamfetamina nota anche come ‘Ice’, ‘Shaboo’ o ‘Cristal met’. Come si può vedere, una panoramica molto vasta».

Che incidenza ha questo fenomeno sul territorio riminese?

«A Rimini l’incidenza è notevole, così come in tutto il mondo».

A suo parere, la diffusione e il commercio di tali stupefacenti avviene attraverso i tradizionali canali dello spaccio? Le risulta che normalmente vengano acquistate su internet?

«I canali di spaccio sono diversi da quelli della eroina o della cocaina. Si tratta in gran parte di sostanze sintetiche prodotte in diversi paesi e poi commercializzate, anche tramite internet».

Mi sa dire quanto tempo trascorre generalmente tra la diffusione di questo genere di stupefacenti e il loro riconoscimento come droghe illegali da parte dello Stato?

«È una rincorsa continua. Il mio amico Fabrizio Schifano, che lavora per il governo inglese, dice che le nuove sostanze messe in circolazione sono moltissime e il riconoscimento della legalità avviene sempre in ritardo».

Ci sono speranze di contenere questo fenomeno?

«A mio parere solo attraverso un lavoro di informazione e soprattutto una strategia di riduzione del danno si potrà contenere il fenomeno. Si tratta di intervenire con una forma di peer education, cioè di educazione tra i pari, e di effettuare i pill test per analizzare cosa c’è in queste pillole che circolano. Si dovrebbe inoltre uscire dal moralismo che “predica ai convertiti” per entrare in contatto con chi usa queste sostanze, informando le persone sui rischi».

Benedetta Cicognani

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