La mia preoccupazione, con questo intervento, è di non partecipare al coro dei Commissari Tecnici, di non sentenziare e di mantenere il massimo rispetto per ciò che è avvenuto e sta avvenendo nei territori del Centro Italia. Sono un Sindaco, sono il delegato dalla Conferenza provinciale dei Sindaci ad occuparmi di Protezione Civile, e sono anche un tecnico di Protezione Civile, formato con oltre 10 anni di esperienza sul campo; ed oggi ho anche la responsabilità diretta di un Centro Operativo Intercomunale. Come tale incorporo e mi porto sulle spalle tutte le responsabilità dell’efficienza e dell’efficacia della gestione di una emergenza di protezione civile. Con queste riflessioni parlo quindi prima di tutto a me stesso e non giudico gli altri. Ma soprattutto racconto cos’è il sistema, come funziona, come siamo organizzati noi sul nostro territorio e quali sono le nostre priorità.
Prima di tutto: cos’è la protezione Civile? Non sono i volontari, non sono i militari, non sono i vigili del fuoco, non sono le forze dell’ordine, non sono gli operatori del 118, non sono i soccorritori alpini e speleologi. Sono tutti costoro insieme. Questo è importante sottolinearlo, perché è importante mettere a fuoco la filiera di comando del sistema di protezione civile. La prima autorità e quindi il primo capo della protezione civile sul territorio è il Sindaco di un comune. Anche con le province l’autorità non era il Presidente della Provincia ma il Sindaco. Se si sale di scala la seconda autorità di protezione civile è il Presidente della Regione e la terza è il Presidente del Consiglio dei Ministri.
Sindaco, Presidente di Regione e Presidente del Consiglio del Ministri, loro e non altri, devono organizzare e gestire la protezione Civile. Il Sindaco lo fa attraverso il Centro Operativo Comunale, o Intercomunale, Presidente della Regione lo fa attraverso l’Agenzia Regionale di Protezione Civile e Il Presidente del Consiglio dei Ministri attraverso il Dipartimento Nazionale e la DICOMAC (Direzione di Comando e Controllo).
C’è un altro aspetto molto importante da considerare. La Protezione Civile non è una struttura che entra in funzione unicamente nella gestione dell’emergenza, ma nell’emergenza mette a frutto il lavoro che svolge in tempo di “pace”.
I compiti del Sistema di Protezione Civile, svolti attraverso la filiera di gestione e comando sopra descritta, sono la previsione, la prevenzione, il soccorso e il superamento dell’emergenza:
1. La previsione, prima azione anche per importanza, riguarda l’identificazione degli scenari di rischio che si possono verificare sul territorio di pertinenza. L’attività di previsione riguarda il preannuncio, ove possibile, di un dato evento: monitoraggio, sorveglianza e vigilanza in tempo reale degli eventi e dei livelli di rischio attesi.
2. La prevenzione riguarda invece l’azione che deve essere svolta per evitare o ridurre i danni conseguenti agli eventi. Le attività sono quelle di allertamento, pianificazione dell’emergenza, formazione, diffusione della conoscenza della protezione civile, informazione alla popolazione, esercitazioni e mitigazione del rischio.
3. C’è poi l’azione di soccorso e cioè gli interventi integrati e coordinati per assicurare alla popolazione colpita dagli eventi ogni forma di prima assistenza. Il soccorso è gestito da COC o COI oppure dal CCS (Centro Coordinamento dei Soccorsi) eventualmente istituito dal Prefetto e la collaborazione dell’Agenzia Regionale, oppure dal Dipartimento se si tratta di una emergenza nazionale;
4. Da ultimo la Protezione civile si occupa del superamento dell’emergenza, e cioè della rimozione degli ostacoli alla ripresa delle normali condizioni di vita.
Vediamo bene quindi quanto sia complesso il ruolo e quante e quali siano le responsabilità che fanno capo alla filiera di comando.
Sia i corpi dello Stato che il volontariato garantiscono la parte operativa del soccorso e quindi intervengono “solo” nel terzo tempo, che è quello del soccorso.
L’assenza o la sottovalutazione delle prime due azioni, la previsione e la prevenzione, sono alla base delle conseguenze disastrose di ogni evento. Queste sono azioni che si svolgono in tempo di pace, nell’ambito della pianificazione, della formazione e dell’informazione.
Nel primo e nel secondo tempo entra in campo il livello istituzionale locale, con la filiera di comando descritta, che si occupa, in tempo di pace, di pianificazione, programmazione, formazione e coordinamento.
Il Sindaco, con la sua struttura istituzionale locale ne è protagonista e responsabile.
Come gestire ruolo e responsabilità’? Occorre una struttura organizzativa adeguata, formata ed addestrata, messa in rete, snella, efficiente e sostenibile economicamente.
Questo è il nostro primo progetto/obiettivo, che stiamo realizzando con il superare della frammentazione e della sovrapposizione istituzionale, strutturando il sistema provinciale nel modo seguente:
– Un Ufficio Unico dei servizi di Allertamento (UUSA). Con il compito, professionale, di garantire h24 la valutazione e la diramazione delle allerte, oltre che la valutazione delle prime conseguenze e dei danni sul territorio. Un reperibile h24 e non ventisei reperibili h24.
– quattro COI (Centro Operativi Intercomunale), Riviera del Conca, Valconca, Alta Valmarecchia a Valmarecchia, e un COC (Centro Operativo Comunale) per il comune capoluogo. Cinque interlocutori, non ventisei, che interagiscono con l’UUSA. I COI si avvalgono delle funzioni tecniche necessarie alla gestione di una emergenza.
Il secondo progetto/obiettivo riguarda la pianificazione comunale ed intercomunale, con l’articolazione organizzativa e delle responsabilità (Unità di crisi, presidio territoriale, funzioni di centro operativo, ecc.) in ragione di tre diverse tipologie di emergenza: A) comunale; B) provinciale; C) nazionale; la definizione del modello di intervento di soccorso; le modalità comportamentali dei cittadini; la formazione; l’informazione; l’addestramento.
Uno degli aspetti fondamentali, e molto spesso sottovalutato, riguarda il ruolo e la responsabilità istituzionale. Non è giusto, ne corretto, delegare la protezione civile al volontariato. I ruolo e le responsabilità vanno svolte per quello che sono e per quello che viene richiesto dalla pianificazione.
Per essere efficaci è necessario che tutte le dieci funzioni previste dai Piani di emergenza vengano esercitate, sotto la regia del Responsabile, con efficienza da un Responsabile di funzione, un vice responsabile e alcuni collaboratori:
- Funzione 1 – Valuta tecnicamente e scientificamente l’evolversi dell’allerta;
- Funzione 2 – Garantisce l’assistenza sanitaria, sociale e veterinaria;
- Funzione 3 – Gestisce l’apporto del volontariato alle azioni di soccorso;
- Funzione 4 – Reperimento tempestivo di materiali e mezzi;
- Funzione 5 – Garanzia dei servizi essenziali (utenze, scuole, ospedali, ecc);
- Funzione 6 – Svolge il censimento dei danni a persone e cose;
- Funzione 7 – Garantisce viabilità e accesso ai soccorsi;
- Funzione 8 – Garantisce le telecomunicazioni;
- Funzione 9 – Gestisce l’assistenza alla popolazione nei disagi e nella permanenza delle aree di emergenza;
- Funzione 10 – Gestione amministrativa e contabile delle fasi emergenziali.
E’ così che qui ci si prepara ad una emergenza ed è questo che stiamo facendo qui sul territorio, spesso ascoltati, qualche volta meno, ma con la consapevolezza assoluta che previsione e prevenzione fanno la differenza.
Riziero Santi