Sono giorni di confronto sulle caratteristiche del decreto che dovrà affrontare il dopo Pasqua. Una fase che non sarà ancora l’avvio della cosiddetta “fase due”, la fase dell’inizio della riapertura. Per quella vi sarà ancora da aspettare qualche settimana. Si discute di cosa “allentare” dopo il 14 aprile rispetto alla situazione attuale. Una discussione non semplice, tra esigenze di cautela sanitaria e necessità di far ripartire seppur gradualmente l’economia.
Già ora alcune certezze vi sono.
Scuola
Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Governo sulla scuola che è entrato in vigore dal 9 aprile. Blocco delle lezioni sino al 18 maggio. Ma già praticamente certa l’ipotesi di terminare l’anno scolastico senza nessun rientro nelle classi. Comunque il decreto prevede che se i ragazzi potranno rientrare a scuola entro il 18 maggio, ci sarà un esame con commissione interna. La prima prova, Italiano, sarà preparata dal ministero. La seconda, quella diversa per ciascun indirizzo, sarà predisposta dalle commissioni. Poi ci sarà l’orale. Se non si rientra a scuola, è previsto il solo colloquio orale. Resta ferma la necessità di raggiungere almeno il punteggio di 60/100 per ottenere il diploma. Per quanto riguarda l’ammissione all’anno successivo, il decreto prevede che tutti possano essere ammessi all’anno successivo, ma tutti saranno valutati, nel corso degli scrutini finali, secondo l’impegno reale. Non ci sarà quindi il ‘6 politico’.
Restrizioni personali
Molto probabile la proroga dell’attuali misure di restrizioni individuali almeno fino al 3 maggio. Spostamenti limitati delle persone solo ai casi previsti attualmente. Niente ponti e gite fuori porta. Ma neanche passeggiate in parchi e giardini. Questa possibilità solo quando l’indice R0 sarà prossimo alle zero e per questo fino ad allora è fondamentale rispettare la regola di rimanere a casa.
Pubblici esercizi
Continua la chiusura per il pubblico per tutti i pubblici esercizi e servizi di ristorazione comprese le attività artigianali. L’unica discussione riguarda la possibilità di poter fornire alimenti già pronti non solo con il delivery (consegna a casa) ma anche il servizio di asporto (il cliente si reca nell’esercizio per ritirare direttamente).
Aziende
Le riaperture di altre aziende saranno pianificate con le Regioni tenendo conto dei diversi indici di contagio e soprattutto delle misure di contenimento che ogni governatore sarà in grado di garantire, ma l’ultima parola spetterà al governo. Anche perché – come già accade adesso – nessuna norma potrà essere in contrasto con quelle emanate da Palazzo Chigi, che è orientato a prolungare le chiusure fino al 3 maggio. Rimangono sicuramente le attuali filiere con la possibilità di estensione ad altre giudicate fondamentali. Rimangono le norme concordate con le organizzazioni sindacali per la sicurezza dei lavoratori e la possibilità di comunicare ai Prefetti l’apertura di altre attività. Già oggi nella Provincia di Rimini circa 700 aziende hanno comunicato alla Prefettura che riaprivano l’attività per collegate alle filiere industriali che fanno parte dei servizi essenziali.
Commercio
Rimangono aperti le attività commerciali attuali con tutte le cautele sanitarie e di distanziamento sociale. I primi negozi a riaprire, anche simbolicamente, potrebbero essere le librerie e le cartolerie. Dopo questa prima fase di riaperture si potrebbe procedere con una verifica a inizio maggio, pensando a un graduale allentamento della stretta.
Uffici
Per gli uffici, comunque, si continuerà a chiedere di privilegiare lo smart working, evitando di andare in sede o, altrimenti, predisponendo turni su fasce orarie che permettano di ridurre il numero di lavoratori presenti. Praticamente la situazione attuale.
Provincia di Rimini
La discussione ha risvolti anche territoriali. Infatti le province di Rimini e Piacenza hanno norme più restrittive rispetto agli altri territori della Regione. Lo ha previsto un’ordinanza del Ministro della Salute Roberto Speranza d’intesa con il Presidente della Regione Stefano Bonaccini che scade il 13 aprile. Tra le amministrazioni comunali del territorio si è aperto un confronto per valutare se mantenere le attuali norme più stringenti oppure se uniformarsi alla restante parte della Regione. L’andamento dei contagi negli ultimi giorni nella provincia di Rimini con un calo importante della curva, lascia aperta la possibilità di ridurre le restrizioni (anche di carattere aziendali) al pari delle province nostre confinanti. D’altra parte permane la preoccupazione, da parte degli amministratori locali, di non dare segnali che possano portare i cittadini al non rispetto delle rigide norme di distanziamento sociale. Anche nell’ipotesi di norme uniformi sul territorio regionale l’imperativo è “rimanere a casa” salvo le necessità previste nei decreti.