Con lo scoppio della guerra in Ucraina, si è subito aperto il dialogo sul riarmo, spese militari e le conseguenze economiche a partire dalla decisione di aumentare fino al 2% del PIL entro il 2028. Il recente intervento di Draghi sugli investimenti militari ha generato un vivace discussione nei partiti in molte associazioni, organizzazioni solidali ed umanitarie, e sopratutto nell’ opinione pubblica . “Anche Papa Francesco – spiegano da Federconsumatori – è intervenuto e ha sottolineato quanto questa decisione sia sbagliata e non consona ad un mondo di pace. Il governo ha deciso di rispettare gli impegni Nato sull’aumento delle spese militari, giustificando il momento così delicato che vede l’Europa coinvolta in un conflitto armato.
Non dobbiamo dimenticare che oltre alle spese per la “difesa” del nostro Paese,l ’Italia è nella top ten dei produttori di armi secondo la classifica di SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) trovandosi al nono posto nel mondo ed al quinto tra i produttori europei. Le aziende italiane che producono e riforniscono anche altri paesi sono ben note nel mondo, soprattutto in quello arabo, come gli Emirati Arabi Uniti che rappresentano il 12% delle armi esportate nel nostro paese. Ma ciò che sicuramente è importante sottolineare è che le aziende che producono armi a fine lucrativo in Europa coinvolgono diversi paesi, ed il business delle armi è sempre maggiore, senza dimenticare Le armi vendute provocano danni e morti e non “sempre” i cittadini sono informati e/o consapevoli che i loro risparmi e le loro tasse finanziano riarmo e conflitti. Per la difesa la crescita sarebbe del 47%, ma va ricordato che la spesa militare a partire dal 2017 è già aumentata notevolmente, tanto che nel 2020 la cifra sul riarmo ammontava già a 25 miliardi di euro annui
Ci si chiede se invece di avere 27 eserciti europei che aumentano la loro spesa militare non sarebbe stato meglio pensare ad una politica comune e alla formazione di un esercito comune Europeo, razionalizzando le spese senza doverle aumentare? visto che già oggi i Paesi UE complessivamente spendono per la difesa tre volte tanto la Russia e che il riarmo non pare un deterrente e una scelta per contribuire alla pace ? La decisione dell’esecutivo sull’aumento del riarmo, vedrà coinvolte altre risorse aggiuntive che saranno sottratte dall’ultimo bilancio?
Il problema come ha ribadito Salvatore Marra, coordinatore area delle Politiche europee e internazionali Cgil, puntando il dito su una decisione presa, è che non si pensa alla società e ai tagli che toccheranno in particolare la sanità pubblica, soprattutto dopo una crisi pandemica che prevedeva una spesa del 7% in più fino al 2024.
L’inflazione in area Euro è già al 7,5% e anche il nostro Paese già al 7%. Inflazione generata dall’aumento dei costi energetici e dalle materie prime. Una inflazione che aumenterà per effetto della guerra in Ucraina e che per caratteristiche non sarà di breve durata. Recessione e perdita sostanziale del potere d’acquisto e del valore dei risparmi degli italiani sarà inevitabile. Già oggi le stime del nostro Osservatorio Nazionale sulla base dei dati Istat prevede un aumenti di costi a famiglia di 2.354 euro. Per quanto riguarda la nostra provincia, va ricordato che viste le proprie peculiarità economiche sociali registra i redditi da lavoro e le pensioni più basse della regione.
Considerato che le risorse che il governo ha messo a disposizione per il contenimento del prezzo dei carburanti rimane valido fino al 22 aprile 2022; che ci troviamo di fronte allo scivolare verso posizioni di vera e propria povertà della classe media ; che ci troviamo di fronte ad un problema di povertà energetica delle famiglie che non riescono fare fronte alle bollette; che c’ è la necessità di forti investimenti in energie green ( parchi eolici , comunità energetiche , ecc, ); In ragione di ciò la scelta di aumentare le spese militari nella misura del 2% del PIL nazionale non ci appare la scelta più giusta e lungimirante”.