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Coronavirus. Slitta la firma del Dpcm. Il Partito Democratico e Regioni chiedono modifiche

Slitta la firma del Dpcm da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il confronto aperto con le forze politiche e Regioni non è ancora chiuso.

Si discute in maggioranza. Non si nasconde una certa insoddisfazione, al di la delle dichiarazioni di facciata, su alcune ipotesi di chiusura del Governo.

In particolare il Partito Democratico vuole approfondire l’aspetto delle chiusure delle palestre e piscine e soprattutto sui pubblici esercizi. La bozza del Governo prevede la chiusura nei giorni festivi di tutti i pubblici esercizi nei giorni festivi e nei giorni feriali possono tenere aperti fino alle ore 18. Il partito Democratico chiede che questa norma venga valutata in base agli affettivi contagi che l’apertura dei pubblici esercizi sta provocando. Non è esclusa che a fronte delle obiezioni del Partito Democratico si giunga ad una soluzione diversa. Chiusura dei pubblici esercizi alle 22 festivi compresi. E’ una stretta rispetto alla situazione attuale ma evita una chiusura drastica.

Anche le Regioni, che non sono contente della proposta del Governo chiedono modifiche sostanziali. Ristoranti e pubblici esercizi aperti fino alle 23 a condizione che possano garantire il servizio ai tavoli, altrimenti chiusura alle 20. Le Regioni chiedono anche che le attività degli impianti nei comprensori sciistici possano proseguire l’attività. Contrarie le Regioni anche al divieto di spostamento tra Regioni.

In conclusione continua un confronto non semplice tra esigenze di carattere sanitarie e quelle di carattere economico. Tutti concordano, Governo e forze politiche, nel intervenire con aiuti economici ai settori più penalizzati ed a rischio chiusura definitiva

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