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Coronavirus, monta la protesta dei gelatai e dei pasticceri: “Il decreto ci discrimina”

Pasticcerie e gelaterie chiuse così c0me bar e ristoranti in virtù del decreto firmato a marzo dal premier Conte. I rappresentanti di categoria non ci stanno e così monta la protesta.

“E’ una grave ingiustizia e pare che non si voglia nemmeno rimediarvi. Le imprese artigiane di pasticceria di tutta Italia, e pure di Rimini, sollevano le gravissime difficoltà generate per la categoria dai provvedimenti restrittivi ‘anti contagio’ adottati dal Governo e confermati dalle Regioni e dai Comuni – spiegano da Confartigianato – 

 

In sostanza le imprese artigiane di produzione dolciaria sono state assimilate agli esercenti attività di ristorazione (come i bar e i ristoranti) ed obbligati alla chiusura.

 

“La categoria – dice Davide Cupioli, Presidente della Confartigianato di Rimini – è fermamente convinta che l’interpretazione data non sia conforme a una corretta lettura della ratio del provvedimento, orientato a impedire eventuali assembramenti nei locali dove si svolge l’attività nel solo caso fosse presente il consumo sul posto o la somministrazione di prodotti”.

 

In sostanza: quale rischio maggiore di una qualunque altra attività di vendita di prodotti alimentari (consentite) avrebbe potuto provocare una pasticceria o una gelateria che avesse organizzato la sua attività con il semplice asporto?

 

“Il DPCM – conclude Cupioli – consente ad altri esercizi commerciali di vendita al dettaglio, nel rispetto delle misure di prevenzione, di proseguire l’attività anche con possibilità di asporto di prodotti. E’ per noi una palese discriminazione, senza tener conto di quanti alimenti deperibili sono nei magazzini di questi esercizi”.

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