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Coriano, reddito di cittadinanza e progetti utili alla collettività

L’amministrazione comunale di Coriano ha approvato, venerdì 10 luglio 2020 con delibera di giunta, le aree in cui i beneficiari del reddito di cittadinanza potranno prestare attività di volontariato. Sono stati scelti i servizi ausiliari alle scuole ovvero anticipo e posticipo, attraversamenti pedonali, piedibus, inoltre il supporto alle attività della pro loco territoriale ed al verde pubblico e manutenzione parchi.

In tal modo si darà seguito ai progetti utili alla collettività (PUC) che i cittadini beneficiari del reddito di cittadinanza sono tenuti a realizzare. I progetti vengono scelti dal beneficiario e inseriti nel patto per il lavoro che verrà sottoscritto con il servizio sociale. Tale patto è il presupposto per poter percepire il beneficio ed è un’importante opportunità per promuovere e potenziare il senso civico e la tutela del proprio territorio. La durata massima del progetto è di 8 ore settimanali. Il completamento degli interventi legati al reddito di cittadinanza è arrivato con 1 anno e mezzo di ritardo rispetto ai primi versamenti degli assegni mensili avvenuto a marzo 2019.

Ritardi dovuti principalmente alle difficoltà degli enti nazionali nel mettere a sistema strumenti di controllo e verifica e a consentire l’accesso degli enti locali alle banche dati sui beneficiari di reddito. Tali ritardi hanno fatto sì che gli utenti percepissero il reddito senza la costruzione e il monitoraggio del progetto sul lavoro e senza nessuna forma di controllo da parte degli enti locali che non hanno avuto accesso agli elenchi fino a fine novembre 2019. Tale situazione ha fatto sì che i percettori del reddito, nel timore che, una volta avviati i controlli sui requisiti, rischiassero di perdere l’assegno mensile, spesso hanno fatto la scelta di lavorare in nero totalmente o parzialmente, se non addirittura di non lavorare.

A Coriano ad oggi sono 95 i cittadini beneficiari di RDC, per la costruzione del progetto di reinserimento sociale e lavorativo, sarà necessaria una equipe multiprofessionale costituita da almeno 3 persone formate che dovranno dedicare almeno 20 minuti ad utente. Quasi 1 mese di lavoro preliminare, a cui seguirà necessariamente un costante monitoraggio del responsabile e il controllo da parte degli uffici amministrativi, oltre al debito informativo che necessariamente dovrà essere fornito al ministero sull’andamento dei progetti. Un costo in termini di personale dedicato che per un comune come Coriano (10’500 abitanti) è di circa 50.000 euro all’anno.

“Poco male, se almeno il 30% di queste persone diventassero una risorsa per sé stesse e per la collettività. Invece il rischio è che uno strumento di carattere temporaneo e nato per far fronte a situazioni contingenti e consentire il reinserimento sociale, diventi di fatto l’ennesima opportunità per i soliti furbetti per vivere alle spalle di enti locali e stato. Inoltre i rigidi criteri di accesso al beneficio impediscono al servizio sociale territoriale, vera sentinella dei territori che spesso conosce le condizioni concrete degli utenti, di poter utilizzare lo strumento nelle vere situazioni di bisogno. Difficilmente si rinuncia ad una “indennità” mensile fissa che si aggiunge ad altre entrate, spesso da lavoro sommerso”, spiega l’amministrazione.

Beatrice Boschetti (assessore alle politiche sociali): “Il reddito di cittadinanza da solo è stato uno strumento esclusivamente assistenzialista. Solo se, quale presupposto, vi è un effettivo reinserimento sociale mediante un supporto nella ricerca del lavoro e lo svolgimento di attività utili alla collettività può diventare uno strumento per poter aiutare in modo concreto le persone ad uscire da un temporaneo momento di difficoltà.”

Domenica Spinelli (sindaco): “Con questo strumento, attivato tardivamente a causa della difficoltà degli enti nazionali nel mettere a sistema gli strumenti di controllo e verifica dei beneficiari, si spera possano emergere quelle situazioni illegittime di percezione del reddito di cittadinanza. Vorremmo infatti scongiurare la possibilità che vi siano cittadini che pur non avendo i reali requisiti si appropriano di un diritto che sarebbe destinato a qualcuno realmente bisognoso od addirittura pur percependo il contributo si dedica a effettuare lavoro in nero. Purtroppo il carico e l’onere dell’organizzazione ed il controllo è tutto demandato in capo alle Amministrazioni Locali e questo va a gravare ulteriormente sui comuni già duramente provati da tantissime incombenze.”

 

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