Individuato il candidato premier, pare dunque il “contratto” firmato da Lega e M5S, approdare in Parlamento.
Primo passo verso la “rivoluzione di maggio”?
Mah! …. di sicuro c’è che il nostro Paese conferma la sua storica vocazione di “laboratorio politico”.
Fu così anche negli anni ‘20 del secolo scorso, quando la lotta tra borghesia e proletariato mise in crisi la vecchia classe dirigente liberale e le istituzioni risorgimentali con cui aveva governato.
L’Italia scelse “la terza via” , affidando il suo futuro ad un giovane rampante leader con “felpa” nera, nato dalle nostre parti..
Quali furono i risultati della “sperimentazione” è ormai storia condivisa e “omologata” negli odierni testi scolastici. Anche se non mancano, né sicuramente in futuro mancheranno, letture revisioniste in merito (25 aprile 2018: Todi docet con il rifiuto a patrocinare la manifestazione dell’ANPI locale)
Ma non è su questo che volevo focalizzare le mie riflessioni, quanto piuttosto sul linguaggio e in particolare sull’analisi semantica di due parole-chiave su cui ha ruotato l’intesa: “contratto” e “pace fiscale”
“Contratto non è alleanza e pace fiscale, non è condono…”, così ci spiegano gli scribi dell’alleanza, scusate, del contratto…. Due sono le reazioni che sorgono spontanee.
La prima non può non essere ironica: mio padre faceva lo spazzino e quando superò la prova pratica, tutto orgoglioso mi disse: “a gli ho fata!”.(ce l’ho fatta…). Quando gli rammentai- alcuni anni più tardi – che nel frattempo era diventato un operatore ecologico – mi guardò strano …. lascio a voi indovinare perché!
La seconda invece è più seria: possono le parole “sovvertire la realtà” e sostituirla con una parallela, o virtuale come si dice oggi?
Se firmo un “contratto d’affitto” secondo la logica giallo-verde faccio un’alleanza con il contraente? E se dal fisco ottengo uno sconto sul dovuto, ho ottenuto una pacificazione che non c’entra nulla con il condono?
Meno male che il babbo se n’è andato ….!!!!
Questo modo di concepire la realtà è veramente inquietante, perché ci può portare a guai davvero seri.
Volete alcuni esempi?
I vaccini? Manovre delle case farmaceutiche per arricchirsi, obiettivo occulto dei governanti.
Spread? Congiura degli emissari del capitalismo “terrorizzati dall’ipotesi di un governo che torni ad occuparsi di diritti economici e sociali degli italiani smantellati dalla sedicente sinistra” (A. Di Battista, Blog 5S il 20 maggio 2018)
Copertura finanziaria del “contratto”: come trovarla? Sbattendo i pugni sul tavolo a Bruxelles ottenendo un ampliamento del nostro debito pubblico e ricorrendo ai maggiori incassi dovuti alla “pace fiscale”.
Questi alcuni cardini del pensiero forte (sic!)) che è alla base della possibile “rivoluzione di maggio”.
Mi rendo perfettamente conto che i legastellati non sono i soli che in Europa e nel mondo leggono la realtà in questo modo distorto e allucinato.
Realtà che per intenderci ha un nome ben preciso: globalizzazione, con le sue complesse e inedite sfaccettature.
La conseguenza è che oltreoceano si affrontano i problemi innalzando muri e barriere tariffarie, negando le emergenze ambientali, sottraendo risorse all’ONU, mentre nel nostro continente si esce dai trattati europei (Brexit).
Noi invece ci siamo specializzati nel fomentare paure, malessere e insicurezza sociale anestetizzandoli con un rivoltante populismo cresciuto sulle macerie delle ideologie e sull’assenza del raziocinio delle elites culturali e la caduta della fiducia nella scienza.
Passerà dunque alla storia questa supposta “rivoluzione di maggio”?
“Pietra tombale della democrazia liberale”, come asserisce il Nobel per l’economia Paul Krugman?
Mi auguro proprio di no, ma con l’aria che tira, specie in casa nostra (PD), non ne sono tanto sicuro …
Giorgio Grossi