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Consiglio di Stato: non ci sono prove che chiudere le scuole sia utile

Il Consiglio di Stato respinge l’appello del Governo contro due ricorsi di comitati appartenenti alla Rete Nazionale “Scuola in Presenza”. Il giudice ribadisce l’obbligo per il Governo di riesaminare le norme che regolano la chiusura delle scuole, anche in zona rossa, motivandole con dati certi. I documenti scientifici presentati dalla Presidenza del Consiglio non supportano la tesi che le scuole siano grave fonte di contagio. Il Governo non ha saputo motivare in maniera razionale la “priorita’ assegnata alla precauzione sanitaria a fronte della grave compressione del diritto all’istruzione.”

In due decreti depositati ieri, il Consiglio di Stato a firma del Presidente della Terza Sezione Franco Frattini ha respinto l’appello del Governo contro le  ordinanze cautelari  emesse dal TAR del Lazio relativamente al meccanismo di sospensione automatica della didattica in presenza, anche in zona rossa.

Dagli atti appare “una irragionevolezza della disposta istruzione “a distanza” senza distinzione di aree territoriali ne’ di classificazione ai fini della diffusione del contagio.”

Inoltre, dai documenti scientifici depositati dalla stessa Presidenza del Consiglio, “emergerebbe la non forte influenza delle attività di istruzione in presenza ai fini della diffusione del contagio.”

Per questo motivo non apparirebbe razionale la “priorita’ assegnata alla precauzione sanitaria, a fronte della grave compressione del diritto all’istruzione, anch’esso costituzionalmente tutelato”.

Il Governo dovrà quindi rivalutare e motivare le sue decisioni in materia di chiusura della scuola con adeguati e motivati dati scientifici, in modo trasparente e coerente.

La Scuola per tutti i bambini e le bambine, le ragazze ed i ragazzi è Salute, ma dal 7 aprile a Rimini quasi 106 mila adolescenti e universitari che sono dietro a uno schermo da più di un anno resteranno in Dad, a fronte di soli 27 mila che potranno tornare in aula.

Vogliamo continuare a sottolineare – afferma la referente Stefania Montebelli del comitato riminese Per la scuola in presenza – Ragazzi a scuola – che il ricorso alla Dad è stato l’unico e più insistente provvedimento utilizzato per arginare in contagio, ma la novità di oggi grazie prima alle sentenze del Tar e oggi al Consiglio di Stato è  che lo si è fatto senza addurre studi scientifici e dati. Il governo non può più ignorare la decisione dei giudici. Il grido di allarme a difesa delle future generazioni non può più restare inascoltato. E allora invitiamo tutta la società civile, tutte le famiglie, gli insegnanti, i professionisti ma anche coloro che fino ad oggi non hanno saputo quanto fosse dannoso e immotivato il ricorso alla Dad, a scendere in piazza del Popolo a Roma, sabato 10 aprile per la manifestazione congiunta della Rete nazionale Scuola in presenza.

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