Usa parola di fuoco Gianni Indino, presidente Confcommercio della provincia di Rimini: “Con il nuovo Dpcm si punisce ancora una volta il settore dei pubblici esercizi. Un provvedimento incomprensibile, che va contro a chi in questi mesi ha fatto di tutto per adeguare l’attività ai protocolli. Per i locali serali sarà un vero colpo di grazia. Un provvedimento scritto male, che impone ai pubblici esercizi la chiusura a mezzanotte, ma non impedisce loro di riaprire a mezzanotte e un minuto: una provocazione, certo, che non escludiamo di mettere in atto”
In un lungo comunicato Indino epsrime tutto il dissenso possibile: “Come rappresentante degli imprenditori mi sento offeso e umiliato. Con il nuovo Dpcm partorito questa notte dal governo si puniscono ancora una volta gli i pubblici esercizi, praticamente unici capri espiatori sacrificabili sull’altare della pandemia. Nonostante i protocolli, le sanificazioni, l’uso dei dispositivi di protezione personale e i distanziamenti dei tavoli a cui si sono adeguati in questi mesi, il nuovo Dpcm tratta i pubblici esercizi ancora una volta come untori. L’obbligo di chiusura alle 24 per ristoranti, bar e pub non è comprensibile ed è totalmente ingiusto. Per i locali serali sarà un vero colpo di grazia. Vorrei inoltre ricordare al governo che queste sono imprese, piccole o grandi che siano, e come tutte le imprese hanno bisogno di tempo per riorganizzare l’attività e il personale, mentre le si obbliga ad adeguarsi nel giro di qualche ora. I ristoranti non potranno più nemmeno sfruttare il secondo turno che in parte mitigava i minori posti a sedere, pena dover cacciare i clienti dal proprio locale allo scoccare della mezzanotte”.
“Se la motivazione che ha spinto il governo ad inasprire le regole per i pubblici esercizi è quella di evitare assembramenti – prosegue – mi si spieghi perché dopo le ore 24 una tavolata al ristorante non può sorseggiare l’ultimo bicchiere e chiacchierare comodamente seduta, distanziata e in regola. E vorrei sapere qual è il motivo per il quale dopo mezzanotte in un bar o in un pub non si può ascoltare musica, bere una birra o un cocktail seduti e distanziati, conversando con i propri amici dopo una giornata o una settimana di lavoro. E poi, alle 24 saremo obbligati a fare uscire tutti dal locale, faremo suonare la campanella? Ci sarà un po’ di tolleranza dando il tempo di finire il pasto all’ultimo tavolo? Contiamo nel buonsenso di chi farà i controlli. Ma poi fuori le persone non possono sostare: saremo sempre noi a dover liberare velocemente il marciapiede davanti al locale? E se non riusciamo a farlo, di chi sarà la responsabilità? Siamo così sicuri che gli assembramenti siano davvero colpa dei nostri locali e che i ragazzi fatti uscire dal pub o dal ristorante fileranno sotto le coperte?”.
E ancora: “Ai locali senza posti a sedere viene ordinato di chiudere alle ore 21. Le centinaia di negozietti che vendono alcol in tutto il territorio provinciale chiuderanno anche loro alle 21 o continueranno come hanno sempre fatto a vendere alcol da asporto rifornendo chi riempie piazze, vie e parchi in barba a regole e protocolli? Domande che al momento non trovano risposta e non la troveranno mai, perché questo provvedimento sembra scritto da gente che non vive la realtà e non conosce le imprese del settore. Un provvedimento scritto male, che impone ai pubblici esercizi la chiusura a mezzanotte, ma non impedisce loro di riaprire a mezzanotte e un minuto: una provocazione, certo, che non escludiamo di mettere in atto”.
“Non si è intervenuto ad esempio sulle capienze del trasporto pubblico, settore da dove arrivano foto e video di assembramenti fuori da ogni logica e soprattutto da ogni regola. Fanno più paura due birre al pub tra amici dopo mezzanotte di pensiline stracolme di gente. Ancora una volta dunque si è preferito puntare l’indice sul settore dei pubblici esercizi. Evidentemente chi ha lo stipendio assicurato a fine mese è più interessato a spostare i problemi piuttosto che affrontarli. Ma se ne assumano le responsabilità: ne dovranno rispondere quando una fetta del comparto morirà e si accorgeranno di quanto beneficio portava al nostro Paese”.
“A questo punto la situazione non è più tollerabile. Gli imprenditori che per legge si trovano penalizzati nella propria attività e che rischiano di dover lasciare a casa anche il personale, devono poter avere un ristoro economico congruo. Eppure da questo lato il governo continua a fare orecchie da mercante e alle imprese non arriva nulla. Una situazione incomprensibile e vergognosa che ci costringe a continuare a batterci sempre con maggior forza a tutela delle imprese”, conclude furibondo Gianni Indino.