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Concessioni spiagge, va in onda lo “sfogatoio balneare”

A leggere i resoconti mediatici sul tema caldo delle concessioni demaniali a scopo turistico ricreativo sembrerebbe che la giornata di ieri abbia rappresentato una sorta di “appuntamento per lo sfogatoio balneare” anche se tra associazioni, imprenditori, istituzioni centrali e territoriali, politici di tutti i colori, testate web “sensibili” ai “dilemmi” dei concessionari, non si è ben capito chi fosse il cattivo di turno: il Governo, il Parlamento, la U.E. ed i suoi organi, il sig. Bolkestein, il Consiglio di Stato, il “furiano”, il “garbino”, Pippo, Pluto, Paperino?

Tutti a gridare ad una sorta di “complotto”( in questi giorni evidentemente è di moda) contro i concessionari e contro le istituzioni locali che “non sanno cosa fare”. Ha iniziato Enrico Schiappapietra, titolare dei Bagni Olimpia di Savona e presidente ligure e vice-presidente nazionale del Sib, il quale ululando alla luna, sostiene che la direttiva Bolkestein farà dell’Italia “una nuova Grecia, Paese oggi in mano alla Germania”. Non solo sembrerebbe che sia tornato indietro nel tempo di 80 anni (poteva chiosare con lo “spezzeremo le reni alla Grecia”), ma anche lui si è aggiunto ai tanti “divulgatori di bufale balneari”, come gli ha prontamente fatto notare Giorgio Davos, giornalista greco corrispondente dell’agenzia Ansa e della radio e televisione svizzera Rsi, quando gli ha ricordato che in Grecia una società tedesca, Fraport, gestisce, dal 2015, 14 aeroporti regionali  “ma le spiagge sono libere e la Bolkestein non c’entra nulla”.

Hanno continuato poi “i recidivi” Gasparri e Santanchè, ai quali si è aggiunto questa volta anche Tajani, con la solita litania che “l’Europa deve riconoscere la peculiarità italiana” (tra un po’ ripresenteranno a Bruxelles il problema dell’autonomia e della peculiarità  dei “Sudeti”, sicuro…. la storia è ciclica.) come se l’anomalia, la vergogna italiana (altro che peculiarità) non fosse già, non tanto e non solo riconosciuta dalla U.E., ma addirittura  “sanzionata” con due procedure di infrazione (2008-2010) e con un’ altra pronta ad aprirsi a breve.

Non poteva mancare di salire sul carro del “ciccospannismo illuminato” la Confesercenti che per bocca del presidente della Confesercenti Marche, Sandro Assenti, vuol insegnare diritto al Consiglio di Stato, alla Corte di Giustizia, alla Corte Costituzionale, alla Corte di Cassazione, ai TAR regionali, sostenendo che le concessioni balneari devono uscire dalla Bolkestein (ed entrare magari al “Parco della Vittoria” dopo aver ritirato 20.000 lire passando “dal Via” come si faceva giocando a Monopoli) non sapendo che in ogni caso “comanda” il T.F.U.E., fonte primaria, con gli art. 49,56,106 e da quello “non si può uscire”.

Chiudono la commedia le dichiarazioni di alcuni sindaci ed assessori dei Comuni romagnoli, e sinceramente questa è la parte più deludente e sconfortante della “balnear commedia” in quanto il loro ruolo non deve essere, come invece di fatto dimostrano quotidianamente che sia, un sindacato parallelo alle sigle dei balneari preposto a tutela dei loro privilegi e dei monopoli, ma  in teoria la loro bussola e la loro funzione istituzionale dovrebbe indirizzarsi verso la tutela del demanio marittimo, bene di utilizzo  generalizzato per la  collettività e non proprietà personale dei bagnini e/o  dei chioschisti.

Non un accenno alla percentuale irrisoria di spiagge libere da intcrementare e da attrezzare per mano dei Comuni per chi, per scelta o per necessità, decide di “non  pagare per prendere il sole”. Questi chi sono, cittadini di serie B ?

E gli imprenditori turistici “diversamente bagnini” estromessi da anni dal mercato e dal mercimonio delle concessioni solo perché gli enti pubblici non bandiscono come dovrebbero le gare dove tutte le imprese avrebbero diritto di partecipare con proprie progettualità? Quelle non sono “imprese da tutelare” come le altre, Sig.ri sindaci e assessori? Mai un accenno a loro, come se fossero partite iva di seconda mano. Ed invece saranno proprio queste le prime a sommergere con una valanga di ricorsi i Comuni concedenti quando vedranno che le condizioni di gara con i “falsi e non dovuti indennizzi” le penalizzeranno nei confronti dei concessionari uscenti. Non vorrei essere nei panni del dirigente di turno.

Un’altra inesattezza divulgata ieri da sindaci e assessori riguarda l’oggetto delle future pubbliche evidenze. Esse avranno ad oggetto, e non può essere altrimenti, tratti di arenile svuotati da tutto, da riempire di contenuti progettuali proposti dai vari concorrenti e non certo gli attuali “stabilimenti balneari o gli attuali chioschi bar”. È una comunicazione totalmente errata nei presupposti quella che quotidianamente e pubblicamente proviene dalle istituzioni sulla “difficoltà” di mettere a bando 100-150-200 “concessioni” come se ciò fosse un obbligo. Non è vero. I Comuni, se volessero, potrebbero a loro insindacabile giudizio, ripristinare il libero uso per metà del litorale marittimo di loro competenza e proporre in modalità concessoria solo l’altra metà o una quota inferiore e di conseguenza le concessioni non sarebbero più 100-150-200, ma molte meno.

Come sono del tutte patetiche le lagnanze sulla ristrettezza dei tempi a disposizione per “preparare le gare”. Il Consiglio di Stato già nel Novembre 2019 aveva disapplicato la legge Centinaio di proroga al 2033 aprendo agli enti locali la possibilità di preparare pubbliche evidenze. È seguita poi nel Dicembre del 2020 la lettera di messa in mora della Commissione U.E. dove venivano indicate le coordinate precise, per chi volesse intanto prepararle. Le “sentenze gemelle” dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato sono datate Novembre 2021 e la legge delega è dell’Agosto 2022.  Le denunce dell’AGCM agli enti concedenti sono del 2019-2020-2021. Se in questi anni invece di essere stati totalmente “sensibili” ai richiami dei balneari come diligenti ed ubbidienti signorsì gli enti locali avessero iniziato le procedure preliminari alle pubbliche evidenze, non si sarebbero trovati in questi ampiamente previsti e preordinati “ritardi”.

Ultima considerazione, anche questa sempre sottovalutata e mai presa seriamente in considerazione. Il Comune concedente è parte di un rapporto contrattuale e le condizioni concessorie, i “patti contrattuali che son legge tra le partiprevedono a fine concessione  il “rilascio della spiaggia libera da tutto quello che c’è sopra” a meno che lo Stato non intenda incamerare il bene, l’opera inamovibile installata dal concessionario senza che egli abbia diritto, per contratto, ad alcun indennizzo. I Comuni sono obbligati a far rispettare le condizioni contrattuali concessorie al “bagnino” e/o al “chioschista” così come le fanno rispettare a qualsiasi altro concessionario di beni demaniali (gestore di impianti sportivi comunali, edicolante, concessionario di suolo pubblico, ecc..).

Come mai di questo non ne parla mai nessuno? Argomento scottante? A breve lo sarà sicuramente.

Roberto Biagini (Coordinamento Nazionale Mare Libero)

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