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Concessioni spiagge, estate bollente tra sentenze italiane e richiami europei

Estata calda sul fronte delle concessioni demaniali marittime a scopo turistico. Prima la speranza di risolvere il problema dei pertinenziali che hanno canoni in molti casi insostenibili. Speranza durata qualche ora, poi vanificata dalla Ragioneria di Stato che ha bocciato l’emendamento condiviso da tutte le forze politiche per mancanza di copertura finanziaria. La stessa Ragioneria ha richiamato il Parlamento al rispetto delle norme europee a non insistere con la proroga fino al 2033.

Sulla materia è intervenuta anche la commissione Europea. La portavoce dell’Esecutivo comunitario ha chiarito che si tratta di una questione di cui Bruxelles si occupa da anni. “Stiamo discutendo con l’Italia sia a livello tecnico che ad alto livello politico per risolvere la situazione il più presto possibile e portare la legislazione italiana in conformità con la legge Ue”.

A tutto questo, già ampiamente sufficiente, si sono aggiunte alcune sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Tribunali che hanno indicato in modo netto la strada da prendere.

Solo ricordando le sentenze più recenti prima è intervenuto a fine giugno il Tar Campania – Salerno che ha “bollato” con la “non conformità all’ ordinamento euro-unitario” tutte le proroghe generalizzate che si sono succedute dopo il recepimento della “direttiva Bolkestein” dallo Stato italiano.

Poi è intervenuta una sentenza del Consiglio di Stato che ribadisce la procedura dei bandi. “In particolare viene sottolineato che “la sottoposizione ai principi di evidenza trova il suo presupposto sufficiente nella circostanza che con la concessione d’area demaniale marittima si fornisce un’occasione di guadagno a soggetti operanti sul mercato, tale da imporre una procedura competitiva ispirata ai ricordati principi di trasparenza e non discriminazione”,

Da ultimo è intervenuta anche una sentenza del tribunale di Castrovillari che ha sequestrato uno stabilimento balneare di Corigliano Calabro, perché in contrasto delle direttive europee. Il tribunale ha contestato la validità delle proroghe ritenute un contrasto con le norme comunitarie.

La giurisprudenza italiana, la Corte di giustizia europea, la Corte Costituzionale italiana, hanno da anni affermato, senza equivoci, che è necessario rivedere tutta la legislazione in materia di concessioni demaniali a scopo turistico adeguandosi non solo alle norme Europee, ma anche a quelle italiane.

Infatti come ha scritto recentemente l’avvocato Roberto Biagini, presidente CO.NA.MA.L. COORDINAMENTO NAZIONALE MARE LIBERO “nel momento in cui non dovesse esserci più la Bolkestein (mettiamo, per assurdo, che decidano che non si applichi alle concessioni balneari) i giudici nazionali valuteranno (in caso di contenzioso su una concessione demaniale marittima) la compatibilità con il diritto primario (Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, ed in particolare con gli art. 49-libertà di stabilimento- art. 56 libera prestazione servizi e 106-concorrenza) della norma nazionale di proroga generalizzata, previa valutazione se la concessione presenta un interesse transfrontaliero certo (e tutte le concessioni presentano tale interesse visto il valore economico delle stesse). Il risultato finale sarà lo stesso: disapplicazione della normativa di proroga generalizzata per non conformità con il diritto euro-unitario, in questo caso del Trattato Europeo e non della Bolkestein”.

A fronte di tutto questo, la politica – nazionale, regionale e locale – invece di impegnarsi per una legge che riordini tutto il settore preferisce posticipare il problema con le proroghe. Una politica che ha bloccato, da anni, tutto il comparto del turismo balneare in concessione, non ha dato nessuna certezza agli operatori e sta provocando continue sentenze in linea con la normativa europea.

Come ha detto recentemente il ministro Francesco Boccia “bisogna rispettare tutti gli operatori economici, gli investitori, gli ambientalisti, i sindaci e i presidenti di Regione, però il nodo resta uno: se si fanno norme attraverso scorciatoie per portare a casa applausi di brevissimo termine, poi si creano pasticci”.

Il problema è proprio questo. Gli applausi e le contestazioni. Gli operatori di spiaggia, concessionari, hanno impedito in questi anni ogni soluzione vera del problema. Hanno continuato a chiedere soluzioni impraticabili ma sostenute dalla politica di centrodestra ed in parte di centrosinistra. Dall’uscita dalla Bolkestein, al diritto di superficie per 90 anni (poi portato solo a 50 anni) a proroghe di 50 anni, al legittimo affidamento ed altre soluzioni fantasiose.

Ora non c’è più tempo. Il settore è nel caos giuridico si rischia una deregulation che sarebbe la situazione peggiore per il sistema degli operatori balneari italiani. La strada era stata indicata già dal 2011, con l’allora ministro Raffaele Fitto. Occorreva impegnarsi su quelle proposte che cercavano di tenere unita competenza, professionalità, sistema delle micro imprese esistenti ma anche future, con le norme europee e nazionali sulla libera concorrenza. Si può partire da quel lavoro per una soluzione adeguata.

 

 

 

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