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Compromesso in extremis sulle spiagge, ok deroga 2024 e rinviato nodo indennizzi

Chi ancora crede che le spiagge siano qualcosa di folcloristico e non un pilastro dell’economia italiana dove il turismo vale il 7% del pil, può ripassare le cronache di questi giorni, con la questione delle concessioni balneari che hanno rischiato di far cadere il governo molto più seriamente che le armi all’Ucraina.

Un accordo raggiunto per il rotto della cuffia, che rimanda il punto più spinoso a tempi migliori senza nemmeno scongiurare il rischio di schiantarsi contro le sentenze della magistratura e le norme europee. E’ quanto messo insieme dai partiti dopo giorni di tensione rovente, dopo l’ultimatum di Draghi per chiudere il decreto concorrenza entro la fine del mese. In caso contrario l’Italia di sarebbe giocata i fondi del Pnnr.

Ma alcuni, come Giorgia Meloni, negano anche questo e parla di “accordo ridicolo e vergognoso”, di “forzatura del Consiglio di Stato contro il potere legislativo del Parlamento”, accusando il governo di aver “raccontato agli italiani che senza le aste delle concessioni balneari sarebbero saltati 19 miliardi di finanziamenti del Pnrr”. Fratelli d’Italia aveva anche tentato un blitz alla Corte Costituzionale, che però ha rimandato al mittente come “inamissibile” il ricorso di sei parlamentari meloniani contro un provvedimento che ancora è da approvare in aula.

I partiti di maggioranza ora si dicono tutti soddisfatti del compromesso raggiunto, dopo aver tentato con ogni mezzo di andare incontro alle richieste dei bagnini. Ciò nonostante nella categoria i mugugni sono tanti: la questione dei risarcimenti a coloro che dovessero vedersi non rinnovata la concessione è stata rinviata a un decreto del Governo ancora tutto da scrivere. I risarcimenti saranno a carico dei subentranti, e ora occorre un decreto legislativo con il quale si dovranno  definire le regole per le nuove gare.

Risarcimenti che peraltro erano stati esclusi dalla sentenza del Consiglio di Stato. Facile prevedere l’enneisma ondata di cause in tribunale, senza che nemmeno questa volta il settore abbia raggiunto delle certezze che mancano ormai da oltre vent’anni.

Confermata poi, rispetto alle prime riformulazioni discusse da governo e maggioranza, la possibilità per i Comuni di ottenere deroghe tecniche di un anno, fino al termine del 2024, per la chiusura delle gare rispetto al termine del 2023 indicato dal Consiglio di Stato.

Si sblocca dunque l’articolo 2 sulle concessioni balneari, condizione imprescindibile per arrivare all’approvazione del disegno di legge per la concorrenza, riforma del Pnrr sulla quale il governo aveva prannunciato l’intenzione di porre la questione di fiducia in assenza di un via libera del Senato a un testo concordato entro il 31 maggio.

“Come Regione Emilia-Romagna vogliamo ribadire ancora una volta che per quanto riguarda le concessioni balneari è fondamentale trovare un punto di equilibrio tra la tutela della concorrenza prevista dalla normativa europea con l’altrettanto legittima tutela dei diritti degli operatori del settore, della loro professionalità e dei loro investimenti, che non può che passare da giusti indennizzi che tengano conto del valore reale delle imprese”.

Così il presidente della Regione Stefano Bonaccini e l’assessore regionale al Turismo Andrea Corsini commentano l’accordo raggiunto. “Vogliamo interpretare questa scelta, avvallata da tutte le forze di maggioranza, come una apertura a un ragionamento pratico, concreto e onesto su quali e quanti debbano essere gli indennizzi per i titolari degli stabilimenti balneari- proseguono presidente e assessore-: dalla copertura degli investimenti alla valutazione dei beni mobili e immobili e dei costi di avviamento”.

“Come Regione abbiamo condiviso con i Comuni costieri e le associazioni di categoria una serie di parametri che sembravano inizialmente essere stati recepiti dal Governo per poi però non trovare spazio nel provvedimento approvato a fine febbraio dal Consiglio dei ministri – concludono Bonaccini e Corsini – quest’ultima decisione dell’esecutivo di rimandare la partita ai decreti attuativi lascia il margine per un reale confronto con le Regioni per fare in modo che questa importante riforma rispetti le specificità e le vocazioni dei territori”.

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