“Boldini e la moda”. Ferrara, Palazzo dei Diamanti, sino al 2 giugno 2019.
Giovanni Boldini (Ferrara 1842-Parigi 1931) grande protagonista della mostra di Ferrara, curata da Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill, per conto della Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. Centotrenta opere (dipinti, disegni, incisioni) sue e degli amici Degas, Manet, Sargent, Whistler, Seurat che raccontano il mondo della Belle Epoque tra fine Ottocento e la Prima Guerra Mondiale a Parigi, capitale di ogni tendenza del gusto e della modernità.
Arrivato a Parigi nel 1879, a 29 anni, Boldini diventerà nel corso del tempo il ritrattista delle signorine della buona società, dame di corte, figlie, mogli e amanti di ambasciatori, uomini d’affari, nobili nonché di attrici, di cantanti e di ballerine. Sarà un protagonista della fiera della vanità di quell’epoca irripetibile, immortalandone le protagoniste, facendo di loro delle icone di stile e di fascino.
Contribuì a creare il sogno della nuova Alta Moda francese, e la rassegna ferrarese indaga per la prima volta il rapporto tra Boldini e il sistema dell’alta moda parigina. “Pittore della donna moderna” e delle più esuberanti eleganze parigine. Così nel 1909, la rivista di moda “Femina” definiva Boldini. Quell’epoca di voluttuosa eleganza, di sfarzosi gioielli e gesti affettati, Boldini seppe coglierla meglio di chiunque altro, tanto da lasciare un segno profondo nell’immaginario di generazioni di fotografi, stilisti e costumisti del Novecento: da Christian Dior a Cecil Beaton, da John Galliano a Giorgio Armani.
Ma non solo: la sua pittura ha contribuito a rendere visive tante protagoniste della letteratura di quegli anni. Le eroine di Charles Baudelaire, di Oscar Wilde, di Marcel Proust, di Gabriele D’Annunzio prendono vita nei suoi ritratti, vengono evocate nella cornice della mondanità di fin de siècle, trovano vita nelle atmosfere raffinate e luccicanti della metropoli francese.
La sua è una pittura glamour, sofisticata, ostentata e audace, in cui la moda diventa un attributo distintivo della sua ritrattistica.
Scrive Vasilij Gusella a conclusione della Guida della Mostra: “Con la complicità di alcune personalità fuori dal comune, animali ‘di lusso’ per le quali ‘il superfluo [era] necessario come il respiro’ (G. D’Annunzio) come l’incantevole Rita Lydig o l’eccentrica marchesa Casati, vere e proprie icone di moda ante litteram, la fantasia del maestro dà vita ad una nuova iconografia muliebre: una donna emancipata, disinibita, fatale, che sembra esistere solo per essere ammirata. Questi esseri dai grandi occhi bistrati e dalle labbra languidamente socchiuse, colti in pose manierate e sensuali che anticipano il sapore patinato del cinema e della fotografia glamour degli anni Venti e Trenta, trovano in Boldini uno degli interpreti più vigorosi di quella femminilità suprema che ha segnato quell’epoca mitica e irripetibile”.
Tantissima gente a visitare la Mostra in questi ponti di aprile. Vale la pena rimanere ad ascoltare cinque minuti i commenti di chi esce da Palazzo Diamanti dopo la visita: ci sono gli entusiasti della bellezza femminile ritratta da Boldini, ma ci sono pure quelli che a quelle belle signore augurerebbero tanto di andare un po’ a lavorare. Il mondo è bello perché vario, ma purtroppo per qualcuno/a è molto più bello della restante maggioranza.
Paolo Zaghini