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Claudia Venuti: “Nel nuovo libro c’è ogni facciata del mio mondo, mattone dopo mattone”

E’ uscito da qualche mese ma è già in ristampa il libro della scrittrice riminese Claudia Venuti, “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” edito da  Sperling & Kupfer, che arriva dopo il successo della trilogia “Passi di Mia”.

In questa sua nuova fatica editoriale, l’autrice racconta di una donna alle prese con la propria indipendenza e con le svolte della vita.

Claudia, com’è nato il tuo ultimo libro e qual è stato il suo percorso dalla scrittura alla pubblicazione?

“Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” è nato dalle volte in cui ha vinto prepotentemente il bisogno di andare fino in fondo a un’emozione, sia positiva sia negativa, è nato dal presente che ha vinto sul passato e dalla speranza che ha vinto sulla nostalgia e i rimorsiracconta l’autrice -. In questo libro c’è la persona che sono diventata dopo anni passati a costruire ogni facciata del mio mondo, mattone dopo mattone. Il percorso dalla scrittura alla pubblicazione del libro è stato tortuoso perché ricordo bene il momento esatto in cui mi sono resa conto che avrei voluto cambiare tutto: parte della trama e persino il titolo ed è stato ad inizio pandemia, quando ho realizzato che quella “chiusura forzata” chiamata lock-down stava modificando radicalmente le nostre abitudini e il nostro modo di vivere, e, di riflesso anche il mio modo di scrivere e voler affrontare certe tematiche con altri occhi. A luglio mi sono fermata, letteralmente bloccata perché sentivo che non era ancora giunto il momento di mettere l’ultimo punto e scrivere la parola fine alla storia di Nina. Così, sono partita per un po’ e al mio ritorno quei blocchi non esistevano più e ho scritto l’ultimo capitolo. La pubblicazione è avvenuta il 12 gennaio, giornata che non dimenticherò mai, la definirei davvero “memorabile”, passare nelle librerie di Rimini e vedere “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” esposto in tutte le vetrine è stata un’emozione che ancora oggi fatico a descrivere”.

Se dovessi descrivere la protagonista Nina, come la definiresti? Nina è un personaggio difficile da definire – continua Venuti -, è una donna dalle mille sfumature e dalle mille paure. Da un lato indipendente, forte e solitaria e dall’altro irrisolta sotto tanti aspetti e con il terrore di legarsi a qualcuno. Una donna segnata, convinta che da soli si possa arrivare ovunque e senza soffrire e convinta che stare alla larga dai sentimenti sia la soluzione migliore ad ogni tipo di problema. Sotto la sua corazza e i suoi limiti, c’è una donna che ad un certo punto ha il coraggio di mollare tutte quelle convinzioni, una ad una, provando ad intraprendere l’unico viaggio che aveva sempre evitato di fare: quello di guardarsi dentro e allo specchio senza più scappare”.

Quando hai iniziato a scrivere e come hai portato avanti questa passione nel tempo? “Ho iniziato a scrivere sin da piccola, nei miei ricordi c’è sempre questa immagine di me seduta alla mia scrivania con carta e penna. Ho sempre utilizzato la scrittura per comunicare, ho sempre scritto lettere su lettere e ho sempre sentito che, solo attraverso la scrittura, io fossi in grado di essere me stessa. Prima della passione è nato il bisogno, l’esigenza costante di dover annotare ogni emozione, paura e stato d’animo. La passione è nata solo in un secondo momento, forse quando dopo la pubblicazione del mio primo libro, ho iniziato a distaccarmi dalla mia vita reale e ho iniziato a dare libero sfogo alla fantasia attraverso le mie storie e soprattutto dopo aver capito che non si trattava più di far star bene solo me stessa, ma che attraverso quelle pagine, riuscivo a far del bene anche ad altre persone: i miei lettori”.

Quando scrivi, chi immagini di vedere intento a leggere le pagine del tuo libro? Da chi hai maggiori feedback? Ad essere sincera non penso mai a chi leggerà, penso solo a scrivere e ad essere fedele a me stessa e a dire il vero se c’è una cosa che mi ha sempre stupito del mio bacino di lettori, è che è impossibile identificare un target preciso. A volte ricevo messaggi da ragazze molto giovani, altre volte da donne e uomini adulti. Ho addirittura dei feedback da parte di nonni e nonne. A livello generico invece immagino persone che abbiano voglia di andare oltre la superficie delle cose e degli eventi, persone col bisogno di imparare a guardarsi dentro, a scavare senza paura persino nei cassetti peggiori, perché è proprio da lì che si riesce a ripartire a volte”.

Dall’età di 14 anni vivi a Rimini, qual è il tuo rapporto con la città? “Di amore, immenso amore. Ho imparato ad amare ogni singola sfaccettatura di questa città che mi ha accolta e dato infinite possibilità di esplorare, conoscere e vivere esperienze di vita che mi hanno formata e che continuano a formarmi, sia a livello umano che lavorativo. Ci ho messo un po’ ad ambientarmi e a sentirmi “a casa” e addirittura ad un certo punto ero convinta di voler andare via, invece, oggi, da donna, ho scelto e sono fermamente convinta di voler rimanere qui perché è questa la mia base sicura ed è questa casa mia”.

Oltre alla scrittura, c’è anche la musica nella tua vita e nel tuo lavoro. In che modo convivono queste tue attività e passioni?Convivono perfettamente sincronizzate, sono due ambiti che coesistono e si alimentano a vicenda. La musica, così come la scrittura, è sempre stata una passione che da qualche anno ha preso forma concretamente grazie alla mia collaborazione con la testata giornalistica The Soundcheck di cui sono responsabile editoriale proprio per la sezione musica. Scrivere un romanzo è diverso da scrivere un articolo o fare un’intervista, ma è proprio grazie agli aspetti che differenziano questi due ambiti che continuo ad imparare e crescere, “fondendo” le due cose. Per fare un esempio: preparare e fare delle interviste ai musicisti, sia scritte che dal vivo, mi ha sicuramente sbloccato il mio rifiuto iniziale per i dialoghi all’interno dei libri, così come le interviste dal vivo hanno contribuito a sbloccare il mio imbarazzo durante le presentazioni dei miei libri”.

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