Un piccolo episodio per riflettere insieme sulle condizioni delle donne nella nostra società. Ieri, in occasione di una serata di una certa importanza, ho assistito a questo battibecco tra due donne straniere della stessa provenienza: “Non scattare foto, non fare video – diceva una all’altra – anche noi siamo mogli di uomini”.
Un’affermazione che mi ha colpito. Perché posso anche capire una signora che non le va di essere ripresa mentre balla, ma se questa scelta fosse stata liberamente sua. Ma mi chiedo, cosa deve c’entrare il marito con questa scelta?
I dati Istat possono aiutare per capire le condizioni di vita di tante donne italiane e non, quali diverse forme di violenza subiscono. Nel 2014 6 milioni 788 mila donne hanno subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, il 31,5% delle donne tra i 16 e i 70 anni: il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% molestie sessuali, il 5,4% forme più gravi di violenza sessuale come stupri e tentati stupri. Sono 652 mila le donne che hanno subìto stupri e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Le donne straniere (31,3%) hanno subìto violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane 31,5%). La violenza fisica è più frequente fra le straniere (25,7% contro 19,6%), mentre quella sessuale più tra le italiane (21,5% contro 16,2%). Le straniere sono molto più soggette a stupri e tentati stupri (7,7% contro 5,1%). Le donne moldave (37,3%), rumene (33,9%) e ucraine (33,2%) subiscono più violenze.
Ma oltre alla violenza fisica, le donne subiscono, in un silenzio imposto o “scelto”, altre forme di violenza.
Violenza psicologica: personalmente ho assistito a comportamenti a dir poco sgradevoli da parte di alcuni partner verso le loro compagne o verso i figli anche piccoli, senza che tali atteggiamenti fossero considerati minimamente anomali.
Violenza economica: spesso quando la famiglia è patriarcale si dà per scontato che il patrimonio o tutto quanto che è stato realizzato con la fatica di entrambi i coniugi venga intestato solo al marito. E spesso la donna si sente dire che alla fine tutto andrà ai suoi figli, come se lei fosse invisibile, non esista sia come compagna che come donna autonoma.
Violenza comunicativa: molte volte le donne fanno fatica a parlare della loro intimità sessuale. La barriera linguistica e più spesso ancora quella culturale impediscono alla donna di parlare con figure esterne che possono esserle d’aiuto.
Violenza familiare: la solidarietà familiare – che spesso andrebbe chiamata complicità – fa sì che la donna venga non capita, isolata, colpevolizzata. Dover subire ciò che non si vorrebbe subire “per tenere unita la famiglia” è la peggiore situazione che può vivere una donna. La rete che dovrebbe essere di protezione diventa una trappola.
Vorrei concludere ricordando a tutte le donne che subiscono personalmente violenze di questi generi o chi conoscono altre donne che ne sono vittime, che sul nostro territorio ci sono servizi che mettono a disposizione strumenti validi per uscire dal cerchio di violenza e per riprendere la propria vita. La vita è vita solo se c’è dignità.
Fatima Berrima
Info: A Rimini LA CASA DELLE DONNE è aperta tutti i giorni, dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00
LUNEDI’ dalle 14 alle 17 SPORTELLO CONSULENZA PSICOLOGICA dell’Associazione Antiviolenza “Rompi il silenzio” Onlus
MARTEDI’ (primo e terzo di ogni mese) dalle 14,30 alle 16,30 SPORTELLO ANTIDISCRIMINAZIONE dell’Associazione Rompi il silenzio Onlus
MERCOLEDI’ (secondo ed ultimo di ogni mese) SPORTELLO DI CONSULENZA DELL’ORDINE DEI COMMERCIALISTI (solo su appuntamento)
GIOVEDI’ dalle 14,30 alle 16,30 SPORTELLO D’ASCOLTO Associazione Antiviolenza “Rompi il silenzio” Onlus
VENERDI’ dalle 15 alle 18 SPORTELLO CONSULENZA LEGALE dell’Associazione Antiviolenza “Rompi il silenzio” Onlus
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