Equitazione Etica. Di cosa si tratta? Beh, per capire bene di cosa stiamo parlando abbiamo chiesto alla dottoressa psicologa cesenate Chiara Asioli (30 anni) che, da qualche tempo propone questa pratica nella nostra Regione, di spiegarci bene cosa si intende per Equitazione Etica e non solo.
Dottoressa Asioli, lei è una psicologa, giusto?
«Sì, esatto. La mia formazione parte dalla psicologia umana e successivamente è andata avanti nell’ambito degli animali non umani, in particolare cani e cavalli, che sono da sempre la mia più grande passione. Ho frequentato un corso di Pet Therapy e negli ultimi anni sono diventata Tecnico di Equitazione Etica ed Educatrice Cinofila. Mi occupo anche di supporto nel doposcuola per ragazzi con difficoltà scolastiche».
Perché ha deciso di iniziare questo tipo di attività?
«Ho deciso di proporre l’Equitazione Etica, perché essa rappresenta un modo diverso di vivere il cavallo, basato sull’approccio cognitivo-zooantropologico. Questo vuol dire che il cavallo viene riconosciuto come soggetto senziente capace di ragionare, provare emozioni e arricchire la relazione con noi. Le attività che si svolgono hanno lo scopo di gratificare entrambi i componenti della coppia uomo-cavallo, mettendo sempre al primo posto il benessere psico-fisico di quest’ultimo, partendo da una gestione naturale, che soddisfi la maggior parte dei suoi bisogni di specie. Non ho mai amato le attività performative in cui si pretende da altri animali che facciano cose solo per gratificare noi stessi. Mi piace invece accompagnare le persone alla scoperta di questo diverso modo di relazionarsi al cavallo, proponendo attività che siano percepite come piacevoli da tutti i soggetti coinvolti e aumentino in questo modo la motivazione a “fare insieme”. Lo stesso vale per i progetti di educazione al cane per i bambini, in cui quello che insegno loro è come rapportarsi correttamente con questo animale e come rispettare le sue esigenze, con lo scopo di promuovere il rispetto e la conoscenza consapevole di qualcuno diverso da noi, il cane, appunto».
«Sì, la SEE-Scuola di Equitazione Etica (scuola riconosciuta dal CONI tramite Endas ndr), ha in totale 16 tecnici sparsi in varie zone d’Italia. In Emilia Romagna siamo tre, gli altri due operano nelle zone di Piacenza e Bologna. Sul sito ufficiale della scuola www.equitazioneetica.it si trova un elenco con tutti i nominativi e le rispettive zone di competenza».
Ha dei collaboratori che le danno una mano?
«Per quanto riguarda l’equitazione no, svolgo le attività da sola, anche se tra noi tecnici siamo costantemente in contatto per eventuali consigli o confronti. Invece, per quanto riguarda l’educazione cinofila, ho iniziato da poco a collaborare con un centro cinofilo di Cesena, dove mi sono formata e continuo tutt’ora la mia formazione».
Quante persone si sono rivolte a lei fino a questo momento?
«Fino ad ora i numeri non sono stati molto alti, parliamo di qualche decina di persone, ma d’altra parte non è da molto che ho iniziato a propormi per far conoscere questo approccio. Anche se la mia esperienza con i cavalli è iniziata circa 10 anni fa, sono tecnico della SEE da soli due e mezzo, ci vorrà ancora del tempo, ma sono felice di quello che sta arrivando».
Opera in Romagna, vero?
«Esatto, in particolare in un centro nelle colline di Cesena, per chi non ha un proprio cavallo. Per i privati o centri equestri che invece abbiano bisogno di consulenze o vogliano intraprendere un percorso con i loro cavalli mi sposto in base alla richiesta. Per ora sono stata chiamata nelle zone di Rimini, Santarcangelo, Ravenna, Russi, Forlì e Imola».
Ha degli altri progetti in mente da sviluppare in questo campo?
«Attualmente una delle cose che mi piacerebbe sviluppare maggiormente è la collaborazione con i centri equestri della Romagna, per dare una visione diversa delle attività che si possono svolgere assieme ai cavalli, nell’ottica di condividere con essi una relazione equilibrata e appagante per tutti. Inoltre, vorrei incrementare le proposte per i bambini, magari in piccoli gruppi, in modo che da subito abbiano un primo approccio etico verso il cavallo e imparino a vederlo come un amico con cui condividere esperienze».
Perché è importante portare avanti queste attività?
«Perché l’ambiente equestre, non sempre, ma in tanti casi, è un fatto a misura d’uomo più che di cavallo e spesso questi animali vengono utilizzati come oggetti e costretti a vite che non fanno per loro, ad esempio chiusi nei box senza potersi muovere liberamente o socializzare coi loro simili. L’Equitazione Etica, partendo dal presupposto fondamentale della gestione naturale del cavallo: grandi spazi, vita in branco, stimoli vari, zoccoli senza ferri, conduzione senza imboccatura o coercizioni, e dal riconoscimento dello stesso come un compagno di vita e soggetto senziente, cerca di far conoscere un modo di stare con loro che permetta loro di esprimersi, di essere se stessi e che faccia stare bene non solo noi, ma anche e soprattutto loro».
Nicola Luccarelli