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CGIL, CISL, UIL: “Paolo Maggioli coerente con la Confindustria più retriva”

Siamo nel 2021 e ancora lavoratori e sindacato devono fronteggiare il totale rifiuto, da parte di alcune imprese, di un civile confronto sulle politiche attive del lavoro, sugli strumenti innovativi per la gestione della qualità di vita-lavoro – scrivono una nota i sindacati unitari – sulla contrattazione aziendale per migliorare il rapporto tra lavoratori ed azienda sotto il profilo normativo ed economico.

Un prototipo di questa tipologia tardo padronale è rappresentato dal Gruppo Maggioli che nella sede principale di Santarcangelo conta oggi  xxx dipendenti inquadrati sotto il contratto nazionale dei grafici industria, rinnovato di recente. Purtroppo, ad oggi, non è mai stato possibile sottoscrivere un contratto aziendale – prosegue il comunicato unitario dei sindacati – malgrado le reiterate richieste affinché si aprisse un vero tavolo di confronto. In effetti due incontri ci sono stati. Nel primo abbiamo esposto le nostre argomentazioni finalizzate alla costruzione di relazioni sindacali non episodiche e alla definizione di punti qualificanti per il primo contratto aziendale del Gruppo. Nel secondo abbiamo registrato il no generale della Maggioli a qualsiasi ragionamento di contrattazione aziendale. 

Non riteniamo questo esito, di cui i lavoratori sono stati immediatamente informati, motivo per  abbandonare la nostra attività rivendicativa che rimane incentrata principalmente su: risorse ed elementi innovativi che, a partire dal Governo, vengono messi a disposizione delle aziende; l’utilizzo del lavoro agile; il fondo nuove competenze; il contratto ad espansione; l’erogazione di premi collettivi legati al buon andamento dell’azienda; l’organizzazione del lavoro, anche alla luce degli effetti ancora molto incerti della pandemia.  

In totale coerenza con l’espressione più retriva di Confindustria – prosegue la nota – quella per intenderci convinta che non sia il lavoro a fare l’impresa, l’unica disponibilità che la Maggioli dà al sindacato è quella di firmare la cassa integrazione. Come al solito sì alla condivisione delle perdite quando c’è la crisi, no a qualsiasi riconoscimento quando acquisizioni e fatturati crescono.

Paolo Maggioli, presidente di Confindustria Romagna, perpetua una gestione obsoleta, di stampo padronale, che in una fase come questa – concludono la CGIL, la CISL e la UIL – dove l’innovazione tecnologica non può rimanere soltanto argomento di webinar, richiede invece un cambio di passo a tutti, anche alle imprese del territorio riminese”. 

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