A Rimini il lavoro è pagato anche 1 euro all’ora. I sindacalisti della FLAI CGIL hanno voluto approfondire la conoscenza delle condizioni di lavoro dei lavoratori immigrati nel territorio riminese. Già dal 2016 avvicinando gli ospiti dei CAS e SPRAAR (l’attuale Sistema Accoglienza Integrazione), si sono resi conto del forte bisogno dei richiedenti asilo di essere formati sui loro diritti di lavoratori. Da lì è nata una collaborazione con la maggior parte dei gestori del sistema di accoglienza, benvista dalla Prefettura, che ha consentito di organizzare dal 2018 incontri formativi che continuano tuttora, tranne una pausa nel 2020 dovuta alla pandemia. Incontri che sono stati occasione di informazione sul rispetto di diritti e doveri lavorativi, sull’accesso alle prestazioni sociali connesse al lavoro e sulle modalità di ricerca del lavoro. Tanti i racconti sulla loro condizione di immigrati e sulle esperienze lavorative avute nel nostro territorio.
Questi i dati a consuntivo: sono state formate 259 persone (oltre il 90% uomini), provenienti in 107 dall’Africa
centrale, 83 dal Pakistan, 45 dal Bangladesh, 9 dall’Afghanistan, 3 dall’Ucraina, 2 dalla Somalia, e 10 da altri paesi.
“Da queste persone – riferisce CGIL – abbiamo ascoltato 123 racconti di esperienze lavorative vissute nel territorio di Rimini, di cui 17 in agricoltura, 24 nel commercio (negozi e magazzini), 71 nel turismo (alberghi e pubblici esercizi), 7 in edilizia, 1 nella logistica, 3 nella metalmeccanica”.
Le retribuzioni orarie corrisposte sono state diverse e variabili in base al tipo di rapporto di lavoro instaurato. “Volendo riportare la massima e la minima per settore: da € 6 a € 4,23 all’ora in agricoltura, da € 10,38 a € 1,09 nel commercio, da € 10,98 a 1,65 nel turismo, da € 8,08 a € 5,76 in edilizia, € 8,65 nel settore metalmeccanico”.
“Non intendiamo assumere questi dati a valore statistico che sappiamo non possono avere, ma sicuramente come Sindacato non possiamo trascurare lo spaccato che danno su come si svolge il lavoro sul territorio”. A fianco del lavoro dignitoso, trattato e retribuito come previsto da Leggi e Contratti Nazionali, continua ad esistere lavoro sfruttato e gravemente sfruttato. Per questo la FLAI CGIL si è dotata dell’Osservatorio Placido Rizzotto per accendere un riflettore sui fenomeni di criminalità e caporalato, ha organizzato numerose campagne pubbliche denunciando il grave sfruttamento lavorativo in agricoltura, ha contribuito all’iter di elaborazione della Legge 199 contro il grave sfruttamento lavorativo approvata nel 2016, ed ha coordinato in Emilia Romagna il progetto DIAGRAMMI Nord (capofila il Consorzio NOVA in partenariato con OIM, Terra!, AGCI, FLAI CGIL, ecc…) per snidare lo sfruttamento in agricoltura. Quello che confermano però questi dati è ciò che il nostro territorio già conosce: lo sfruttamento lavorativo non è prerogativa di alcune latitudini italiane, ne solo di alcuni settori lavorativi, ma si estende a tutti gli ambiti a seconda della vocazione economica del territorio. A Rimini il grave sfruttamento lavorativo, più che in agricoltura, lo ritroviamo in certi negozi, ristoranti e alberghi dove si lavora anche per € 1,09 all’ora!”, denuncia il sindacato.
Sulla scorta di questa consapevolezza la Prefettura di Rimini ha formalizzato lo scorso 20 maggio il tavolo tematico sullo sfruttamento lavorativo in seno al Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, “che chiederemo venga riunito nuovamente al più presto per concordare un piano di azione condiviso da tutti gli attori del territorio che vogliono combattere il fenomeno”.
Nel frattempo la FLAI CGIL sta collaborando con una Rete territoriale di soggetti afferenti ai progetti Oltre La Strada(Comune di Rimini e Consorzio Mosaico), DIAGRAMMI Nord (FLAI CGIL, OIM, Terra!, ADIR, AGCI), SIPLA (CIDAS in collaborazione con Rumori Sinistri), per potenziare la presa in carico dei bisogni delle vittime di sfruttamento lavorativo, e sensibilizzare il territorio sull’argomento.
“Lottiamo insieme affinché rimangano accesi i riflettori sulla problematicità di questo fenomeno per contrastarlo e consentire di lavorare dignitosamente in tutti i luoghi di lavoro”, conclude FLAI CGIL.