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Centro commerciale a Misano e a Riccione va di nuovo in scena l’opposizione a tempo scaduto

Strana la discussione che si è aperta nei corridoi della politica e sui giornali intorno alla realizzazione del nuovo Polo Commerciale di Misano. Strana, perché avviene dopo una previsione della programmazione territoriale avvenuta nel 2007, riconfermata anche nel nuovo Ptcp del 2012 e dopo l’approvazione di un Accordo territoriale per l’attuazione del polo funzionale di Misano nel 2015.

Ad esempio, su quest’ultima delibera approvata dal consiglio comunale di Misano non risulta esserci state proteste. Non da parte delle minoranze, delle categorie economiche, del sindaco di Riccione Renata Tosi, delle varie liste civiche che sostengono la maggioranza riccionese. Nulla. Silenzio assoluto.

Come silenzio assoluto vi è stato nel 2007 quando iniziò la discussione e partì l’iter di approvazione del Piano Territoriale Provinciale con la previsione del Polo Funzionale di Misano. Nessuno ebbe nulla da eccepire.

Ora qualcuno pretende che si fermi questa realizzazione. Passi la presa di posizione delle categorie economiche: ci provano, per dare un segnale ai propri associati e tenere alta l’attenzione sul commercio di vicinato ed ottenere interventi di mitigazione a vario titolo. Legittimo e comprensibile.

Quello che stupisce sono le prese di posizioni della politica ed in particolare del sindaco di Riccione e le liste che la sostengono. In sostanza, chiedono di fermare l’intervento.

Evidentemente il precedente sul Trc al sindaco Renata Tosi ed alla sua maggioranza non è bastato. Si insiste per fermare una realizzazione dopo che sono stati approvati tutti gli atti amministrativi (ribadiamo, senza particolari opposizioni e prese di posizione contrarie). In Italia, fine a prova contraria, vi è uno Stato di Diritto. Una volta che una decisione diventa attuabile, tornare indietro non è possibile; o meglio, lo si può fare ma pagando i danni. Danni non solo finanziari, ma anche personali per i singoli amministratori.

Questo è lo stato dell’arte. Il resto appartiene alla categoria delle chiacchiere estive, chissà quanto in buona fede.

Un bel“ci abbiamo provato” che non costa niente e anzi fa guadagnare tanti “mipiace”. Poi fuori dai social c’è anche la realtà. Quella di cui si occupava la politica,in un tempo remoto in cui vigeva la coerenza con i propri atti,

L’Arciunès

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