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A Cattolica il Pinocchio che non si arrende alla scomparsa dei burattini

Un Pinocchio poco convenzionale. E’ quello che la compagnia ravennate de Il Teatro del Drago metterà in scena, al Salone Snaporaz di Cattolica, domenica 14 gennaio (inizio ore 16,30), in occasione della rassegna teatrale dedicate alle famiglie Tutti a Teatro. Uno spettacolo musicale per pupazzi, attori e un burattino di legno pieno di colori e vitalità. Tutti i personaggi saranno animati a vista dagli attori Roberta Colombo, Fabio Pignatta, Andrea e Mauro Monticelli (due fratelli di 59 e 56 anni), che diventeranno parte integrante della celebre favola di Collodi. I personaggi comunicheranno con un linguaggio di fantasia. E allora proviamo a chiedere a uno degli attori dello spettacolo Mauro Monticelli (che ne è anche l’autore), cosa si dovrà aspettare il pubblico da questo Pinocchio rivisto e corretto.

Monticelli, quando è nata la compagnia de Il Teatro del Drago?

«La compagnia Teatro del Drago è nata nel 1979 e nel 2019 festeggerà il quarantesimo anno di attività. In realtà, però, la nostra compagnia, cioè la Famiglia d’arte Monticelli, opera da ben cinque generazioni ininterrotte, a partire dalla prima metà dell’Ottocento.
Il capostipite fu lo scenografo e marionettista, nonché drammaturgo, Ariodante Monticelli.
La compagnia Teatro del Drago, prima era ancora operativa grazie a nostro nonno Otello Monticelli. Nonno Otello, marionettista e burattinaio, ha cessato la sua attività nell’agosto del ’79, e a dicembre abbiamo debuttato noi, con un nuovo nome della compagnia e con un nuovo spettacolo. Abbiamo puntato sui burattini, perché volevamo continuare la tradizione di famiglia. La nuova compagnia, mia e di mio fratello, si è data un nuovo nome, sempre nel ’79: Teatro dei Burattini di Monticelli, ed il primo spettacolo di questa nuova conformazione aveva per titolo: “L’Acqua della vita”, un racconto tratto dalle fiabe dei F.lli Grimm. Mio nonno Otello, negli ultimi anni di attività era conosciuto semplicemente con la Compagnia Burattini di Otello Monticelli».

In questa epoca sempre più tecnologia e digitalizzata, i burattini trovano ancora posto nell’immaginazione dei più piccoli?

«Assolutamente sì. I burattini sono una delle forme d’arte che più si addice al pubblico
dell’infanzia. Però, ritengo sia necessario fare un distinguo tra ciò che è “gradimento da parte del pubblico”, e ciò che è la volontà istituzionale di “valorizzare e sostenere” questa forma d’arte.
Lo spettacolo di teatro di animazione, ma in modo specifico, lo spettacolo classico delle Teste di Legno Tradizionali, riceve grande plauso, complimenti ed ha solitamente un gran successo. C’è un pubblico disinteressato ed affezionato di allegre famigliole con bimbi, che gli vuole molto bene e che frequenta il mondo dei burattini per un puro gusto di piacere e del divertimento. In questa era di “modernismo”, c’è molto disinteresse istituzionale; i burattini fanno ancora divertire e piacciono…ma rischiano l’estinzione!».

Quanto è difficile mettere in piedi uno spettacolo di burattini? Bisogna essere un po’ bambini dentro?

«Senza voler fare troppa filosofia, dico che il teatro dei burattini non è mai stato, in epoche passate, un genere rivolto ai bambini. Noi, in modo particolare, quando andiamo ad allestire un nuovo spettacolo di Teatro di Figura, non pensiamo di destinare la nostra opera, solo ed esclusivamente ai bimbi, ma lavoriamo per fare in modo che la nostra proposta artistica, arrivi al cuore di tutto il pubblico: grandi e piccini. In epoca passata, vale a dire più o meno, dagli anni ’60 in poi, la commedia brillante, nel teatro classico dei burattini si è rivolta in parte anche ai più piccoli.
Il teatro è una materia difficile di per sè e oggi nel 2018, lo è ancora di più. La tecnologia, l’era del digitale non ci aiuta di certo; tuttavia devo dire che il nostro genere, nell’arco del tempo, si è
evoluto moltissimo; una prima apertura a tutte le altre discipline artistiche ci ha aiutati nella crescita; parlo di musica, di danza, di scultura, pittura etc. Una stretta relazione con altre forme d’arte ha arricchito l’immagine e le atmosfere del nostro teatro “povero”. E comunque ci si avvale oggi anche nel nostro settore, per i nostri spettacoli, in buona parte della tecnologia come luci, audio ed effettistica varia».

Mi parli del vostro Pinocchio…

«Per farmi capire meglio, e per spiegare un po’ più chiaramente al pubblico che assisterà al nostro Pinocchio, vorrei fare sapere che il nostro allestimento è di Teatro di figura, cioè una nuova forma, più moderna del teatro dei burattini in baracca. Ci saranno in scena attori animatori in costume che daranno vita a pupazzi, ombre, burattini e scenografie: saranno “a vista” e non nascosti dietro un teatrino o baracca. Abbiamo scelto Pinocchio come semplice omaggio al nostro Nonno Otello, che nel ’50, allestì con i “burattini in baracca” Le Avventure di Pinocchio. In più, è un classico con il quale tutti i burattinai che lavorano a livello professionale, prima o poi, devono misurarsi e confrontarsi. Pinocchio è il burattino per eccellenza!».

E’ vero che i personaggi parleranno un linguaggio diverso da quello che conosciamo? Un linguaggio più adatto ai più piccoli forse?

«Parliamo, durante il nostro Pinocchio, a tutti i bambini “grandi e piccoli”, che vogliono rilassarsi e divertirsi. Abbiamo deciso, per una volta, di non essere troppo convenzionali. Utilizziamo un linguaggio molto fantastico o per meglio dire “della fantasia”: il Gramlot. I personaggi parlano tante lingue mischiate tra loro. Una lingua incomprensibile al nostro orecchio, ma facile
per la nostra fantasia!».

Avete già in mente il tema del prossimo spettacolo che porterete in scena?

«Sarà La tempesta di William Shakespeare, per pupazzi ed attori. Una coproduzione tra Teatro del Drago, Ravenna Italia e AtticRep di S.Antonio, Texas, già in lavorazione. Il debutto sarà al Festival Internazionale dei Burattini e delle Figure, Arrivano dal Mare, a Ravenna, nel mese di settembre».

Nicola Luccarelli

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