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Cattolica, il “Quintetto” di Marco Chenevier : “Crisi? Da solo danzo per cinque”

Continua a passo di danza la stagione teatrale di Cattolica, che vede in scena questa sera (martedì 11 febbraio) l’eclettico Marco Chenevier, coreografo, fondatore del Teatro Instabile di Aosta, direttore artistico del Festival T*danse-Dance et technologie, oltre che attore, danzatore e acrobata. L’appuntamento è alle 21.15 al Salone Snaporaz di Cattolica con “Quintetto”, di cui oltre che protagonista, l’artista è anche autore. Lo spettacolo pluripremiato si inserisce così all’interno della rassegna E’ bal – Palcoscenici romagnoli per la danza contemporanea.

Prodotto nel 2013, “Quintetto” ha riscosso un grandissimo successo di pubblico e di critica sia in Italia che all’estero, ricevendo numerosi riconoscimenti quali: primo premio per la danza contemporanea al Sarajevo Winter Festival (2013), secondo classificato al Next Generation festival (Padova 2013), secondo premio del pubblico al Mess Festival (Sarajevo 2015), spettacolo vincitore del Be Festival (Birmingham 2015) e inserimento nella classifica Top 10 Comedy 2016 del quotidiano inglese The Guardian.

Chenevier, qual è la storia di questo spettacolo? «“Quintetto” ha già qualche anno ormai – racconta il danzatore – e parte dalla volontà iniziale di portarlo in scena in cinque. Poi le varie difficoltà economiche mi hanno costretto a metterlo in scena da solo e a giocare con questo aspetto. Creando un momento caotico ed esilarante, questo spettacolo nello spettacolo chiede aiuto al pubblico, che non può restare indifferente. Il 5 nell’esoterismo simboleggia la vita, l’individualità, la volontà, l’intelligenza e il genio, ma anche il movimento progressivo ascendente. È il numero dell’uomo, punto mediano tra terra e cielo, e contiene la sintesi dei sensi, il numero delle dita, la base decimale matematica. È una cifra a cui da sempre sono stati attribuiti significati trascendentali. Ma oggi c’è crisi e in scena ci si confronta con i tagli alla produzione!».

Da cosa parte quindi la ricerca? «Alla base del mio lavoro c’è sempre la volontà di interrogarmi sul rapporto che c’è tra l’opera d’arte e il fruitore. Mi domando se ci sia un gioco di potere tra il performer e lo spettatore e se quest’ultimo lo subisca oppure sia attivo. Nel darmi delle risposte cerco di non abbandonare mai l’aspetto ludico e di offrire sempre contemporaneamente tre aspetti fondamentali: piacere, pensiero e sorpresa. Nella combinazione tra questi tre elementi sta la ricetta ideale perché sia una buona opera d’arte, mentre spesso chi crea rischia di essere pigro e autoreferenziale, senza che il proprio messaggio arrivi. Tanta danza è legata solo all’immagine, io mi interrogo sulla figura del consumatore/fruitore nell’era del neocapitalismo. Con “Quintetto” insieme alla danza entra in gioco sul palco anche la parola, che mi aiuta in questa operazione di coinvolgimento reale dei miei spettatori. Nel gioco della rappresentazione qui i giocatori sono vivi e tutto è aperto all’improvvisazione».

Qual è la situazione della danza in questo periodo? «La danza contemporanea non viene mai inserita nelle stagioni dei teatri stabili (come accade ad esempio con il genere classico). Per questo come mercato la mia attività è molto più simile al teatro di ricerca, spesso inserito in circuiti off o spazi alternativi. In realtà le nostre produzioni avrebbero anche un costo molto più sostenibile per gli organizzatori». Si rivela ancora più importante l’iniziativa E’ Bal che mette in rete diversi spazi in Emilia-Romagna all’insegna della danza.

Cosa c’è tra i suoi progetti futuri? «Il mio spettacolo “Paradiso” debutterà in ottobre. Qui porterò in scena il gioco di società».  Info: 0541 966636.

Irene Gulminelli

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