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Cattolica Futura: “Serve un ufficio Europa all’interno dell’Amministrazione”

L’Italia è il secondo Paese dell’Unione Europea per fondi comunitari ricevuti (75 miliardi di euro nel periodo 2014-2020), ma è, tuttavia, fanalino di coda nella capacità di utilizzazione. In altri termini, l’Italia spende poco e male – scrive in una nota Cattolica Futura – i soldi che arrivano da Bruxelles: nel periodo di riferimento dell’ultima programmazione finanziaria (2014-2020), l’Italia ha speso solamente il 40% dei 75 miliardi ricevuti, contro una capacità di spesa media degli altri Paesi UE del 47%. 

Tale inefficienza deriva essenzialmente dalla tendenziale incapacità di Regioni ed enti locali di sfruttare le risorse economiche a loro disposizione. I principali fondi finanziati dalla UE, il FESR (che ha il fine di diminuire le disuguaglianze esistenti tra i diversi livelli di sviluppo delle regioni e recuperare il ritardo di quelle meno avanzate) e il FSE (il quale si concentra sulle persone vulnerabili e a rischio di povertà, con attenzione al miglioramento della formazione e dell’occupazione in tutta l’Unione) vengono infatti assegnati alle Regioni, sulla base di appositi programmi di durata settennale e i cui obiettivi sono pattuiti dal Governo e dalla Commissione UE all’interno del “Quadro Strategico Nazionale”. Una parte di questi fondi può essere poi destinata agli enti locali, previa presentazione dii uno specifico e coerente progetto. 

Le performance delle regioni italiane circa l’utilizzazione di queste risorse è eterogenea, ma a parte due regioni (Toscana ed Emilia Romagna) che presentano tassi di spesa superiori alla media UE, ben 11 regioni hanno bassi indici di efficienza sia in termini di selezioni di progetti sia in termini di spesa degli stessi. 

Sacche di inefficienza si possono però verificare anche a livello di enti locali – prosegue la nota di Cattolica Futura – ai quali spetta presentare appositi progetti in coerenza con gli obiettivi dei fondi a loro disposizione: non tutti infatti, sono in grado di prestare costante attenzione verso di essi ne tantomeno sono in grado di realizzare (per mancanza di risorse e/o competenze) quelle progettualità necessarie per accedervi. 

Una soluzione a queste problematiche è la costituzione di un apposito “Ufficio Europa” all’interno degli assetti organizzativi dei Comuni, tra cui anche quello di Cattolica. Si tratta, in particolare, di un ufficio che ha la funzione di intercettare quei finanziamenti europei strutturali funzionali a promuovere lo sviluppo socio-economico del territorio, aiutare gli uffici comunali nella preparazione dei progetti necessari ad aggiudicarsi tali risorse, stimolando così processi strategici, di innovazione e di confronto all’interno dell’ente e del territorio comunale, curando al contempo la nascita di nuove relazioni internazionali e/o sfruttando al meglio quelle già esistenti (es. gemellaggi), la diffusione della conoscenza dell’Unione e dei suoi valori, avvicinando così i cittadini all’Europa e stimolando forme di cittadinanza europea attiva, nonché promuovere attività di formazione/informazione rivolte ad associazioni ed imprese per accrescere le loro competenze in materia di finanziamenti e progettualità europee. 

L’opportunità della creazione di un ufficio apposito  – continua il comunicato di Cattolica Futura – deriverebbe dalla necessità di concentrare adeguate risorse umane e strumentali in attività particolarmente complesse che richiedono specifiche competenze linguistiche e tecniche (ad esempio, giuridiche, economiche e/o di project managing), rendendo, peraltro, necessario reclutare nuovo personale con tali caratteristiche qualora non già presenti all’interno del Comune. 

Qualora Cattolica si dovesse dotare di un simile ufficio – conclude Cattolica Futura – esso andrebbe strutturato e potenziato gradualmente nel tempo, dapprima dedicato solo ai fondi strutturali, quali il FESR o il FSE (come ha fatto ad esempio il Comune di Santarcangelo) e poi, in seconda fase, secondo la disponibilità di risorse, dedicato anche ai fondi “a gestione diretta” (cioè finanziamenti gestiti centralmente e direttamente dalla Commissione Europea che, attraverso la pubblicazione di bandi di gara e di inviti a presentare proposte, valuta i progetti erogando i contributi in base a principi e criteri stabiliti dalla Commissione stessa); inoltre esso non dovrebbe limitare il proprio raggio d’azione al solo territorio comunale, ma dovrebbe essere in grado di svolgere le proprie funzioni anche per conto dei comuni limitrofi, mediante apposite convenzioni: lo sviluppo socio-economico della nostra città non può non passare per lo sviluppo del territorio (es. Valconca) in cui essa si trova inserita, potendo, tale esperienza, essere al contempo viatico per forme collaborative permanenti e più strutturate tra Cattolica e i comuni vicini”. 

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