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Casadei l’orologiaio, un mestiere senza tempo

La nostra vita è fatta di minuti e impercettibili secondi che noi riusciamo a calcolare grazie a uno strumento tanto antico ed eppure così moderno. Parliamo dell’orologio, da polso o da parete, digitale o classico con le lancette, con il cronometro, per non parlare di quello atomico, il più preciso in assoluto. La storia di questo oggetto si perde nei meandri del tempo appunto: si è partiti dalle meridiane della Cina del III millennio a.c, costituite da un palo infisso nel terreno, in cui l’ora era la dodicesima parte del ciclo diurno, dall’alba al tramonto, passando per la clessidra ad acqua degli egiziani del XV secolo a.c, che veniva bucata per far uscire il liquido in modo da scandire il passare delle ore, fino ad arrivare al medioevo, in cui vennero inventati i primi orologi meccanici. Poi, nel XVIII secolo, arrivarono gli orologi a molle abbastanza precisi ed affidabili che noi tutti conosciamo.

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Ma al di là della lezioncina di storia, in questa epoca moderna dove tutto ormai è on line e ultratecnologico, esistono ancora dei veri e propri artigiani di questi oggetti, dei restauratori che riescono a rimettere in funzione gli ingranaggi degli orologi più antichi e preziosi. Sono dei veri e propri artisti, e a Rimini è sempre esistita una grande tradizione in questo senso. Un tempo, infatti, a vegliare sugli orologi della città c’era il grande Giovanni Bambini, l’orologiaio del Comune, che, per tanti anni si è occupato di quello del teatro in piazza Cavour e della Torre di piazza Tre Martiri.

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E oggi? Gli orologi dei riminesi (a misura di polso però), possono contare sulla maestria di Nicola Casadei, 45 anni, uno dei più bravi e appassionati restauratori in questo campo che, da oltre vent’anni porta avanti questa attività. La sua passione per questi meravigliosi oggetti gli è stata trasmessa da suo suo padre Marco.

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Che cosa rappresentano gli orologi per la famiglia Casadei?

«Gli orologi rappresentano la passione famigliare nel riparare un oggetto, l’orologio, frutto dell’ingegno umano che rappresenta un artificio sempre umano di un concetto, il tempo, così intangibile e metafisico».

Da quanto tempo la sua famiglia restaura questi oggetti?

«Da ben due generazioni».

Lei si sente più artigiano, restauratore o una sorta di artista dell’orologio?

«Personalmente mi sento più artigiano restauratore».

Come avete accolto la tecnologia e la digitalizzazione dell’orologio?

«Abbiamo accolto la tecnologia e la digitalizzazione positivamente, aggiornando le nostre competenze su modelli al quarzo e digitali ed incrementando la vendita e la pubblicità tramite il web».

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Il vostro mestiere sta risentendo di queste continue innovazioni?

«Il problema sono molti centri assistenza che chiudono, i canali di distribuzione della fornitura agli artigiani come noi, facendo decadere quelle piccole realtà artigiane come la nostra».

Per non far scomparire del tutto certi mestieri, certe tradizioni, cosa bisognerebbe fare, secondo lei?

«Bisognerebbe, attraverso formazioni scolastiche o apprendistato seri, aprire queste meravigliose conoscenze dell’orologeria ai ragazzi giovani per creare il vero passaggio delle nozioni fra generazioni».

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L’orologiaio, secondo lei, rimane il mestiere più bello del mondo?

«L’orologiaio è senz’altro un mestiere unico per quanto riguarda la passione e originalità».

Nicola Luccarelli

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