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Carlo Carli, Confagricoltura: “Abbattuti 1000 cinghiali all’anno. Non basta”

Da tempo la Regione ha deciso, con delibera di giunta, una pianificazione territoriale sulla selezione e l’abbattimento dei cinghiali. Si tratta di una decisione che non poteva essere procrastinata e che gli agricoltori di Confagricoltura di Forlì-Cesena e di Rimini vedono con favore. Il piano prevede abbattimenti annuali da parte dei proprietari di impresa agricola con licenza di caccia. La posizione di Confagricoltura sul tema è da sempre quella di massima vicinanza agli agricoltori. Molti si trovano interi raccolti rovinati dal passaggio dei cinghiali. La parte più fragile del territorio è sicuramente quella riminese, al confine con le Marche. 

Per il Presidente di Confagricoltura di Forlì-Cesena e di Rimini, Carlo Carli “Gli abbattimenti programmati sono molto importanti, a tutela dell’ambiente, dell’agricoltura e dei centri abitati. Noi siamo da sempre accanto agli agricoltori. Ribadiamo ancora una volta l’esigenza che non solo i proprietari, ma anche i conduttori e i contoterzisti di un fondo possano essere inclusi nel piano di prelievo e di abbattimento dei cinghiali. Alcuni agricoltori, infatti, possono non essere nelle condizioni di poter abbattere direttamente un cinghiale, ma vivere in area nella quale ve ne è necessità, la nostra richiesta è quindi quella di estendere anche ai parenti o affini, dal secondo al quarto grado di parentela o ai contoterzisti, la possibilità data dalla norma regionale. Si tratta di una richiesta di estensione, ovviamente all’interno degli obblighi di gestione del piano di controllo e con le dovute attivazioni documentate. La selezione garantisce sicurezza per chi frequenta la campagna e ci vive. Purtroppo, i cinghiali spesso causano danni e incidenti stradali, con esiti anche molto gravi, da questo punto di vista, rimarco il ruolo di guardiani del territorio da parte degli agricoltori, ruolo che hanno sempre avuto e che naturalmente oggi è ancora più importante e ammirevole”. 

I Piani di controllo vengono gestiti dagli Ambiti territoriali di Caccia, dagli Istituti di Protezione, dai Comuni. Il fenomeno è molto diffuso. Ogni anno sono poco più di mille i capi abbattuti. I cinghiali abbattuti vengono per legge destinati ad opere di beneficenza, con un accordo territoriale, definito dalla Regione e dai Comuni, con la Caritas. Solo una piccola percentuale, definita per legge, va alla ristorazione.

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