Se per gli “azzerati” di Carife si accende un filo di speranza, quelle degli azionisti di Carim sono al lumicino. Ieri a Ferrara il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta ha incontrato i risparmiatori che avevano investito nelle azioni della locale Cassa di Risparmio: “La logica vuole che chi ha fatto il danno paghi“, ha affermato. “Stiamo lavorando all’istituzione di un fondo per chi ha perso i propri risparmi a causa di una mala gestio degli istituti bancari – ha poi annunciato il sottosegretario -. Dobbiamo partire dall’idea che il sistema bancario ha creato dei problemi e che quindi deve essere il sistema bancario a trovare i fondi necessari per ristorare i risparmiatori. Altrimenti è come assolvere chi ha fatto il danno e far pagare i contribuenti che non hanno colpe”.
L’idea è quella di creare un fondo da inserire nella legge di stabilità, appoggiandosi a precedenti come il fondo per le vittime dell’usura e dei mancati pagamenti; quello per i risparmiatori che si sono ritrovati in mano carta straccia andrebbe a favore “delle persone che hanno subito un danno a causa del cattivo comportamento di altri soggetti”.
I tempi dunque sono strettissimi, mentre gli aspetti da dipanare sono ancora molti. “Devono essere ancora chiariti gli ambiti – ha detto ancora Baretta – stabilire chi ha diritto ad accedere al ristoro e definire uno schema di priorità, magari partendo dalle situazioni più disagiate e dalle fasce sociali più deboli. Da parte nostra c’è la disponibilità a discuterne con le associazioni di risparmiatori, ma non abbiamo contattato le banche. Anche per accertare la mala gestio si aprono più strade: con il giudice in un processo accelerato, con una commissione indipendente, con l’arbitrato. Bisogna studiare questi percorsi per costituire un fondo certo che non si baserà su risorse pubbliche e che interesserà tutti, non sono gli azionisti, ma tutti i risparmiatori che hanno subito un danno”.
Ma su quali forze potrebbe contare questo fondo? Di sicuro non saranno soldi pubblici, come ha confermato il sottosegretario, ma quanti? Qualcuno aveva ipotizzato 150 milioni, non un gran capitale. E comunque Baretta non ha voluto fare cifre.
Anche se poco, qualcosa comunque agli sottoscrittori di Carife dovrebbe arrivare. La situazione degli azionisti di Carim è però diversa. La Cassa di Risparmio di Rimini, infatti, non è fallita come quella di Ferrara. Il valore dei titoli della banca riminese è sì precipitato intorno ai 50 centesimi, quando ai tempi belli le azioni erano state sottoscritte anche a quasi 20 euro l’una. Ma questa perdita molto difficilmente potrà rientrare fra quelle tutelate dal fondo che si andrà a costituire: Carim è stata salvata dal fallimento con un’operazione di mercato. E l’essenza stessa del mercato comprende proprio il rischio che dei titoli si svalutino.