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Carim, crediti più deteriorati del previsto e conto più salato per il salvataggio

Il costo dell’operazione che dovrebbe portare al salvataggio di Carim, assieme alle Casse di Risparmio di Cesena e San Miniato, è destinato ad aumentare. E i temi ad allungarsi. Sono queste le prime conseguenze della valutazione degli Npl, i crediti “deteriorati”, dalla quale dipende tutto il resto del piano. In parole povere, CariParma si è detta disposta a prendersi in carico le tre banche mettendo sul piatto al massimo 130 milioni di euro. Ma prima vuole che gli istituti di credito vengano liberati dalla zavorra degli Npl. Quindi, la cifra che si riuscirà a mettere insieme dalla loro cessione diventa decisiva per arrivare a calcolare quanti soldi servono per far quadrare il cerchio.

Se non che le due diligence effettuate da Cerved hanno dato risultati inferiori alle aspettative. Si sperava di poter vendere i crediti deteriorati a un prezzo il 32 e il 33% del loro valore lordo; invece secondo Cerved si potrà arrivare solo al 25-26%. Sono 200 milioni in meno che andranno trovati in un altro modo. Quale?

Secondo Il Sole 24 Ore, coinvolgendo altri soggetti: “Si guarda dunque a SGA – La Società per la Gestione di Attività  acquisita dal Ministero dell’Economia e delle Finanze nel 2016 nata nel 1997 come bad bank del Banco di Napoli – che si era resa disponibile a investire circa 200 milioni su crediti di Caricesena e che potrebbe essere coinvolta nella nuova maxi-cartolizzazione, il cui valore complessivo netto si attesta a circa un miliardo”.

Nuove difficoltà, dunque, ma nessuno dubita sul fatto che il salvataggio vada in porto. Anche perché in caso contrario, cioè la liquidazione delle tre banche, le conseguenze per il sistema bancario italiano sarebbero molto più pesanti. Come ricorda sempre Il Sole, “dalle prime stime, in caso di liquidazione dei tre istituti, il sistema verrebbe chiamato in automatico a coprire i depositanti, con una spesa di 2,6-2,7 miliardi di euro”.

Invece, una volta risolta in qualche modo la partita degli Npl, il resto dello schema di salvataggio è già pronto e condiviso. Dopo aver ricapitalizzato Cesena con 200 milioni, al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi restano 420 milioni. Di questi, 250 dovrebbero servire per rimpinguare i capitali di Rimini e San Miniato. A quel punto CariParma-Credite Agricole acquisirebbe entrambe alla cifra simbolica di un euro.

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