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Carceri italiane, tra sovraffollamento e poco personale

Voltaire asseriva che “la civiltà di un Paese è data dalle condizioni delle sue carceri”. Se si partisse da questo concetto del filosofo francese e si guardasse allo stato di quelle italiane, si capirebbe subito che l’Italia ha ancora molti passi da fare in tema di civiltà. Come riportato dal quotidiano «Linkiesta», infatti, la situazione delle carceri italiane è tra le peggiori di tutta Europa, sia in termini di eccessivo affollamento che di gestione occupazionale.

 

Sovraffollamento, anzianità e spesa pubblica

Nonostante la diffusa convinzione che in Italia il sistema giudiziario sia troppo permissivo, il nostro Paese è tra quelli con maggiore sovraffollamento carcerario. Con un’occupazione media di 105,5 detenuti ogni 100 posti disponibili, l’Italia è uno dei sette Paesi europei in cui il numero dei carcerati supera la capienza.

Inoltre, i detenuti italiani sono i più anziani di tutta Europa. Un dato, questo, che dimostra come in Italia si stia più tempo in carcere rispetto agli altri Paesi: se la media europea è di 12,4 mesi, in Italia è addirittura di 18,1. 

Infine, in proporzione al Pil lo Stato spende molto per il sistema carcerario, ma lo fa in modo inefficiente. La spesa totale, infatti, nel 2020 ammontava a quasi tre miliardi di euro, pari allo 0,3% di tutta la spesa pubblica e allo 0,17% del Prodotto interno lordo. Una percentuale, questa, superata solamente da alcuni Paesi dell’Est Europa, dove però vi è una quantità doppia di detenuti per abitante. Un esborso quindi poco giustificato, vista la densità carceraria italiana. 

 

Molti detenuti, poco personale: servono figure specializzate

Come emerge da “Il carcere visto da dentro”, il XVIII rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, il sovraffollamento delle carceri impatta sul lavoro di chi si occupa del funzionamento delle strutture. Contrariamente a quello che molti erroneamente pensano, però, la carenza del personale di polizia non è il dato più allarmante: a mancare sono soprattutto figure professionali come educatori, assistenti sociali, psicologi, personale sanitario e criminologi.

Un mestiere, quest’ultimo, che vista l’attuale situazione delle carceri sarà sempre più richiesto. La necessità di trovare figure specializzate in criminologia è evidente anche nelle retribuzioni previste per questi esperti: lo stipendio di un criminologo, infatti, è più alto rispetto a quello di altre professioni: con una retribuzione media di 38.500 euro annui, i criminologi guadagnano il 27% in più rispetto alla media del nostro Paese. Per specializzarsi in questo settore basta conseguire una laurea triennale, che darà accesso alla professione di criminologo investigativo nella Polizia di stato, criminologo medico nelle strutture sanitarie, operatore penitenziario, ma anche operatore in sicurezza e intelligence, consulente per il tribunale per i minori, investigatore privato e assistente legale. Inoltre, il percorso di laurea in Criminologia può essere agevolato dalla frequentazione telematica dei corsi, come spiegato da Atenei online. Grazie alla flessibilità che offre questa opzione, anche chi già lavora può iniziare a studiare e conseguire il titolo.

 

Emergenza sovraffollamento in Emilia Romagna

Con 3.407 detenuti, l’Emilia Romagna è una delle regioni più colpite dal sovraffollamento carcerario. Dal dossier di Antigone emergono infatti tutte le difficoltà delle strutture detentive, tra pessime condizioni strutturali, carenza di personale medico e di funzionari giuridico-pedagogici e il già citato sovraffollamento. Secondo il report, si riscontra un numero di detenuti superiore alla capienza regolamentare negli istituti di Modena, (387 presenze su una capienza di 369), Ferrara (319 su 244), Bologna (738 su 500), Rimini (137 su 112), Reggio Emilia (346 su 293) e Parma (684 su 655).

Una situazione simile in tutte le province della regione, quindi, che potrà avere soluzione solamente con una politica programmatica basata sull’assunzione di personale specializzato.

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