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Caporalato nel kebab di Riccione, stranieri sfruttati all’inverosimile

Caporalato a Riccione, con lavoratori stranieri sfruttati all’inverosimile che quando non ne potevano più venivano sostitituiti con altri reclutati sempre all’estero. Ma uno di loro ha denunciato quanto stava accadendo in quel ristorante etnico gestito da tre cittadini turchi, padre, madre e figlio.

E così nel luglio 2022 è scattata una complessa attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Rimini, facendo emergere le condizioni di lavoro e le minacce e ritorsioni a cui era sottoposto, lui come altri dipendenti. Lavoratori quasi tutti provenienti da Paesi del Medio Oriente, oltre a qualche africano. Pakistan, Afghanistan, Marocco, Tunisia e la stessa Turchia, soprattutto nelle stagione estiva.

Al termine dell’inchiesta, nel corso del pomeriggio del 23 febbraio, i Carabinieri di Riccione e del Nucleo CC Ispettorato del lavoro di Rimini, con la collaborazione in fase esecutiva del NAS di Bologna, hanno eseguito 3 ordinanze cautelari personali e varie perquisizioni a carico dei tre cittadini turchi, titolari di un’attività di somministrazione di alimenti e bevande da asporto a Riccione, gravemente indiziati del reato di sfruttamento del lavoro.

Le investigazioni, svolte anche attraverso attività tecniche, pedinamenti e servizi di osservazione e raccolta di testimonianze, hanno consentito, almeno allo stato attuale delle indagini, di acquisire gravi indizi di reato relativi all’art. 603 bis c.p. Come la corresponsione di retribuzioni in maniera palesemente difforme rispetto a quanto stabilito dai contratti collettivi nazionali di lavoro, le reiterata violazioni della normativa relativa all’orario di lavoro, al riposo settimanale, malattia e ferie, delle norme sulla sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro. Inoltre i lavoratori a sarebbero stati sottoposti a metodi di sorveglianza e situazioni alloggiative degradanti.

Dalle investigazioni ad oggi svolte è emerso di come ci si approfittasse delle condizioni di vulnerabilità delle vittime, tutti lavoratori stranieri extracomunitari, privi di un qualche radicamento nel territorio e di cui due irregolari.  Venivano impiegati su turni di lavoro anche di oltre 15 ore, con una retribuzione sproporzionatamente inferiore a quella dovuta. Ad alcuni venivano trattenuti i passaporti, permessi di soggiorno, cellulari ed effetti personali vari. Le condizioni di alloggio erano degradanti: alcuni lavoratoti venivano fatti dormire addirittura all’interno dei locali dell’attività commerciale: in un ripostiglio, sopra la cella frigorifera e, in un caso, persino all’interno dell’autovettura del datore di lavoro.

A causa delle pessime condizioni di lavoro e del trattamento loro riservato, i lavoratori non resistevano molto e venivano sostituiti da nuove vittime.

Con il provvedimento odierno, il GIP di Rimini, “ritenendo sussistente il grave quadro indiziario emerso dalle indagini, svolte da CC, coordinati dalla Procura”, ha disposto gli arresti domiciliari per due degli indagati e la misura dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria per il terzo indagato; il sequestro preventivo dei beni mobili dei tre indagati per un importo pari a 25 mila euro, che costituisce il corrispettivo delle prestazione non retribuite, nonché dell’esercizio commerciale.
Nei prossimi giorni ci saranno gli interrogatori di garanzia dinanzi al GIP del Tribunale di Rimini.

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