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Caos 5 Stelle in Europa. Dal nostro inviato a Bruxelles il resoconto

La notizia era di quelle grosse. Nella gelida Bruxelles di questi giorni tutti sono rimasti sorpresi. Il Movimento 5 Stelle era pronto a dare uno scossone agli equilibri politici del Parlamento Europeo, passando dal gruppo EFDD, quello del britannico, populista ed euroscettico Farage (il deus ex machina della Brexit per intenderci), al gruppo liberale dell’ALDE guidato dal belga Verhofstadt, uno dei più europeisti del Parlamento Europeo.

Alla fine salta tutto, tra ripensamenti e retromarce. Il Movimento 5 stelle rimane nel gruppo EFDD anche se, dopo questa vicenda, qualcosa inevitabilmente cambierà.

I fatti:

Va premesso che, in queste settimane, la vita politica del Parlamento Europeo sta vivendo fasi molto caotiche. Dopo le dimissioni da Presidente del Parlamento del Socialista tedesco Martin Schulz, stanno prendendo corpo tutte le candidature del suo possibile successore in vista della votazione, prevista per il 17 gennaio a Strasburgo.

Tra i candidati più accreditati ci sono Antonio Tajani per il gruppo più numeroso, quello dei Popolari, Gianni Pittella per i Socialisti e Democratici e l’outsider belga Guy Verhofstadt per il gruppo dei Liberali.

VerhofstadtGuy Verhofstadt

Anche il Movimento 5 Stelle si trova a dover affrontare dei cambiamenti. L’EFDD, il gruppo per la democrazia diretta, co-fondato e co-presieduto con l’UKIP di Nigel Farage, sembra aver esaurito i suoi interessi nell’attività politica di Bruxelles in seguito all’ inaspettata vittoria della Brexit, di cui Farage è stato il vero artefice. I 5 Stelle e UKIP rappresentano le delegazioni più numerose del gruppo, i pentastellati non sempre si sono trovati in sintonia con i loro partner britannici, votando, spesso, in maniera differente. Sia sui temi legati all’immigrazione che all’ambiente, infatti, Farage ha sempre avuto posizioni conservatrici.

La sorpresa:

Ci si aspettava, quindi, un cambiamento, anche se non così drastico. In maniera del tutto inaspettata, Grillo ha chiesto alla rete di scegliere le alleanze politiche in Europa per stabilire quale dovesse essere il futuro europeo del Movimento. Il leader ha indicato di lasciare l’alleanza con l’ Ukip di Farage e di confluire nel gruppo Alde. Diversi eurodeputati del Movimento, da Zanni al riminese Affronte, sono rimasti sorpresi dalla decisione e si sono detti decisi a votare per la permanenza nell’EFDD.

L’ Alde è tra i partiti più europeisti e alle ultime elezioni è stato sostenuto, tra gli altri, anche dalla lista di Mario Monti. L’Euro e l’unione economica e monetaria rappresentano i totem del programma liberale, senza dimenticare il deciso supporto al trattato di libero scambio tra UE e USA (il TTIP). Differenze importanti. Meno di un anno e mezzo fa, inoltre, il Presidente del gruppo Verhofstadt, era stato definito da Grillo “l’eurodeputato che colleziona poltrone”.

Il ragionamento:

Seguendo le dichiarazioni della maggioranza degli esponenti 5 Stelle, si può dedurre il ragionamento di Grillo. Il movimento aveva tre soluzioni percorribili: confluire nell’ALDE, aderire ai Non Iscritti o rimanere nell’EFDD. Appurato che, secondo Beppe Grillo, rimanendo nell’EFDD il peso politico sarebbe andato scemando in virtù dello scarso interesse dei britannici ormai prossimi all’uscita, rimaneva la soluzione dei non iscritti.

Il Parlamento Europeo ha dei regolamenti precisi. Non aderendo a nessuno dei gruppi politici si è “non iscritti” (nulla a che vedere col “gruppo misto” all’italiana). Questo comporta meno tempo di parola nelle plenarie e, inevitabilmente, meno peso politico. Ma c’è di più. Essendo non iscritti si perde il diritto ai cosiddetti “fondi 400” destinati ai gruppi. Si tratta di una cifra di circa 40mila euro all’anno per ogni parlamentare, un tesoretto di circa 680mila euro annui, considerati i 17 deputati 5 Stelle.

I liberali, invece, con l’ingresso di un nuovo Stato membro rappresentato, sarebbero diventati la terza forza del Parlamento Europeo, con buone chance per la Presidenza (visto anche lo scontro tra i primi due gruppi, socialisti e popolari).

Sia dal lato politico, che da quello economico, aderire all’ALDE appariva per i 5 stelle il ragionamento più funzionale e, come sottolineato da Grillo, avrebbe permesso di “acquisire un peso specifico di notevole importanza nelle scelte che si prendono.” Un compromesso politico significativo che in un modo o nell’altro avrebbe segnato la storia del Movimento.

La giornata di lunedì:

Sia tra i deputati, che nella base del Movimento, non tutti si trovavano d’accordo. Verso le 13 è arrivata la notizia che la linea di Grillo è passata con oltre il 78% dei voti. Nel pomeriggio, però, vengono pubblicati i documenti che mostrano come l’accordo tra il capo dei 5 stelle e quello dei liberali esista già da giorni. Va aggiunto, ad onor del vero, che il M5S un primo approccio lo aveva tentato, senza fortuna, anche con il gruppo dei Verdi.

Si è deciso, quindi, per l’ALDE. I dissensi, anche qui, non mancano. Al gruppo dei liberali serviva la maggioranza dei 2/3, 45 deputati su 68, per approvare l’ingresso della nuova delegazione. I francesi erano contrari, i tedeschi anche. La capo delegazione francese Marielle de Sarnez ha definito non concepibile che un gruppo che ha sempre fatto della coerenza europeista la sua bandiera possa accogliere il Movimento 5 Stelle. Anche altre delegazioni si sono tirate indietro. Nel tardo pomeriggio, sotto le pressioni dei suoi, è arrivato l’annuncio di Verhofstadt del rifiuto del proprio gruppo di accogliere il Movimento di Beppe Grillo.

I Ripensamenti:

Dopo il no dell’ALDE, il Movimento di Grillo si è trovato oggi di fronte all’unica scelta possibile: negoziare con Farage la riammissione all’EFDD.

caos5stelle2Nigel Farage

Formalmente, il Movimento non è mai uscito dal gruppo. Quindi, l’alternativa più semplice era quella di non spostarsi affatto, conservando in questo modo i fondi per l’attività parlamentare, circa 680 mila euro l’anno, e tutte le altre possibilità che spettano ai membri di un gruppo: maggiore spazio nei dibattiti, possibilità coordinare le commissioni e di essere relatori di provvedimenti legislativi. Questo tipo di soluzione conveniva, dal punto di vista tecnico, anche al partito Britannico di Farage. Senza il Movimento 5 Stelle, infatti, il gruppo EFDD sarebbe sceso da 44 a 27 membri, cioè appena tre sopra la soglia minima per formare un gruppo, creando in questo modo una forte instabilità.

Nel tardo pomeriggio è arrivato l’annuncio: il Presidente dell’UKIP ha confermato che il gruppo continuerà a lavorare con il M5S, con qualche piccolo cambiamento amministrativo.

Dopo giorni concitati, il Movimento 5 Stelle torna, quindi, nel raggruppamento che aveva abbandonato appena un giorno prima.

Resta da capire a quali condizioni.

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