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Cannabis, genitori e figli

Mi ha particolarmente colpito in questi giorni la morte di un ragazzo sedicenne, per un gesto inconsulto a seguito dell’intervento della Guardia di Finanza, peraltro allertata dalla sua stessa famiglia.
Le parole della madre al microfono durante il rito funebre (nella foto) sono state particolarmente toccanti.

Ci ricorda quella mamma, rivolta ad altri genitori, alle istituzioni, ma soprattutto ai ragazzi, quanto l’uso della cannabis può sconvolgere la vita di un ragazzo e della sua famiglia e del contesto sociale in cui vivono.

Il suo utilizzo, dice la madre, oltre a dare assuefazione, toglie la possibilità di poter controllare e decidere per la propria vita. I giovani, li rende schiavi della sostanza e incrina gli obiettivi, le speranze e i sentimenti.

Usciti dall’adolescenza e da un periodo felice per la famiglia, i giovani diventano irrequieti, perdono le loro abitudini, conducono una vita irregolare, hanno scarso o nulla profitto a scuola, vengono coinvolti in una spirale senza fine, sviluppando aggressività nei confronti dei familiari e dell’ambiente che frequentano.

Sono convinto che non sempre succede così, ma non mi rifugerei nel proporre la considerazione che questo episodio sia un caso molto particolare: molti altri ce ne sono e colpiscono a caso, spesso gli adolescenti più fragili.

Non ho cambiato idea, sono ancora a favore della proposta di legge che consenta l’utilizzo della cannabis in piccole quantità per uso personale. Ma le parole in questa materia sono sostanza: si deve parlare chiaramente di ‘riduzione del danno’, perché di danno comunque si tratta. Non si dovrebbe dire “liberalizzazione”, o “legalizzazione” e tanto meno “a scopo ricreativo”, perché riconosciuto un danno, lo si può appunto ridurre, ma non legalizzare e tanto meno riconoscergli scopi socializzanti. 

Questo episodio ce lo insegna chiarament : ai giovani deve giungere il messaggio che l’utilizzo della cannabis può essere , e spesso lo è, estremamente dannoso.
Come del resto ho cercato di dimostrare di recente con un articolo che qui si può consultare.

Alberto Ravaioli

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