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Il campione italiano di pesi Matteo Masi: “Ma quale forza bruta, si vince con la testa”

«C’ho una potenza nei bracci!». Così il bagnino del film ‘Bagno Maria’ (impersonato da Giorgio Panariello), si dava coraggio per affrontare la sfida di resistenza in apnea con il bagnino dello stabilimento rivale. Con qualche titolo in più, la frase potrebbe pronunciarla il riccionese Matteo Masi (classe 1990), del Gruppo Pesisti Riminese, che qualche giorno fa, ha conquistato il primo gradino del podio ai Campionati Italiani di Distensione su Panca Piana della FIPE (Federazione Italiana Pesistica), svoltisi a Genzano, in provincia di Roma. Ogni sport comporta un dispendio di energie notevole, ma la pesistica spinge l’atleta oltre i propri limiti nel verso senso della parola, come ha ammette lo stesso Masi che, in passato, ha praticato un altro sport per uomini duri: il rugby.

Matteo Masi Campione Italiano 2017

Matteo, quando hai iniziato a praticare questo sport?

«Ho iniziato a praticare la Distensione su Panca Piana, una delle tre specialità del Powerlifting (disciplina in cui l’atleta è impegnato in tre esercizi: squat, distensione su panca piana e stacco da terra n.d.r)con intenti agonistici da marzo 2017. Dico a livello agonistico, perché a livello amatoriale ho sempre praticato questo esercizio, in quanto cardine per lo sviluppo della forza, anche nel mio sport precedente, il rugby».

Quanto è difficile alzare un bilanciere con attaccati pesi da quasi 100 kg?

«Riuscire a sollevare un bilanciere, soprattutto in gara, con un peso che ancora non hai mai fatto, è un’emozione unica e difficile da spiegare. Ti senti fortissimo, ma se l’alzata è stata veloce e ‘facile’, io penso già a quale può essere il peso successivo! (ride n.d.r) . Le gare sono preparate con cura durante i mesi di allenamento».

Quante ore ti alleni per queste gare?

«Ho una media di 15-20 ore di allenamento settimanali, tutte programmate e supervisionate con cura dal mio allenatore Giacomo Cipriani e dei miei compagni di squadra del Gruppo Pesisti Riminese».

Che cosa ha questo sport in più di tutti gli altri?

«E’ uno sport individuale, dove conta molto la psicologia. So che può sembrare assurdo in uno sport di forza massima, ma è così. Arrivare rilassati alla gara è fondamentale e in questo posso solo ringraziare la mia ragazza Giulia, che ha il potere di mettermi tranquillità in ogni occasione. Inoltre, nella mia esperienza sportiva, quando ti trovi in una squadra e hai un calo psicofisico, ci sono sempre i tuoi compagni a darti una mano e c’è sempre tempo per rimediare ad un eventuale errore. In questo sport si hanno solo 3 singole alzate per riuscire a sollevare un carico maggiore rispetto ai tuoi avversari. Diventa a quel punto una battaglia psicologica contro tutti durante il riscaldamento, che poi termina in pedana, dove si capisce se hai retto bene la pressione. Nel mio caso, sento già quando ho il bilanciere in mano, in base a quanto lo sento leggero, prima ancora di iniziare l’alzata, se sono in grado di chiudere la prova senza errori. Oltre a essere molto forte fisicamente, devi essere altrettanto forte a livello mentale per riuscire a reggere tutte queste pressioni».

Matteo, quando hai cominciato questa avventura, avresti mai immaginato che, un giorno, ti saresti laureato campione italiano?

«Trionfare ai campionati italiani di Distensione su Panca Piana della FIPE è stata una piacevole sorpresa. Per riuscire a vincere questo campionato infatti è necessario fare diverse gare nel corso dell’anno per riuscire a qualificarsi alle finali nazionali di novembre. A queste finali, partecipano solo i migliori 8 d’Italia, su una classifica stilata in base alle prove disputate durante l’anno. Prima delle finali ero solo sesto su otto. Come obiettivo avevo il podio o al massimo un quarto posto, non immaginavo di poter finire avanti a campioni più noti e conosciuti in questo sport, invece ho vinto con un peso sollevato di 183 kg a 5 kg dal secondo e dal terzo».

Conosci molti ragazzi, anche a livello locale, che praticano questa disciplina? Ci sono anche molte donne che si avvicinano a questo sport?

«Alle gare siamo sempre molti ragazzi, nella mia categoria di peso, che va da 77 kg a 85 kg poi, siamo diversi in quanto è un peso nella media. Potremmo sicuramente essere di più, ma ancora in Italia ‘la palestra’ è vista come un passatempo o al massimo come un obbligo, perché si hanno problemi di salute. La distensione su panca è comunque l’esercizio più praticato in tutte le palestre. Chiunque sia mai stato in una palestra ha provato questo esercizio ed eventualmente si è vantato con gli amici dei suoi risultati, ma non a tutti viene in mente di potersi mettere in gioco, E’ comunque uno sport per tutti, perché ha varie categorie, oltre che di peso, anche di età e il movimento femminile è in crescita. Purtroppo, però,  si sta sfatando ancora lentamente il mito che per fare questo sport le ragazze devono perdere la loro femminilità. Invece praticare questo sport rende il fisico più armonioso rispetto a molti altri e rende molto più sicuri di se!».

Si parla sempre più spesso di doping anche in queste discipline. Per la tua esperienza personale, pensi che molti atleti facciano uso di anabolizzanti per migliorare le loro prestazioni in gara?

«Il Gruppo Pesisti Riminese è una società storica e si vanta di avere tutti atleti ‘natural’, cioè che non hanno mai fatto uso di sostanze dopanti. Come in tutti le discipline, il doping può essere presente anche in questa. A Roma, abbiamo richiesto espressamente di essere testati dall’antidoping, ma la nostra richiesta non è stata accolta. Credo fermamente che non serva assumere sostanze proibite per alzare le proprie prestazioni. Forza di volontà, umiltà, lavoro duro in allenamento bastano e avanzano se si è geneticamente predisposti per questo sport. Se si arriva ad un punto dove non è più possibile alzare le proprie prestazioni, cosa che non succede quasi mai, allora bisogna soltanto mettersi l’anima in pace piuttosto che barare con il doping».

Qual è il tuo prossimo obiettivo? Magari, diventare campione del mondo, partecipare e vincere le prossime Olimpiadi?

«Il prossimo obiettivo agonistico è fare qualche esperienza ad eventi internazionali. Potersi confrontare con atleti d’eccellenza come i Giapponesi: ebbene sì, sono loro i più forti nella mia specialità, sarebbe bellissimo. Sono costante e testardo, oltre che ottimista, quindi punto a fare dei kg tali da poterli impensierire nel giro di qualche anno».

Nicola Luccarelli

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