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Bravo Pif, ma farà di meglio

Dopo il grande successo de La mafia uccide solo d’estate, torna nelle sale cinematografiche Pif, con In guerra per amore, film scritto insieme a Michele Astori e Marco Martani.

L’autore palermitano è senza dubbio uno dei registi più originali del panorama italiano: il suo giornalismo d’inchiesta ha molta presa sui giovani, e riesce veicolare temi molto importanti, pur rimanendo piacevole e moderno al tempo stesso. Una sorta di “antropologia soft”, come l’ha brillantemente definita Aldo Grasso: un linguaggio capace di coinvolgere maggiormente le nuove generazioni, senza pregiudicare la profondità e il contenuto del messaggio.

Pif – Pierfrancesco Diliberto – ha sempre sottolineato la sua profonda ammirazione per Fellini. In più di un’occasione ha ribadito come il regista riminese sia una delle sue maggiori fonti d’ispirazione, oltre che uno dei suoi autori preferiti; per Pif, in particolare, Fellini dovrebbe essere preso ad esempio, da tutti gli artisti del nostro bel Paese, su come portare “il nostro essere italiani” all’estero.

Il format de In guerra per amore è molto simile a quello de La mafia uccide solo d’estate: una commedia dal retrogusto agrodolce, che lascia scorgere una visione disincantata della situazione italiana, passata e presente. Ad essere sinceri, rispetto al film d’esordio, manca quell’umorismo surreale che faceva da filo conduttore all’intera vicenda: bisogna infatti aspettare quasi la fine del film per ritrovare qualcosa di simile al punto di vista del bambino che, ne La mafia uccide solo d’estate, raccontava in modo spontaneo ed irriverente i delitti di mafia a Palermo.

L’attenzione è però di nuovo riservata allo strapotere della mafia nell’isola. La cornice è quella dello sbarco degli Alleati in Sicilia, nel 1943. È questo, per il regista, un vero e proprio punto di svolta per le sorti non solo del secondo conflitto mondiale, ma anche della tentacolare diffusione di Cosa Nostra.

Siamo a New York, nel 1943. Arturo Giammarresi (interpretato dallo stesso Pif) è un siciliano emigrato negli Stati Uniti, che sogna di sposare la bella conterranea Flora (Miriam Leone); lei, però, è già promessa in sposa a Carmelo, figlio del braccio destro di Lucky Luciano, celebre boss della “Cosa nostra statunitense”. Arturo ha solo un modo per ottenere la mano di Flora: chiederla direttamente a suo padre; c’è però un piccolo problema: suo padre si trova ancora in Sicilia!

Dato che anche gli Alleati stanno per sbarcare in Sicilia, Arturo decide di arruolarsi nell’esercito americano. Arrivato a Crisafulli, il destino di Arturo finirà inevitabilmente per incrociarsi con quello degli abitanti del paesino, e soprattutto di un tenente dell’esercito, l’italoamericano Philip Chiamparino, entrato in guerra per amore del suo Paese.

Straordinario è il cast tipicamente siciliano: in particolare Sergio Vespertino e Maurizio Bologna, nei panni, rispettivamente, di Saro e Mimmo; Maurizio Marchetti poi in quelli del boss locale Don Calò, e Lorenzo Patané, nel ruolo dell’odioso Carmelo.

In guerra per amore è certamente un passo in avanti dal punto di vista artistico ed estetico: c’è grande attenzione per la ricostruzione dell’ambiente, dei costumi, della fotografia e degli effetti speciali; non altrettanto si può dire forse del Pif autore, che, pur di creare un prodotto esportabile, finisce per rendere l’immagine di una Sicilia meno autentica del dovuto. Intendiamoci, è comunque un film che merita di essere visto. Potremmo dire sia la seconda tappa di quella maturazione che porterà Pif ad essere, molto probabilmente, uno dei nostri migliori registi.

Edoardo Bassetti

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