Bonaccini è una candidatura autorevole ma con due grandi perplessità
Stefano Bonaccini domenica scorsa ha sciolto ogni riserva e si candida alla segreteria del Pd. Era nell’aria da tempo, mancava solo l’ufficialità. La biografia ci consegna l’immagine di un leader adeguato. Sicuramente una candidatura autorevole e solida politicamente. Non entro nel merito del programma di Bonaccini per il Pd. Vi sarà modo di discutere in modo approfondito. Mi interessa soffermarmi sul doppio ruolo che Stefano Bonaccini si troverebbe a ricoprire in caso di vittoria alle primarie: Presidente della regione Emilia-Romagna e segretario nazionale del Pd.
Io penso che i due ruoli, in questa fase non siano compatibili per due sostanziali ragioni.
- Svolgere il ruolo di segretario del Pd in una situazione delicata come quella che sta attraversando la maggior forza politica di opposizione richiede un impegno a tempo pieno ed una presenza a Roma e sui territori continuativa. Difficile pensare, nonostante l’indubbia capacità di Bonaccini, di poter fare bene entrambi gli incarichi a part-time. So già l’obiezione: Zingaretti quando ha fatto il segretario era nella stessa situazione, presidente della regione Lazio e segretario del Pd. Vi sono, però, due differenze importanti. Zingaretti era presidente della regione Lazio. Operava direttamente da Roma, abita e vive nella capitale. Molto più facile tenere i rapporti politici ed anche con i gruppi parlamentari. Fare la spola tra Bologna e Roma è più complicato. Poi sappiamo anche come è finità l’esperienza di Zingaretti segretario. Inoltre Zingaretti era segretario quando il Pd era al Governo. Il Pd non andava in piazza contro le politiche nazionali. Questa la seconda ragione dell’incompatibilità dei due ruoli.
- Stefano Bonaccini, nell’ipotesi di sua elezione, si troverebbe a dirigere il maggior partito di opposizione ad un governo di destra. Una situazione inedita negli ultimi 30 anni. Ebbene il segretario del Pd dovrebbe tutti i giorni attaccare (per evidenti ragioni) il governo per le sue politiche inadeguate e contemporaneamente si troverebbe ai tavoli della conferenza Stato-Regioni per concertare politiche attive per la regione Emilia-Romagna. Un possibile “conflitto d’interessi” tra il privilegiare il ruolo di politico o di presidente della Regione. Poi sarebbe abbastanza facile pensare che da parte del governo vi possa essere un atteggiamento di “attenzione particolare”. Questo secondo aspetto non mi pare sia stato approfondito in modo adeguato.
Che fine ha fatto la ministra del turismo?
E’ passato più di un mese dall’insediamento del nuovo governo, ma della ministra del turismo Daniela Santanchè non si hanno notizie su attività, proposte iniziative del suo ministero. L’unico fatto di questi giorni in cui compare la ministra è la vendita delle quote in suo possesso del Twiga, il lussuoso stabilimento balneare a Forte die Marmi, per superare il conflitto d’interessi con le nuove regole per le concessioni balneari di cui il governo si dovrà occupare. Quote vendute al suo compagno e al socio Briatore. Un passaggio inutile, a quanto pare. La delega per il riordino delle concessioni è passata al ministro del mare Nello Musumeci.
Per il resto nulla, nonostante l’enfasi da parte della destra per un ministero del turismo con portafogli.
Nella legge bilancio non vi è traccia di iniziative a favore del turismo. Manca semmai qualcosa: come l’estensione alle strutture ricettive del bonus edilizio per le ristrutturazioni, seppur ridotto da 110 a 90 per cento. Oppure i costi dell’energia per le imprese turistiche, assente dal dibattito nazionale. Nessuna strategia, nessun dibattito, nessuna ipotesi di rilancio anche promozionale del turismo internazionale dopo gli anni del Covid. Unica cosa, il cambio ai vertici dell’Enit in discontinuità con l’ex ministro Garavaglia della Lega. Vedremo nei prossimi mesi.
Rivoluzione nel turismo, ridotte le tasse sulle mance
In realtà un provvedimento a favore del turismo nella legge di bilancio esiste. La riduzione delle tasse al 5% per le mance. La manovra stabilisce che in tutte le strutture private elencate all’articolo 8 del Codice del turismo – alberghi, bar, ristoranti – le somme destinate dai clienti ai lavoratori a titolo di liberalità, siano soggette a una imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 5%.
Chi ha pensato a questa norma (per bloccare una sentenza della Cassazione) non ha mai sicuramente svolto un lavoro da barista o cameriere in un’attività turistica. Altrimenti sa che le mance si mettono in tasca e non vengono mai denunciate al fisco. Per questa ragione, sono tutte chiacchiere quelle della ministra Santanchè: che il taglio avrà il triplice effetto di invogliare nuovi addetti a lavorare nel turismo, far emergere il sommerso e aumentare il gettito per lo Stato.
Il caso Geat a Riccione
La travagliata vicenda della presidenza della Geat si è chiusa come detto nelle Pillole della settimana scorsa. Fabio Galli è stato nominato presidente dalla sindaca Daniela Angelini. Non per questo negli ultimi giorni si sono placate le polemiche. Il Movimento 5 Stelle, che a Riccione faceva parte della coalizione a sostegno di Daniela Angelini ci è “rimasto male”. I pentastellati riccionesi, per voce dei loro parlamentari, hanno accusato il Pd di interessarsi solo alle poltrone. Per questa ragione sono usciti dalla maggioranza. Spiace per la scelta, tuttavia è evidente che la “poltrona” restava tale anche se andava ad altri e infatti “faceva gola” al Movimento 5 Stelle, che sperava in un ruolo dopo il deludente voto delle amministrative. Neanche in casa Pd tutto è tranquillo. Vi è stata un’evidente sofferenza per l’atteggiamento che i vertici provinciali del Pd hanno giocato sulla presidenza Geat nei confronti del Pd locale. Non piace il filo diretto della segreteria provinciale con la sindaca Angelini. Non è nenache stato gradito il veto sull’ex segretario Alberto Arcangeli alla guida di Geat, che in modo responsabile si è chiamato fuori. Vi è chi ha esplicitamente detto che il Pd di Riccione non è un partito sotto tutela. Un segnale è arrivato nei giorni scorsi con una nota del Pd di Riccione sui temi del turismo e del coinvolgimento delle categoria economiche. Il messaggio è chiaro: il Pd c’è e intende esercitare il suo ruolo di prima forza politica della città a sostegno del programma, del centrosinistra e della Sindaca Angelini.
Maurizio Melucci