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Bonaccini al Governo: “Nominate commissario e ricostruiremo tutto”

Un “altro terremoto”, per il quale occorre la nomina di un commissario. Stefano Bonaccini rilancia le richieste al Governo per rispondere alla catastrofe che ha colpito in particolare la Romagna, mentre sono riprese stamane le piogge sulla regione. “Abbiamo 280 frane attive che riguardano 60 comuni e abbiamo 400 strade che sono distrutte o interrotte”, ricorda questa mattina il governatore a Omnibus su La7 confermando anche la 14esima vittima dell’alluvione. “Un lavoro gigantesco che dovremo fare” attingendo anche al fondo di solidarietà dell’Unione europea come fu fatto, per mezzo miliardo, per il sisma dell’Emilia.

E così come è stato ricostruito “praticamente tutto” per quanto riguarda il terremoto del 2012, “faremo così’ anche stavolta”, promette Bonaccini. “E’ il momento di pensare all’incolumità delle persone, fino all’ultima, ma stiamo già lavorando per ripartire. “Tra poco arriverà qui il capo della Protezione civile Curcio col quale rifaremo il punto”, informa poi il presidente regionale. Ma si guarda già più avanti. “Sentiamo la vicinanza dello Stato e ne avremo bisogno. C’è da spostare, rinviare, bloccare adempimenti fiscali e mutui per le famiglie e le imprese- elenca- mettere in sicurezza i diritti, tutta la parte contributiva, per i lavoratori stagionali, “serviranno tanti rimborsi per i danni alle cose e alle persone”. Infine, “serviranno tante risorse, con procedure anche speditive.

Il Governo dovrà nominare un commissario straordinario come per la ricostruzione del terremoto, perché avremo bisogno di norme semplificate”. “Sarà dura, avremo bisogno di tutto e di tutti- conclude poi Bonaccini- ma ce la faremo anche stavolta”.

Richiesta cui si associa Coldiretti: “Serve garantire l’arrivo degli aiuti nel minor tempo possibile e dare a queste zone martoriate la possibilità di riparare i danni e ripartire con la nomina di un Commissario alla ricostruzione come fatto ai tempi del terremoto” afferma il presidente della Ettore Prandini. Ma sono anche necessario investire nei bacini di accumulo che diventano quindi fondamentali per la sicurezza di tutto il nostro Paese, conservando l’acqua in eccesso per ridistribuirla quando serve utilizzando al meglio le risorse del Pnrr, dei fondi di coesione e del REpowerEU”.

“A fronte di questa situazione climatica – continua Prandini – è infatti strategico intervenire con progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta ad aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale”.

In Romagna nell’arco di soli 2 giorni si sono abbattute ben 30 bombe d’acqua su un territorio reso fragile dalla prolungata siccità a causa della caduta al nord del 40% di precipitazioni in meno nel primo quadrimestre dell’anno. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sui dati dell’European Severe Weather Database (Eswd) e di Isac Cnr in riferimento all’alluvione che ha colpito la Romagna con dispersi e vittime per le quali si esprime profondo cordoglio. La furia del maltempo – sottolinea la Coldiretti – si è scatenata su terreni secchi che non sono riusciti ad assorbire l’acqua che è caduta violentemente provocando allagamenti, frane e smottamenti nelle aree rurali dove molte aziende agricole risultano irraggiungibili con problemi per la consegna del latte munto ma anche per garantire acqua e alimentazione agli animali allevati.

Sono oltre 5mila secondo la Coldiretti le aziende agricole colpite dal maltempo per frane o allagamenti che mettono a rischio nell’intera filiera almeno 50mila posti di lavoro tra agricoltori e lavoratori dipendenti nelle campagne, nelle industrie e nelle cooperative di lavorazione e trasformazione, con danni al momento incalcolabili in attesa del deflusso delle acque e del fango. Il settore più colpito – precisa la Coldiretti – è quello dell’ortofrutta con il lento deflusso dell’acqua rimasta nei frutteti che “soffoca” le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno 4 o 5 anni prima di tornare produttive.

A causa della cementificazione e dell’abbandono l’Italia ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che in Italia oltre 9 comuni su 10 in Italia (il 93,9% del totale) secondo l’Ispra hanno parte del territorio in aree a rischio idrogeologico per frane ed alluvioni Ma la percentuale arriva al 100% in molte regioni come l’Emilia Romagna. Per effetto delle coperture artificiali il suolo non riesce a garantire l’infiltrazione di acqua piovana che scorre in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra.

Per questo – continua la Coldiretti – l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne. Ma serve anche approvare la legge contro il consumo di suolo che giace in Parlamento da oltre 10 anni.

“Siamo infatti di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne che già lo scorso anno hanno raggiunto i 6 miliardi di euro”.

(nell’immagine in apertura: la zona di S. Agata sul Santerno ieri)

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