“Cinque bioreattori di fermentazione farmaceutica e chimica più che adatti per produrre vaccini anti-Covid.
Si trovano alla Bio-on di Castel San Pietro, nel bolognese, azienda all’asta a inizio maggio. Abbiamo già fatto presente al Governo l’esistenza di questo patrimonio. Così come numerose imprese del nostro territorio nel comparto farmaceutico, biomedicale e della meccanica possono dare il loro contributo”: così il presidente della Regione Stefano Bonaccini oggi su Facebook.
Che auspicaa: “Qui può nascere un distretto produttivo di sieri anti-Covid all’avanguardia, al servizio del Paese. E la Regione è pronta a fare la sua parte”.
Ma cos’è la Bio-On? E perchè va all’asta? Si tratta dell’azienda creata da Marco Astorri nel 2007 per produrre bioplastiche di propria invenzione. Era stata considerata una delle start-up più innovative ed era quotata in Borsa, raggiungendo una capitalizzazione di un miliardo di euro: un “unicorno”, nel gergo finanziario. Ma nel 2019 le quotazioni erano crollate dopo gli attacchi della società speculativa americana Quintessential, che l’accusava essere solo una “bolla” speculativa. I fondatori furono arrestati e accusati di falso in bilancio: l’inchiesta dovrebbe essere nella fase conclusiva. L’azienda è stata dichiarata fallita il 20 dicembre 2019. I dipendenti, da 100 che erano, si sono ridotti a 28, addetti solo a “tenere in vita” i silos con i batteri necessari a produrre le bio-plastiche. Il curatore fallimentare ha fissato l’asta per il prossimo 5 maggio; prezzo base 95 milioni con rilanci da 100mila euro.