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BOMBE D’ACQUA E BUCHI DI BILANCIO

Gli esperti ci spiegano che “bomba d’acqua” è un termine fuorviante, che l’acqua non esplode e basterebbe dire che ha piovuto molto. Fatto sta che quello dello scorso venerdì 15 luglio è stato solo l’ultimo episodio di una serie preoccupante, con danni la bollettino di guerra. Eventi atmosferici avversi che hanno creato dissesto idrogeologico e rotture stradali, con sempre maggiori disagi per i cittadini e difficoltà per chi vi deve porre il rimedio.

Infatti, I bilanci comunali non prevedono risorse per manutenzioni straordinarie e strutturali delle strade, se non – nelle migliori delle ipotesi – per il rifacimento di qualche tappetino, e il bilancio provinciale non copre gli sfalci necessari e la messa in sicurezza della propria rete viaria. Tutto è affidato al budget regionale per la gestione delle emergenze di protezione civile, anche questo sempre più esiguo.

Tuttavia sono pochissimi i casi configurabili come “emergenze di protezione civile” con l’applicazione dell’articolo 10 della Legge regionale n. 1 del 2005 per interventi indifferibili ed urgenti. “Al verificarsi o nell’imminenza di una situazione di pericolo, anche in assenza della dichiarazione dello stato di crisi o di emergenza, il Direttore dell’Agenzia regionale adotta tutti i provvedimenti amministrativi necessari, assumendo i relativi impegni di spesa nei limiti delle disponibilità dei capitoli del bilancio dell’Agenzia regionale a ciò specificamente destinati, nel rispetto di direttive impartite dalla Giunta regionale”. Tutto qua.

Per rientrare in questa procedura d’urgenza deve esserci di fatto un crollo totale e definitivo di una strada, tale da poterne derivare un pericolo imminente per i cittadini e quindi la chiusura. In questo caso, e solo in questo caso, l’Agenzia regionale valuta la possibilità di intervenire con un co-finanziamento dell’intervento di ripristino con qualche decina di migliaia di euro, non oltre 60/70.000 euro, quando interventi di questo tipo non hanno costi inferiori a 2/300 mila euro. Inoltre, tutto ciò non dura all’infinito, ma deve stare dentro il budget previsto dalla Regione per tutto il suo intero territorio e secondo una scala di priorità stabilità dai tecnici dell’Agenzia.

La Provincia, come è ormai risaputo, non dispone più di risorse nemmeno per la manutenzione delle proprie strade, cosicché in assenza di ripulitura degli argini stradali, dei fossi e della rete fognaria ad ogni nubifragio si alimenta il dissesto e si peggiora la situazione. Di recente in Provincia abbiamo fatto un censimento sui dissesti esistenti sulle strade provinciali del riminese, che peraltro come detto sono in continua evoluzione, e dei costi da sostenere per il loro ripristino. Ebbene, i dissesti rilevati sul territorio sono 145 e le risorse necessarie quantificate per il loro ripristino ammontano a 9 milioni 335 mila euro; con gli ultimi eventi ci avviciniamo a 10 milioni. Di questi dissesti, alcuni costituiscono una priorità assoluta dovuta a crolli ed interruzioni in essere, per un totale di oltre un milione e mezzo di euro.

Cosa fare? Come mitigarne le cause e limitarne le conseguenze? Sono domande alle quali dare una risposta nel più breve tempo possibile. Risposta che dovrà essere piuttosto complessa, come cercherò di illustrare nel prossimo intervento.
Riziero Santi

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