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Bologna rivuole la sua colonia di Miramare, parte cordata di sindaci

Una cordata di sindaci della Città Metropolitana di Bologna per acquistare in consorzio la Colonia Bolognese di Miramare di Rimini. Non è una suggestione, ma un progetto su cui si sta lavorando concretamente.  Per altro dopo aver incassato anche il plauso del sindaco di Rimini Andrea Gnassi, che reputata la proposta “interessante” e indicando come interlocutore anche la Regione.

Tutto si è messo in moto nella seconda metà dello scorso aprile con le parole del sindaco di Bologna Virginio Merola: “Rispolveriamo il modello delle colonie estive in Riviera e sull’Appennino e valutiamo di offrire alle famiglie in difficoltà la possibilità di mandarvi i propri figli in vacanza nella prossima estate”.

La premessa riguarda il modus vivendi vacanziero che nei prossimi mesi andrà per la maggiore: «Si parlerà molto di turismo di prossimità, allora occorre da parte di tutti uno sforzo di immaginazione», aveva specificato Merola.

Da qualche estate, parte della Colonia  è gestita dall’associazione riminese di volontari “Il Palloncino Rosso”, che  in alcuni spazi dello stabile abbandonato dal 2018 organizza mostre, workshop, concerti, laboratori e cinema all’aperto, nell’ambito di un progetto di riuso temporaneo degli spazi. Insomma per tenere in vita un rudere altrimenti preda definitiva di degrado e ospiti indesiderabili.

Sono stati proprio i volontari a cogliere la palla al balzo e lanciare la sfida agli amministratori bolognesi, con una lettera in cui veniva proposta ai sindaci la possibilità di acquisire l’immobile, in collaborazione con il Comune di Rimini e la Regione, per farne una moderna residenza estiva.

La Colonia venne inaugurata nel 1932 con il nome di “X Legio” e da allora ospitò generazioni di piccoli “cinni”. Fra loro nel 1933 c’era anche un tredicenne Enzo Biagi; il grande giornalista rievocò poi quei giorni in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera nel 1996. Dal 1947 al 1958 fu gestita dal Comune di Bologna, poi fino al 1977 dall’opera diocesana di assistenza, prima di cadere in stato di totale abbandono.

Il guanto della sfida lanciata dall’associazione di volontariato di Rimini è stato raccolto in primis dal sindaco di Calderara di Reno Gianpiero Falzone, dichiaratosi fin da subito disposto ad approfondire la questione, così come l’assessore al turismo della città delle Due Torrri, Matteo Lepore. Sono in tutto poco più di 15 i primi cittadini che si sono dichiarati interessati al grande complesso  sul confine fra il territorio di Rimini e quello di Riccione, per collocare i loro centri estivi proprio sulla riva del mare.

La possibilità che la Colonia Bolognese venga acquisita da una cordata di Comuni guidata dalla Regione piace anche alla curatela fallimentare della CMV, la società fallita che avrebbe dovuto ricostruire la colonia. “Per noi l’importante è vendere e sia chiaro non abbiamo ricevuto nessuna proposta concreta. Ma valutiamo positivamente un’eventuale acquisizione da parte degli enti pubblici”. E il curatore non disdegnerebbe affatto la trattativa privata, se arrivasse un’offerta che permettesse di uscire dall’asta: “Tutto sarebbe più semplice”.

Per la cronaca, il 23 luglio è in programma la terza asta, con base a partire da 10,125 milioni di euro con un’offerta minima ricevibile pari a ¼. Molto meno dei 18 milioni richiesti in precedenza. E a presentarsi, non è escluso che sia anche la cordata dei sindaci emiliani.

Intanto nella giornata di oggi l’associazione il Palloncino Rosso ha scritto a 55 sindaci del bolognese della Regione, dei sindaci dei primi cittadini della Provincia di Rimini e della Curatela fallimentare Cmw. “Perché non promuovere forme di collaborazione “consortili” tra enti territoriali della nostra Regione – si legge nella nota – o tra società da essi partecipate (pensiamo a titolo meramente esemplificativo al consorzio Case Vacanze del Comuni Novaresi che riunisce ben 162 Comuni e gestisce due case vacanze, una della quali è peraltro una Colonia a Cesenatico, cfr. https://www.casevacanze-comuninovaresi.it/it/home), nella prospettiva di un investimento sull’ex Colonia Bolognese che non abbia finalità speculativo-immobiliare, ma sia ispirato dall’alto valore aggiunto sociale e culturale, nella prospettiva di generare utilità sistemiche, plusvalore sociale e servizi alle comunità a costi accessibili?”

È peraltro noto – spiegano dall’associazione di volontariato riminese – come istituti bancari e finanziari tradizionali interlocutori degli enti territoriali (Cassa Depositi e Presiti S.p.A. ed Invimit Sgr S.p.A., per citare gli esempi più noti) abbiamo sviluppato specifiche iniziative sul comparto turistico, anche a fianco dei medesimi enti”.

 

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