La presidente dell’Assemblea legislativa Emma Petitti è intervenuta questa mattina, in rappresentanza della Regione Emilia-Romagna, al convegno “Perché ne valga la pena. Esperienze di reinserimento“, incontro nella casa circondariale di Bologna per celebrare i 10 anni del progetto “Fare impresa in Dozza” (FiD).
Al convegno, moderato da Michele Brambilla, direttore QN e Il Resto del Carlino, oltre a Emma Petitti sono intervenuti Rosa Alba Casella, direttrice del carcere, il cardinale Matteo Maria Zuppi, Maurizio Marchesini, presidente FiD, Alvise Sbraccia dell’Università di Bologna, padre Giovanni Mengoli, presidente del gruppo CEIS, Mauro Palma, garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
“Sono lieta di partecipare a questa iniziativa insieme a persone che ben conoscono, nei loro differenti ruoli, che cosa è il carcere. Essere qui, oggi, tutti insieme, è un segnale forte, che mette subito in chiaro che i temi del carcere, i detenuti, i loro diritti e i loro problemi sono per noi molto importanti”. Così la presidente Petitti in apertura del suo intervento.
“Il lavoro, anche in carcere, è un diritto, ed è un segno di civiltà. È la stessa Costituzione, all’artico 27, a ricordarcelo quando afferma che ‘le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’. È proprio la rieducazione, che vuole dire la reintegrazione del detenuto nella società civile, a dare un senso alla pena detentiva. Da subito, occorre favorire percorsi, anche attraverso la presa di coscienza degli errori fatti, che consentano a questi uomini e donne di riprendersi la propria vita. Un trattamento pedagogico-risocializzante con obiettivi chiari. Per ripartire, per ricostruire”.
“L’Emilia-Romagna è fra le regioni più attive in questa direzione, e il progetto di MARCHESINI GROUP ne rappresenta un esempio virtuoso. Oggi l’azione educativa in carcere serve a promuovere un cambiamento, non coercitivo, non correttivo, ma di opportunità. A queste azioni, all’interno delle strutture, ne devono poi seguire altre, all’esterno, per garantire a questi cittadini, attraverso la rimozione degli ostacoli che possono essere la causa di possibili recidive, di ripartire. Assicurare reti sociali di riferimento, garantire da subito i servizi minimi (anche sanitari), contare su un reddito (favorendo l’inserimento di queste persone nel mondo del lavoro) e su un alloggio”.
“Un percorso di inserimento sociale a favore delle persone recluse deve quindi rimuovere, innanzitutto, le cause sociali, culturali ed economiche che hanno contribuito a creare situazioni di rischio. Anche attraverso la partecipazione sociale come pratica di libertà. L’inclusione lavorativa delle persone più vulnerabili è una delle priorità nelle politiche regionali collegate al welfare. La stessa legislazione regionale si rivolge, in numerosi ambiti, alle persone più fragili e fra queste ci sono le persone che si trovano in carcere. L’obiettivo è contrastare la discriminazione sociale e l’esclusione lavorativa delle persone che hanno vissuto un’esperienza detentiva, questo anche attraverso la formazione. Le imprese e le cooperative attive nelle carceri, numerose in Emilia-Romagna, hanno un ruolo determinante rispetto a questo orientamento, proprio per assicurarsi che i progetti di inclusione lavorativa e sociale possano portare a miglioramenti concreti nella vita delle persone recluse. Il progetto ‘Fare impresa in Dozza’ va certamente in questa direzione. Un modello cui guardiamo con estremo interesse. Un’esperienza formativa che ha dato la possibilità a numerosi detenuti di essere assunti, dopo il carcere, dalle stesse aziende che hanno dato vita al progetto. I risultati sono sotto i nostri occhi”.
“L’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna si occupa direttamente di diritti dei cittadini. Centrale, in Assemblea, è l’operato degli ORGANI DI GARANZIA come il DIFENSORE CIVICO, il GARANTE DEI MINORI e il GARANTE DEI DETENUTI, che forniscono a chi ne ha bisogno un servizio gratuito: sono tanti i detenuti che periodicamente si rivolgono al nostro garante dei detenuti ROBERTO CAVALIERI, che ringrazio per l’importante lavoro che sta portando avanti”.
“Oggi viene inaugurata una struttura di accoglienza per persone che rientrano nell’area penale: detenuti e messi alla prova. La casa di via del Tuscolano, a Corticella, è un riferimento importante, un esempio di come deve essere tradotto un percorso di integrazione che riguarda persone in condizioni di oggettivo svantaggio, con, appunto, la prospettiva del reinserimento nella società. Un progetto che vede tanti attori coinvolti, e che ringrazio pubblicamente. Sono anche questi i nodi di una rete alla quale l’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna crede fortemente e ne riscontra, quotidianamente, l’efficacia”, ha concluso la presidente Petitti.