Tempi duri per gli amanti delle bollicine. La penuria di C02 sta mettendo in grosse difficiltà le aziende che producono l’acqua minerale frizzante, che sta scomparendo dagli scaffali anche nel riminese.
Al posto delle confezioni si leggono avvisi che ne spiegano le ragioni: la siccità che sta prosciugando le sorgenti, la carenza dei mezzi di trasporto per le difficoltà create dall’emergenza sanitaria. Ma soprattutto, a pesare è la “scarsa reperibilità di C02”
Scaffale dell’acqua minerale frizzante vuoto al CONAD Le Befane di Rimini
Infatti, grandi aziende di acque minerali sono state costrette a fermare le linee dell’acqua gassata, non solo in Italia ma in tutta Europa: produrre anidride carbonica richiede energia sempre più costosa, quindi se ne produce di meno e la si destina a settori essenziali come la sanità o l’industria alimentare.
Il risutato è quelle poche confezioni ancora disponibili contengono bottigliette mezzo litro e hanno costi proibitivi, quasi 7 euro al liro. Nè la situazione pare destinata a risolversi presto; anzi il timore è che a breve coinvolga tutte le bevande gasate.
Non resta che rassegnarsi alla “leggermente frizzante”, che ancora si trova, o convertirsi all’acqua naturale magari crretta con le polveri effervescenti. Oppure munirsi di pazienza e battere a tappeto tutti i punti vendita, grandi e piccoli: molti hanno già iniziato l’accapparamento e appena trovano qualcosa caricano le auto tutta la merce disponibile.
A Reggio Emilia era stata registrata, sempre in un supermercato Conad, la stessa criticità all’inizio di luglio. Ma in quel caso era stato apposto anche un tetto agli acquisti dei consumatori che non potevano caricare più di sei confezioni a testa.
Da Conad spiegano che “non esiste una direttiva nazionale ma viene lasciata ai singoli soci o titolari di negozi con marchio la libertà di agire come ritenuto più opportuno a seconda della singola situazione”.
