Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > Biennale Disegno Rimini, il primo tesoretto di opere che restano alla città

Biennale Disegno Rimini, il primo tesoretto di opere che restano alla città

“B-Archive. Le opere donate all’Archivio della Biennale Disegno Rimini” A cura di Alessandra Bigi Iotti, Franco Pozzi – NFC

Le ricadute sui patrimoni artistici pubblici dopo grandi eventi si auspicano sempre importanti. E così è accaduto anche dopo le tre edizioni della Biennale del Disegno svoltesi nel 2014, nel 2016 e nel 2018 a Rimini. Sono oltre cento i disegni di artisti contemporanei, provenienti da tutta Italia e partecipanti ad una delle edizioni della Biennale, donati. E questi sono state esposti al Museo della Città nel corso estate (dal 27 luglio al 15 settembre) in una mostra curata da Alessandra Bigi Iotti e Franco Pozzi, che sono anche i curatori di questo catalogo/inventario.

Queste opere costituiscono il primo nucleo della collezione di disegni dell’Archivio Biennale Disegno che, con il prosieguo delle attività, ci si augura che possa crescere nei prossimi anni.

“La nascente collezione di disegni è stata organizzata in un Archivio Biennale Disegno che comprende, oltre alle opere d’arte donate, anche una fototeca e una biblioteca, arricchita non solo dai numerosi cataloghi prodotti nel corso delle tre edizioni della Biennale, ma anche dai cataloghi donati dagli artisti stessi insieme alle opere. L’obiettivo è quello di creare, in parallelo alla raccolta di disegni, una biblioteca specifica della Biennale, specializzata nel Disegno, antico, moderno e contemporaneo”.

Scrive l’Assessore alla Cultura del Comune di Rimini Giampiero Piscaglia: “In questi ultimi otto anni Rimini ha mutato volto e forse anche qualcosa della sua sostanza. La città ha avuto trasformazioni evidenti e i cantieri, che possono definirsi protagonisti del cambiamento, sono stati e sono, in gran parte, a destinazione culturale. Ma quel che maggiormente sembra essere mutata è la stima che Rimini oggi riscuote nell’ambiente culturale italiano e tale risultato, oltre agli interventi nel centro storico, alla ricostruzione del Teatro Galli, alla riapertura del Fulgor, ai progetti per il museo Fellini e per la collezione San Patrignano, è anche frutto di tutte le attività culturali, gli eventi e le manifestazioni che sono fiorite in questi anni”. E prosegue: “Questo primo consistente nucleo di opere va anche a coprire una lacuna che il Museo aveva nella parte contemporanea”.

E aggiunge Massimo Pulini, ex assessore alla cultura e attuale responsabile del Comitato Scientifico Biennale Disegno Rimini: “La mostra e la raccolta intitolata alla Biennale Disegno sono frutto di spontanee donazioni degli stessi artisti o di munifici collezionisti che hanno voluto dare costituzione e sostanza a un fondo pubblico dotando il Museo della Città di Rimini di una sezione d’arte contemporanea della quale era sprovvista”.

Il bel saggio di Giulio Zavatta “Disegni antichi e storici per l’Archivio della Biennale del Disegno”, fa il punto sul patrimonio riminese che “risulta particolarmente povero rispetto alle città del medesimo contesto geografico”. Situazione aggravata dal fatto che “gli artisti attivi a Rimini nel passato, generalmente non hanno prodotto importanti corpus di disegni, ovvero se lo hanno fatto non ci sono pervenuti”. Nulla per il Cinquecento, il Seicento e il Settecento. Qualcosa in più per l’Ottocento, ma non molto: soprattutto il fondo Guglielmo Bilancioni (1836-1907) conservato presso il Museo, composto di centinaia di fogli, anche di grandi dimensioni, ma purtroppo in cattivo stato di conservazione. E poi per il Novecento i disegni del regista Federico Fellini (1920-1993), i fogli di Renè Gruau (1909-2004) con un buon numero di disegni.

Dunque i disegni pervenuti attraverso la Biennale sono importanti per coprire questa lacuna. Così come lo sono alcune donazioni pervenute da privati in questi ultimi tempi come quella fatta dall’Associazione A.R.R.S.A. del taccuino dello scenografo Romolo Liverani, datato 1831, con 110 “figurini di costume” e del disegno attribuito a Francesco Rosaspina, “Madonna con Bambino e altre figure”, derivato da un’opera di Ludovico Carracci conservata a Cento.

Ed ancora il dono di una pianta del teatro di Luigi Poletti, da lui realizzata, fatta da Gianni e Wally Scarpellini. E poi l’acquisto e il dono da parte di Luigi e Adriana Valentini sul mercato antiquario del modello per il sipario del Galli dell’artista bergamasco Francesco Coghetti (1801-1875). Inoltre, l’acquisto e il dono da parte del Rotary Club di Rimini dei tre disegni di Villa Lydia a Viserba del’artista decò Galileo Chini (1873-1956). Ed infine, grazie a Giovanni Piccioli De Carolis, il dono di un corpus di tredici opere, disegni e xilografie, di Giancarlo De Carolis (1923-2018), decano degli artisti riminesi recentemente scomparso.

L’intensa attività espositiva promossa dalla Biennale e dalle mostre allestite presso la FAR (Fabbrica Arte Rimini) ha prodotto ad oggi questi risultati assai importanti per il patrimonio artistico della Città.

L’edizione della Biennale, ed è una anticipazione di queste ore, nel 2020 non si terrà, ma slitterà nel 2021. Il 2020 sarà interamente occupato dalle iniziative espositive del nuovo Museo Fellini in occasione del centenario della nascita del grande regista riminese.

Paolo Zaghini

Ultimi Articoli

Scroll Up