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Biblioteca di Misano, è il “Senso della vita” il fil rouge della rassegna filosofica

Ai nastri di partenza la kermesse filosofica misanese dedicata quest’anno si interroga sul SENSO DELLA VITA.

La rassegna verrà inaugurata, giovedi 9 luglio, dal teologo Vito Mancuso . Il termine “senso” per Mancuso ha tre declinazioni: significato, sensazione, direzione. Si può anche sostenere che la vita sia senza senso in quanto priva di significato, ma non che sia priva di sensazioni e che non imponga di prendere una direzione. Vivere infatti vuol dire provare sensazioni e procedere operando delle scelte. Tutti quindi, che lo sappiano o no, sono alla ricerca di un senso della vita. Dove scoprirlo è la domanda che ha fatto sorgere, e che ancora fa sorgere, la filosofia e la spiritualità.

 

Venerdì 10 luglio entrerà in scena il poeta Franco Arminio con una performance intitolata “La cura dello sguardo”. Parlamenti comunitari sulla poesia che nasce dai gesti e dagli incanti quotidiani, una poesia umile e generosa, capace di toccare il cuore di tutti. Ma il poeta farà anche in modo che ci sia, durante la serata, una discussione sulle paure e sulle speranze del tempo che stiamo vivendo.

Sabato 11 luglio Marcello Veneziani, scrittore e filosofo, proporrà una riflessione dal titolo: “Dispera bene. Accettare la vita e i suoi limiti senza subirla”. Come si può continuare a vivere quando l’età, i fallimenti e le delusioni hanno cancellato la speranza in tutto ciò che in passato dava un senso alle proprie giornate: idee politiche, relazioni umane, l’esattezza rassicurante della scienza, Dio? Veneziani, con il tono di una guida morale, rifletterà sulle regole non scritte del saper vivere, una via di consolazione che pone al centro la virtù dell’amor fati, l’accettazione del destino. Reagire al declino, della civiltà o personale, e far nascere la fiducia dalla disperazione accettando la vita senza subirla, affrontando la realtà e le sfide del presente, nella consapevolezza che il mondo non inizia e non finisce con noi.

Domenica 12 luglio concluderà il filosofo Marco Guzzi nella serata “La vita è l’opera”. Oggi chiederci quale sia il senso della nostra esistenza su questo pianeta risulta scandaloso, se non addirittura sovversivo. Viviamo infatti nella civiltà della rimozione delle domande che vadano al di là dell’immediato, che spesso coincide con i parametri dell’economicismo produttivistico e consumistico. La pressione dei tempi, però, e l’esplosione delle sue contraddizioni apocalittiche, quali l’ultima pandemia, spingono nuovamente molte persone ad ascoltare un grido interiore: per quale scopo, a che pro tutta questa fatica? Qual è il senso di tanta sofferenza, ma anche di tanta creatività? Una delle rivelazioni più forti di questa nostra epoca terminale/inaugurale consiste nella consapevolezza crescente che il senso della vita non sia tanto una specie di tesoro nascosto da ricercare, quanto piuttosto il frutto di un lavoro creativo. Siamo noi cioè che creiamo il senso della nostra esistenza, siamo noi che siamo chiamati a trasformare la nostra vita in un’opera d’arte dotata appunto di bellezza, e quindi di senso.

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