Si è “creato” il suo Comune e poi ne è diventato sindaco. In pratica Nino Vasini (per tutti Toni), scomparso domenica all’età di 94 anni, era l’anima di Bellaria-Igea Marina. Perché solo lui, capo popolo e oratore trascinante, trovò la chiave per trasformare la domanda di autonomia di alcune periferiche frazioni di Rimini (Bordonchio, Igea Marina e Bellaria) nel quasi incredibile decreto del presidente della Repubblica del 17 gennaio 1956 numero 37 che fece nascere il nuovo Comune.
Vasini, che all’inizio degli anni Cinquanta era assessore comunista al Bilancio del Comune di Rimini, capì che occorreva allearsi col diavolo per riuscire nell’impresa. E il diavolo si chiamava Renato Schiavo, il commissario prefettizio che nella prima parte degli anni Cinquanta, combattè una durissima battaglia per conto dell’allora presidente del Consiglio e ministro dell’Interno ad interim Mario Scelba contro il sindaco comunista Walter Ceccaroni, destituito nel 1954. In quello snodo, sbrogliatosi solo nel 1958 quando Ceccaroni tornò trionfante nella sua carica di sindaco, Vasini colse l’attimo e fece in modo che il terribile Schiavo accontentasse i bellariesi, gli igeani e i bordonchiesi sulla base di un calcolo elettorale che convinse Scelba: distaccando le tre frazioni “rosse”, che allora contavano circa 8 mila abitanti, Rimini poteva essere più facilmente conquistata dalla Dc e dai moderati. Previsione clamorosamente sbagliata perché i comunisti vinsero sì a Bellaria ma si tennero stretto anche Rimini.
Vasini fu primo cittadino del neonato Comune fino al 1965 e la Bellaria-Igea Marina di oggi è, in qualche modo, sua “figlia”. Da sempre albergatore, aveva intuito che il turismo era la miniera d’oro per il Comune che si sviluppava interamente su 7 chilometri di linea di costa. Dotò Bellaria-Igea Marina delle infrastrutture di base perché gli operatori economici potessero sfruttare al meglio la forte attrattiva che la località esercitava sul turismo di massa. Fu ricambiato da un consenso sempre molto alto.
Gli successe, in una situazione di assoluta continuità politica, Odo Fantini che restò in carica fino al 1974 quando una condanna, poi cancellata in appello, lo costrinse alle dimissioni. In un frangente piuttosto critico per i comunisti bellariesi, sotto l’attacco della Dc di Italo Lazzarini, il Pci decise di richiamare in servizio proprio Nino Vasini che guidò il Comune per un altro anno, fino alle elezioni del 1975 nelle quali il PSI ebbe un buon risultato e rivendicò ed ottenne il sindaco nella persona di Aldo Vasini.
Toni in gioventù era stato partigiano “di pianura”, protagonista di alcune azioni contro i tedeschi che facilitarono la liberazione nel settembre del 1944 dei territori a cavallo del Rubicone. Era ragioniere e molto ben voluto nella federazione del Pci di Rimini che infatti investì molto su di lui fino ad attribuirgli la delega al Bilancio nella prima giunta Ceccaroni.
Dopo i due mandati da sindaco di Bellaria-Igea Marina, divenne segretario comunale del Pci che allora contava quasi mille iscritti su circa 10 mila abitanti. Credette molto nel rinnovamento generazionale. Favorì la nascita di un forte circolo della Fgci nel quale si distinsero personaggi come Nadia Urbinati, oggi politologa e docente alla Columbia University, Nando Fabbri, altro futuro sindaco di Bellaria, poi consigliere regionale e presidente della Provincia, il compianto Gabriele Morelli per anni direttore della Cna regionale e tanti altri ancora.
Vasini aveva la politica nel sangue e restò sulla breccia per un tempo lunghissimo, senza mai sentirsi sminuito anche quando le circostanze lo fecero sedere in qualche poltrona di seconda fila. Generoso e presenzialista, aveva abbracciato tutte le svolte del partito: dal Pci al Pds, dal Pds ai Ds, fino ad aderire convintamente al Pd “perché le situazioni evolvono e la storia corre e noi non possiamo restare fermi”. Non faceva mai mancare il suo contributo alle discussioni politiche.
Negli ultimi dieci anni si era ritagliato il ruolo di presidente onorario dell’Anpi e tutti lo ricordano come grande divulgatore della memoria della Resistenza.
Onide Donati