Cerca
Home > Cultura e Spettacoli > Bellaria, esce oggi l’album d’esordio di Darma: “Un tuffo nel vuoto, una Vertigine”

Bellaria, esce oggi l’album d’esordio di Darma: “Un tuffo nel vuoto, una Vertigine”

Esce oggi, mercoledì 8 aprile, “Vertigine”, l’album d’esordio di Darma, nome d’arte di Silvia Vasini, cantautrice di Bellaria Igea Marina. Si tratta di 12 canzoni scritte e musicate da Darma e arrangiate da Francesco Giampaoli, complice e produttore artistico del disco pubblicato dall’etichetta Brutture Moderne. L’album è stato anticipato dal video del singolo “Senza sole”, uscito il 12 marzo scorso. Darma scrive poesie sin da piccola e, nella prima adolescenza, comincia a suonare il piano e a maturare la passione per il canto. A 17 anni inizia a esibirsi come corista in un gruppo rock, ma è solo dopo una lunga pausa di riflessione che riprende a scrivere e comporre da solista. Frequentando assiduamente la scena musicale romagnola, Darma conosce Francesco Giampaoli (Sacri Cuori, Classica Orchestra Afrobeat). I due decidono di lavorare insieme sulle canzoni di “Vertigine”, musicando testi che parlano di sentimenti, di persone incontrate, di rotture improvvise, di frammenti di vita realmente vissuti. Testi che prediligono l’autenticità, il dispiegarsi semplice di emozioni e sensazioni, spesso sul filo di una strisciante autoironia.

Silvia, da dove viene il titolo “Vertigine”? «Ho scelto il titolo dell’album attingendo da uno dei 12 brani – racconta la cantautrice –. Come succede spesso le mie scelte avvengono di getto e sono dettate dall’istinto: così questo pezzo del disco, particolare per la presenza del rap (grazie alla collaborazione con Moder) e una base che strizza l’occhio all’elettronica, mi è sembrato il più azzeccato per rappresentare l’intero lavoro. La vertigine è un tema ricorrente in tutto l’album e rappresenta uno stato d’animo in cui nell’ultimo periodo mi sono ritrovata in varie situazioni della mia vita. Nel brano “Le mie canzoni”, ad esempio, parlo di tuffarsi dal grattacielo ed emerge la paura del vuoto, intesa però anche come forma di liberazione».

Le incursioni rap hanno un ruolo importante nell’album. Com’è nata la collaborazione con Moder? «È nata per caso e anche qui mi sono lasciata guidare dall’istinto. Sin da adolescente ho sempre ascoltato questo genere (adoravo i 99 Posse o più di recente Fabri Fibra). Ero andata a un concerto a Ravenna di Willie Peyote e in apertura cantava Moder. Sono rimasta subito colpita dal suo stile, dal suo modo di cantare e dalla sua scrittura diretta e al contempo profonda. Così ho pensato che la canzone “Vertigine” potesse essere contaminata dal rap, gliel’ho mandata e ha accettato perché l’ha apprezzata molto. Inizialmente doveva essere l’unica canzone con un suo featuring, ma poi in corso d’opera gli ho chiesto se voleva cantare anche in chiusura ne “L’ora perfetta” così i brani insieme sono diventati due».

Di cosa parlano le tue canzoni? «Anche la mia scrittura mi rispecchia ed è quindi molto istintiva. Non mi soffermo a ricercare parole particolari, ma scelgo quelle che mi arrivano in quel determinato momento. Sono abituata a veder nascere i miei brani come immagini che si possono tradurre inizialmente nel semplice accostamento di due parole, poi prendono forma, ma senza essere mai didascalici. I miei testi sono spesso autobiografici, ma lasciano anche spazio all’interpretazione di chi li ascolta».

C’è anche la tua terra? «Sicuramente c’è il mare, che per me rappresenta un luogo in cui potermi sempre rifugiare, e poi il sole, l’estate, quindi anche Bellaria e la Romagna».

A livello di sonorità Francesco Giampaoli si è lasciato guidare dal tuo gusto attuale e si è “ispirato a mondi di artisti distanti tra di loro: passando dai Velvet Underground ai Talking Heads, da Lana Del Rey alle sonorità di Buena Vista Social Club, da Paolo Conte al jazz sudafricano di Abdullah Ibrahim”. Com’è andata questa collaborazione? «Sapevo di essere in buone mani e mi sono fidata delle suggestioni introdotte da Francesco negli arrangiamenti. A volte ci siamo anche “scontrati” nell’esprimere quello che per ognuno di noi rappresentavano certi brani, ma poi abbiamo sempre trovato la soluzione adatta per valorizzare al meglio ogni pezzo».

Il disco sarebbe dovuto essere presentato al pubblico il 20 marzo scorso nell’ambito di Crossroads, ma a causa dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo dovrà aspettare ancora un po’ per essere vissuto dal vivo. Cosa ne pensi di questi cambiamenti? «Sono molto fatalista e quindi penso che se la presentazione non si è tenuta in quella data, si vede che doveva andare così. Mi piaceva l’8 aprile e ho deciso di mantenerla come uscita dell’album. Se ci sarà modo di presentarlo live in estate sarò molto contenta, perché i concerti all’aperto sono quelli che preferisco e sono sicura che la musica non si fermerà mai, nonostante le difficoltà».

 

Irene Gulminelli

 

Ultimi Articoli

Scroll Up